Nel mondo reale un cliente insoddisfatto può pagare con riluttanza, poi sfogarsi su TripAdvisor. Ma qui si parla di una fuga vera e propria, con tanto di conto lasciato in sospeso: ben 402,80 euro.
La notizia
Che il mondo della ristorazione non sia per deboli di cuore è cosa nota. Ma ciò che è successo al ristorante Mar D’Amura di Valencia ha scavalcato i confini della cronaca gastronomica per diventare un piccolo caso di costume, condito di indignazione social, sarcasmo digitale e, come se non bastasse, un conto da oltre 400 euro lasciato lì, a bruciare sulla cassa. E il tutto ha avuto come cassa di risonanza niente meno che il web, nella sua forma più virale: i social network. Tutto ha inizio con una recensione che scoppia come una granata su X (ex Twitter), dove un gruppo di ben 17 commensali ha riversato tutto il proprio disappunto dopo una cena nel locale valenciano. “Posto orribile, cibo orribile, servizio pessimo. Uno dei peggiori posti in cui siamo mai stati”. Una sentenza netta, inequivocabile, che non lascia spazio ad appelli. Ma il colpo di scena è dietro l’angolo: il gruppo non solo ha bocciato il ristorante con parole trancianti, ma ha anche lasciato il tavolo... senza saldare il conto.


Nel mondo reale un cliente insoddisfatto può pagare con riluttanza, poi sfogarsi su TripAdvisor. Ma qui si parla di una fuga vera e propria, con tanto di conto lasciato in sospeso: ben 402,80 euro. Un importo che, come ha fatto notare il titolare del ristorante nella sua pubblica risposta, “non si configura più come semplice furto, ma come rapina”. E se il reato avesse bisogno di ulteriori prove, le telecamere del locale sono pronte a fare da testimoni silenziosi. Ma è il web, ancora una volta, a fare da giudice e giuria. Il caso è stato amplificato da @SoyCamarero, un account seguitissimo da chi lavora nel mondo della ristorazione, e che spesso si fa megafono dei torti subiti dai lavoratori del settore. La loro condivisione della vicenda ha innescato una raffica di commenti che oscillano tra il sarcastico e l’indignato. "Spero che non ti capiti più di dover passare un’esperienza simile", commenta qualcuno. In molti, intanto, si chiedono se la recensione negativa sia stata poi rimossa per evitare guai più seri.

Nel menù sempre più complesso del rapporto fra ristoratori e clienti, questa storia aggiunge un ingrediente piccante: la giustizia social. Non è la prima volta che le piattaforme online diventano l’arena dove si combattono guerre di stelline e pareri taglienti. Ma raramente si arriva a una denuncia vera e propria, men che meno a un risarcimento ottenuto proprio grazie all’esposizione pubblica. Pare infatti che la strategia della gogna digitale abbia sortito l’effetto sperato: il gruppo, forse toccato dalla pioggia di commenti negativi o forse solo intimorito dalle possibili ripercussioni legali, ha emesso un’ingiunzione per coprire il debito lasciato al ristorante. Non proprio un lieto fine, ma sicuramente una chiusura più responsabile di una fuga senza pagare.

Il caso Mar D’Amura si inserisce in un contesto ormai saturo, in cui i ristoratori devono barcamenarsi tra fornelli e algoritmi, qualità del servizio e gestione reputazionale. Una recensione negativa può avere effetti devastanti quanto un piatto mal riuscito. In questo nuovo teatro gastronomico, il cliente ha sì diritto di parola, ma non per questo è sempre dalla parte della ragione. L’anonimato di una tastiera può stimolare giudizi più taglienti di quanto il buon senso consenta, ma resta il fatto che fuggire da un ristorante senza pagare è un atto che nessuna recensione potrà mai giustificare. Nel frattempo, mentre i commenti si rincorrono e i repost si moltiplicano, il caso di Valencia insegna che le vie dello Champagne sono infinite — ma anche quelle della giustizia digitale non scherzano. E forse la prossima volta, prima di scrivere "cibo orribile", converrà almeno controllare se la videocamera sopra il bancone è accesa.