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Jordi Tarré, stella a 28 anni: “Non contano i followers sui social. Lavoravo 16 ore al giorno”

di:
Silvia Morstabilini
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copertina jodi tarre

Jordi Tarré ha conquistato la sua prima stella Michelin a soli 28 anni, dopo un percorso fatto di sacrifici e duro lavoro. Proprietario e chef del ristorante Prodigi a Barcellona, Tarré ha costruito la sua carriera con una dedizione assoluta alla cucina, senza mai lasciarsi influenzare dalle mode del momento o dai social media.

La stella Michelin cambia davvero la vita?

Secondo Tarré, ottenere una stella Michelin porta sicuramente più prenotazioni, ma non può essere il motore principale di un ristorante. "Il ristorante deve funzionare prima della stella, non puoi costruire un'attività sperando di ottenere un premio", dichiara a El Mundo. Per lui, la cucina è passione e disciplina, non ricerca di validazione esterna o fama. A differenza di molti suoi colleghi, Tarré non è attratto dai riflettori. "Non amo molto le cerimonie o la televisione. Ho un account Instagram, ma non so nemmeno se ho 1.000 follower!", racconta. Per lui, la chiave del successo è stata la dedizione totale.

jordi tarre chef 2
 

Un inizio senza vocazione

A differenza di molti chef, Tarré non ha scoperto la sua passione da bambino. "Fino alle medie andavo benissimo a scuola, poi ho perso interesse. Un giorno ho visto un programma di Arguiñano in TV e ho deciso di studiare cucina", ammette. Senza una vocazione innata, ha costruito il suo talento con il lavoro costante e l'esperienza sul campo. Anche se nel suo curriculum appare il prestigioso Celler de Can Roca, Tarré confessa che la sua vera formazione è avvenuta in Inghilterra, nel celebre The Fat Duck. "Al Celler ho passato solo quattro mesi, facendo il lavoro più basilare. A The Fat Duck, invece, sono cresciuto davvero". Qui ha imparato cosa significa lavorare sotto pressione e con standard altissimi.

prodigi restaurante amuse
 

Il sacrificio dietro al successo

Per scalare le gerarchie, Tarré ha dovuto affrontare turni massacranti: "Lavoravo 16-17 ore al giorno, sei giorni su sette. Mangiavo in cinque minuti, una sola volta al giorno". Ha trovato un modo originale per farsi notare: "Mi sono messo a preparare il pasto per lo staff con la massima cura. Il capo della cucina mi ha chiesto il nome e da quel momento ha iniziato a darmi incarichi importanti”. Ora che è lui il capo, ha deciso di creare un ambiente più umano: "Qui tutti hanno un nome, tutto si chiede per favore, si dicono sempre grazie. Il rispetto è fondamentale". Tuttavia, riconosce che la disciplina estrema che ha vissuto ha contribuito a renderlo lo chef che è oggi.

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Aprire un ristorante a 26 anni senza investitori

Tarré ha realizzato il suo sogno senza il supporto di grandi catene o investitori. "Ho risparmiato come un matto dai 18 ai 25 anni e ho chiesto un prestito in banca, con i miei genitori come garanti". L’inizio non è stato facile: "Il primo giorno non è entrato nessun cliente, mi sono messo a piangere in cucina. Ma poi le cose hanno iniziato a girare bene”.

Perché una stella Michelin a lui?

Secondo lo chef, il riconoscimento è arrivato per la sua costanza e la sua attenzione ai dettagli. "Non credo sia mai uscito un purè senza sale dalla mia cucina. Controllo tutto e il cliente lo percepisce". Eppure, non si sente arrivato: "C’è ancora molta strada da fare. Ma ora so riconoscere quando un piatto ha un certo livello e cosa richiede una stella Michelin”. Nonostante il prestigio, Tarré ha deciso di mantenere prezzi accessibili: il menu degustazione costa 80 euro, il pranzo 35 euro. “Non gonfio i prezzi solo perché ho una stella.” Un approccio che lo distingue in un settore dove l’inflazione dei prezzi è sempre più evidente.

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Un talento costruito sul sacrificio

Jordi Tarré è la dimostrazione che il successo nella ristorazione non arriva dai social o dalla TV, ma dal lavoro costante, dalla disciplina e dalla ricerca dell'eccellenza. Un giovane chef che, con umiltà e determinazione, ha già lasciato il segno nel mondo della cucina di alto livello.

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