Booking.com sotto assedio: dopo la Spagna, anche la Germania condanna il colosso delle prenotazioni. Mentre 15.000 hotel europei si preparano a una class action senza precedenti, il Tribunale di Berlino sancisce la responsabilità della piattaforma per pratiche anticoncorrenziali.
Un fronte legale sempre più ampio
La pressione su Booking.com sta raggiungendo livelli critici in tutta Europa. La recente sentenza del Tribunale Regionale di Berlino II è solo l'ultimo tassello di un mosaico giudiziario che vede il portale di prenotazioni opposto a un numero crescente di operatori. Attualmente, oltre 15.000 hotel europei hanno già aderito a una maxi class action, un’azione collettiva che potrebbe scuotere definitivamente le fondamenta economiche del settore dei viaggi online. Questo clima di rivolta segue la storica sanzione record comminata in Spagna nel 2024 per violazioni simili delle normative sulla concorrenza.
La replica del colosso: "Danni ancora da dimostrare"
Nonostante il verdetto sfavorevole, Booking.com mantiene una linea di difesa ferma. La società ha espresso soddisfazione per il rigetto di alcune istanze (come quelle relative al rimborso delle commissioni) e ha sottolineato che la sentenza non è ancora giuridicamente vincolante. Secondo l'azienda, determinare se ci siano stati danni economici reali sarà un processo "tecnicamente complesso" da valutare caso per caso. Booking ribadisce inoltre che le clausole contestate non vengono più utilizzate sul suolo tedesco dal 2016 e che, a loro avviso, non violavano il diritto della concorrenza.

Il cuore della sentenza: le clausole del "Miglior Prezzo"
Ma cosa ha stabilito esattamente il giudice? Il tribunale ha riconosciuto la responsabilità di Booking.com BV e della sua filiale tedesca per i danni subiti da 1.099 strutture ricettive. La questione ruota attorno alle clausole di parità tariffaria:
- Fino al 2015: Gli hotel non potevano offrire prezzi più bassi su nessun altro canale rispetto a quelli di Booking.
- Dopo il 2015: La piattaforma è passata alle "clausole ristrette", vietando agli hotel di offrire tariffe migliori solo sui propri siti web ufficiali (vendite dirette).
Per i giudici berlinesi, queste restrizioni hanno limitato illegittimamente la libertà commerciale degli albergatori, aprendo ora la strada alla fase di negoziazione per i risarcimenti.

Prossimi passi e punti in sospeso
Sebbene la vittoria per gli hotel sia significativa, la battaglia si sposta ora sul piano quantitativo. Il tribunale, infatti, non ha ancora stabilito l'ammontare dei danni, né ha confermato in automatico il nesso di causalità per ogni singolo hotel coinvolto. Resta inoltre da vedere come questo verdetto influenzerà le normative antitrust in altri paesi dell'Unione Europea, dove la gestione dei prezzi online rimane uno dei temi più caldi nel rapporto tra giganti del web e imprese locali.