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Peter Vinding-Diers, giramondo del vino tra i produttori più interessanti del pianeta si è fermato in Sicilia

di:
Luca Sessa
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Il Vino

Una vita dedicata al vino, partendo dalla natia Danimarca per viaggiare in Francia, Sud Africa ed Ungheria per poi trovare la meta finale in Italia, per la precisione a Noto, in Sicilia. È la storia di Peter Vinding-Diers che, dopo aver lasciato il segno con bianchi stellari a Bordeaux, aver supervisionato lo sviluppo del Tokaji ed aver prodotto vini a Stellenbosch nel continente africano, è ora impegnato con la produzione di Syrah nel nostro paese. Nato nel 1943 in Danimarca, dall’età di 16 anni viaggia e produce vini in tutto il mondo. Una passione trasmessa dalla famiglia, in particolare dal padre, estimatore di grandi vini come Lafite, Latour, Borgogna, Pomerol.


Ho iniziato nel 1977 gestendo Chateau Rahoul, ed i primi anni sono stati particolarmente formativi: penso al periodo in cui organizzavo degustazioni a Londra, all’esperienza in Australia, quelle a Singapore, Sud Africa e Cile, tappe decisive per riuscire a comprendere i vini di tutto il mondo” confida Vinding-Diers, ricordando con emozione anche la collaborazione con quaranta piccoli coltivatori a Tokaji per classificare i vini sulla base del ritrovamento di un vecchio libro in una libreria di Budapest che riportava intatta una classificazione del 1700.

Ora produco circa 30.000 bottiglie (di ogni annata) che vengono acquistate da ogni parte del mondo: abbiamo deciso di piantare il Syrah perché presente in Sicilia da più di 200 anni e perché ha uno stile che amo particolarmente. Questa terra meravigliosa mi permette di ottenere uve uniche che cerchiamo di rispettare e lavorare nel modo giusto per ottenere vini di qualità”. Vinding-Diers racconta di non avere una formula magica per la creazione dei vini, ma di aver semplicemente fatto tesoro delle esperienze, ascoltando, assimilando, osservando tutto ciò che lo circondava. “Se rispetti le persone con cui lavori, si sviluppa una comprensione reciproca, nasce un feeling che dà vita ad un dialogo che origina la filosofia enologica di un determinato luogo”.


Un poliglotta (parla correntemente danese, inglese, francese e si “arrangia” con italiano, tedesco e spagnolo) che ha dato continuità alla passione di famiglia per il vino coinvolgendo anche i suoi figli: “Quella che ho per il vino è una passione cresciuta negli anni, e ciò ha influenzato anche i miei figli, colpiti anche dal continuo viavai in casa di alcune delle personalità del mondo del vino, divenute con il tempo persone amiche”.

Fonte: Forbes.com

Wine Reporter

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