Attualità enogastronomica

Chef sugli yacht: “Paghi 6500€ di corsi e ti assumiamo”, ma è una truffa. La testimonianza

di:
Silvia Morstabilini
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copertina chef yacht truffa

Una promessa allettante, un sogno professionale da realizzare tra le onde del mare, e un investimento economico consistente che si è trasformato in un incubo giudiziario. È la vicenda vissuta da un cuoco della provincia di Varese, ingannato da un collega che gli aveva garantito l’accesso a una brillante carriera come chef sugli yacht di lusso. Ma dietro la proposta si nascondeva una truffa ben orchestrata.

Un sogno (infranto) da 6.500 euro

Tutto ha inizio nell’estate del 2021, quando il cuoco lombardo viene contattato da un collega con cui aveva già lavorato nel settore della ristorazione. L’uomo, un trentaseienne originario di Agrigento, gli propone di partecipare a un ciclo di corsi formativi, indispensabili – a suo dire – per ottenere le certificazioni HACCP richieste per lavorare come chef a bordo degli yacht privati. Il pacchetto, come racconta il sito prealpina.it, includeva formazione in igiene e sicurezza alimentare, attestati riconosciuti e la promessa di un impiego assicurato.

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La proposta, presentata come un’opportunità esclusiva e riservata, fa breccia nella fiducia del cuoco di Cadrezzate, che accetta e versa la somma di 6.500 euro su due carte prepagate intestate al collega.

Nessun corso, nessun attestato

Il tempo passa, ma delle lezioni promesse non c’è traccia. Nessun accesso a piattaforme di formazione, nessun materiale didattico, né tanto meno certificazioni. Preoccupato, il cuoco contatta più volte l'organizzatore, che inizialmente temporeggia con scuse vaghe, salvo poi chiedere ulteriori 140 euro per “la restituzione della somma versata”.

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La situazione diventa presto chiara: non esiste alcun corso, nessuna iscrizione è mai stata effettuata, e l'intera operazione appare come un raggiro. La vittima decide così di sporgere denuncia. Le indagini portano rapidamente all’identificazione del presunto truffatore, che oggi si trova imputato in un procedimento penale con l’accusa di truffa aggravata.

Il processo: tra richieste di condanna e risarcimento

Il caso è ora al vaglio del Tribunale, con il pubblico ministero Davide Toscani che ha chiesto una condanna a sei mesi di reclusione e 200 euro di multa per l’imputato. La sentenza è attesa nei prossimi giorni, ma il procedimento ha già acceso un riflettore su una problematica tanto attuale quanto pericolosa: l’uso fraudolento della formazione professionale come leva per estorcere denaro a chi è in cerca di opportunità.

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Nel corso dell’udienza, l’avvocato Rosario Musolino – difensore della parte offesa e parte civile nel processo – ha richiesto un risarcimento di 10.000 euro, comprensivi del rimborso delle somme perdute e dei danni morali subiti. Inoltre, ha chiesto che la sospensione condizionale della pena venga subordinata al pagamento effettivo del risarcimento: se l’imputato non dovesse versare l’importo, rischierebbe il carcere.

La linea difensiva: “Non è truffa, ma inadempienza”

Di parere opposto è l’avvocato Angelo Morreale, legale dell’imputato, che ha chiesto l’assoluzione sostenendo che non vi sia alcuna rilevanza penale nei fatti descritti. Secondo la difesa, si tratterebbe al massimo di un inadempimento contrattuale, materia da trattare nell’ambito civile e non penale. Ma per il cuoco truffato non si tratta semplicemente di una questione economica. Dietro a quella falsa promessa c’era un progetto di vita, una nuova strada professionale che si è sgretolata sotto il peso della disonestà altrui.

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Un campanello d’allarme per il settore

Il caso mette in luce una problematica purtroppo sempre più diffusa nel mondo della formazione professionale: corsi fantasma, attestati fasulli, promesse di lavoro inesistenti. Fenomeni che non solo danneggiano economicamente le vittime, ma minano la fiducia nei percorsi formativi seri e certificati. In particolare, colpiscono le fasce di lavoratori che cercano di reinventarsi o di trovare nuovi sbocchi occupazionali, spesso investendo tutti i loro risparmi in un’opportunità che si rivela fittizia. In attesa della sentenza definitiva, il messaggio lanciato da questa vicenda è chiaro: è fondamentale verificare sempre l’affidabilità degli enti di formazione, diffidare dalle promesse troppo allettanti e non sottovalutare mai il potenziale rischio di truffe anche in ambiti apparentemente professionali.

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