L'evento
Cinquantacinque anni, una mezza età in piena forma. Vinitaly 2023 si è dimostrata ancora una volta una manifestazione possente, immarcescibile al di là di ogni possibile parere e di ogni fisiologica defezione, certamente unica nel panorama internazionale, ricordando che il settore del vino rappresenta una risorsa fondamentale per l’Italia, con 530.000 imprese in filiera, 870.000 addetti e 31,3 miliardi di euro di fatturato.Dimenticate le mascherine e quella sensazione d’ansia dell’anno precedente, prima rinascita dopo il periodo buio, i numeri parlano forte, così come importante è parsa la partecipazione della politica con le sue inevitabili passerelle. 4000 espositori da più di 30 nazioni, 17 padiglioni, 100.000 metri quadrati netti e 25.000 operatori professionali. 93.000 i visitatori, di cui quasi il 32% dall’estero grazie anche agli importanti investimenti in termini di incoming come ha sottolineato Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere, con più di 11.000 appuntamenti tra aziende espositrici e buyer sulla piattaforma Vinitaly plus oltre a quelli diretti.
Nella classifica degli arrivi dall’estero sono primi per distacco gli Stati Uniti, seconda la Germania e terzo il Regno Unito, quarta la Cina e quinto il Canada. Dagli scambi informali con alcuni operatori si conferma quello che sembra ormai essere un trend, complici la sempre maggiore selezione all’ingresso, alla quale contribuisce anche il costo non indifferente del biglietto, con un’affluenza più regolare e soprattutto più professionalizzata nell’approccio e più attenta a ciò che viene versato nel calice.
E se in alcuni momenti, in particolare nella prima giornata di domenica e in alcuni padiglioni l’afflusso era decisamente imponente, di certo il clima rispetto alle fiere internazionali di Parigi e Düsseldorf, da quel che ci hanno raccontato, a Verona era decisamente più sorridente. Con la soddisfazione di chi al Vinitaly – come cantina - ci metteva piede per la prima volta, come ci ha raccontato Carla Cualbu, amministratrice di Cantina Canu a Balaiana, nel comune di Luogosanto, sulle colline galluresi a 300 metri sul livello del mare, che per la sua produzione ha reclutato Emiliano Falsini, già insignito di importanti riconoscimenti in campo vinicolo-enologico.
Ancora a proposito di Sardegna, è stato emozionante incontrare Gavino Sanna -“io non voglio vendere vino, voglio vendere la Sardegna attraverso il vino”- indiscussa personalità carismatica, il quale ha fondato Cantina Mesa (ora parte della galassia Santa Margherita) a Sant’Anna Arresi nel 2004. A Vinitaly è stata introdotta un’esperienza interessante come le degustazioni al buio.
Cantine Mesa
Allo stesso gruppo appartiene anche Cà Maiol, cantina che Alessandro Marzotto sta trasformando attraverso un’immagine rinnovata, tra alta tecnologia e un’idea di accoglienza particolarmente inclusiva, focalizzata sulle peculiarità del Lugana e del suo territorio.
Interessante anche l’iniziativa di Lamole di Lamole, che a Verona si è presentata con uno stand – il primo nella storia della fiera - progettato in ottica sostenibile e reso carbon neutral in collaborazione con ZeroCO2, utilizzando ad esempio legno con certificazioni PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) o FSC (Forest Stewardship Council) e grafiche realizzate su materiali da recupero di bottiglie di plastica riciclata e utilizzando inchiostri privi di solventi. Non solo, perché l’azienda ha calcolato le emissioni risultanti dal trasporto di persone e oggetti e l’impatto residuo dello stand, che verrà compensato per mezzo di un progetto di riforestazione in Guatemala, uno dei paesi più gravemente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico.
Anche Baglio del Cristo di Campobello, azienda siciliana dell’agrigentino, ha avuto ottimi risultati dal suo Vinitaly: nel concorso 5StarWines, la selezione dei migliori vini italiani redatta da una giuria di esperti internazionali hanno visto premiati quattro dei loro vini tra i quali il notevole Metodo Classico Rosato Nero D’Avola Extra Brut 2018.
Breve capitolo a parte tra gli assaggi indimenticabili: se la fiera non è infatti – almeno per chi scrive – un’occasione per gustare un vino come si deve, ovvero in santa pace e con la calma necessaria, due eccezioni felicissime sono arrivate da altrettante cantine storiche. Una di queste è La Scolca: con Chiara Soldati abbiamo avuto infatti modo di assaggiare un Bianco D’Antan del 2009 dall’incredibile, fresca fragranza. Da una doppia magnum del 2005 allo stand di Masciarelli Tenute Agricole, invece, un indimenticabile Chardonnay Marina Cvetic di seducente, vibrante integrità. Due anche le eccezioni golose, con i meravigliosi dolci delle Cuoche Combattenti che accompagnavano a Verona le storiche Cantine Pellegrino di Marsala e un pranzo con la nuova stella marchigiana di Enrico Mazzaroni, capace di entusiasmare anche in un contesto poco fine dining come Vinitaly. Appuntamento al 2024, dal 14 al 17 aprile!