“Non volevamo creare un ristorante, ma un luogo dove il tempo si fermasse”. La sinfonia di IYO Kaiseki nasce dalla convergenza di talenti che portano con sé tradizioni, esperienze e visioni, più il tocco dell’autentica cucina giapponese: il racconto di un’insegna fra le più amate di Milano, dalla filosofia ai piatti.
Un rifugio zen tra i grattacieli di Milano: l’arte di IYO Kaiseki
Se Milano è una tigre che si staglia contro il cielo, sfidando il tempo con il suo animo frenetico, la pelle striata da un design avanguardistico e la fame, la fame di chi non è mai sazio, c’è un drago che la guida, con calma, saggezza, ben nascosto tra quegli artigli a forma di grattacielo: è IYO Kaiseki, un sogno venuto da lontano. Qui il tempo si ferma e lo spazio si inarca, come la schiena di una gru prima del volo. Qui il sapore diventa gusto, l’estetica un rituale e la semplicità si trasforma in essenzialità. Qui non c’è più Milano, non c’è Giappone. C’è qualcosa di entrambe e di più.
L’idea di Claudio Liu, visionario imprenditore che ha portato la cucina giapponese a un livello di eccellenza in Italia, era chiara: creare un luogo dove la tradizione più pura del Giappone potesse dialogare con la sensibilità contemporanea. “IYO Kaiseki è la mia lettera d’amore alla cultura giapponese, ma anche un tributo all’eleganza che trovo nella cucina italiana,” spiega Liu. La sua visione ha dato vita a un’esperienza culinaria che non si limita al cibo, ma invita il commensale a un’immersione totale in una filosofia antica.
L’origine del kaiseki: quando la cucina diventa meditazione
Per comprendere la profondità del kaiseki, bisogna tornare indietro nei secoli, alle rigide discipline zen dei monaci buddisti giapponesi. Il termine “kaiseki” rimanda alle pietre calde che i monaci avvolgevano nei loro abiti per alleviare la fame durante le lunghe meditazioni nel periodo Muromachi, un’epoca di grande fermento culturale intorno al quattordicesimo secolo. Questa metafora poetica rappresenta il cuore di questa cucina: un pasto frugale, legato più al concetto di nutrimento che di appetito, una cucina che non deve saziare solo il corpo, ma anche l’anima.
Nel periodo in cui la cerimonia del tè non era solo un momento conviviale, ma un rituale spirituale, verso la fine dell’era di Sen no Rikyū, alla fine del ‘500, questa cucina si è evoluta, diventando l’apice della gastronomia giapponese. I suoi principi si fondano su una rigorosa attenzione alla stagionalità, sulla purezza degli ingredienti e sull’arte della presentazione. Ogni piatto racconta una storia, evoca un paesaggio, celebra il passaggio delle stagioni. I sapori non si sovrappongono mai, ma si susseguono con grazia, completandosi nella sacralità di una cerimonia antica. È una cucina che richiede silenzio e rispetto, tanto da parte di chi la crea quanto di chi la consuma.
Il ristorante
Appena si varca la soglia di IYO Kaiseki, si è avvolti da un’atmosfera che sembra sospesa tra due mondi. La luce soffusa accarezza gli arredi minimalisti, ispirati all’estetica wabi-sabi, dove l’imperfetto diventa perfetto e ogni oggetto racconta una storia. Le ceramiche, realizzate a mano da artigiani giapponesi, sembrano dialogare con i materiali moderni del design milanese, in un incontro di culture che rispecchia perfettamente l’essenza del locale.
“Non volevamo creare un ristorante, ma un luogo dove il tempo si fermasse,” afferma Claudio Liu. L’equilibrio tra modernità e tradizione si ritrova anche nel servizio, impeccabile ma mai invadente, che accompagna ogni ospite in un percorso di scoperta.
Il team: le mani che raccontano il Giappone di IYO Kaiseki
La sinfonia di IYO Kaiseki nasce dalla convergenza di talenti che portano con sé tradizioni, esperienze e visioni. Il cuore della brigata batte sotto la guida di Katsumi Soga, chef giapponese nato nella prefettura di Shizuoka. Formatosi nella rigida scuola del kaiseki, Soga incarna l’equilibrio tra rigore e creatività, unendo il rispetto per la tradizione a una costante ricerca dell’innovazione. Ogni suo piatto è un omaggio alla natura e alla stagionalità, una tavolozza di colori e sapori che evocano i paesaggi del Giappone.
Ad affiancarlo, il Pastry Chef Luca De Santi, che apporta una sensibilità europea alle creazioni dolci, trasformando i dessert in un incontro tra Oriente e Occidente. La sua capacità di giocare con texture e contrasti rende ogni fine pasto un’esperienza avvolgente e sorprendente. A completare il team in cucina c’è il Travelling Chef Takeshi Iwai, la cui visione si spinge oltre i confini del tradizionale, introducendo tecniche moderne che arricchiscono e rinnovano i sapori del menu.
Ma l’esperienza di IYO Kaiseki non si esaurisce con la cucina. La perfetta orchestrazione del servizio è garantita dalla leadership di Federica Strologo, restaurant manager dal 2022. Originaria di Ancona, Federica porta con sé un bagaglio ricco e sfaccettato: una laurea in Economia Internazionale, un master in International Business e un diploma AIS. “Empatia e accoglienza,” spiega, “sono al centro del mio lavoro. Il mio obiettivo è tirare fuori il massimo da ogni persona, permettendole di esprimersi e condividere esperienze e culture.” Sotto la sua guida, ogni ospite non è solo accolto, ma ascoltato e coccolato, in un ambiente che unisce professionalità e calore umano.
A completare l’esperienza sensoriale è il talento di Vanessa Simini, sommelier appassionata di cultura giapponese e grande esperta di sake. Nata a Taranto, Vanessa ha combinato il suo amore per la ristorazione fine dining con una formazione rigorosa che include il diploma AIS e la qualifica presso la Sake Sommelier Association. La sua competenza si manifesta in abbinamenti studiati nei minimi dettagli, capaci di sorprendere anche i palati più esigenti. Dai percorsi interamente dedicati al sake alle proposte che alternano sake e vino, Vanessa sfrutta l’ampia selezione della cantina del ristorante, con oltre 700 referenze che spaziano dai migliori vini italiani ai sake più ricercati.
Questa squadra di eccellenze, ciascuna con la propria storia e le proprie competenze, si muove in perfetta sintonia, creando un’armonia che eleva ogni dettaglio dell’esperienza di IYO Kaiseki. Dal primo sorriso in sala all’ultima pietanza servita, tutto contribuisce a rendere il percorso più di una degustazione: un viaggio.
Il Mini Menu per pranzo: una sinfonia in cinque movimenti
Per chi desidera assaporare l’essenza del kaiseki in un tempo più contenuto, il team ha recentemente studiato e proposto una formula “mini” solo nella forma, ma non nel contenuto. Dal martedì al venerdì sono disponibili per la pausa pranzo alcuni menu speciali. La prima proposta è la tipica Bento, la scatola giapponese portapranzo, che contiene tre proposte a 50 euro: Bento Sashimi, Bento Sushi e Bento Kobachi, nelle quali oltre alle preparazioni principali, si trovano Agemono (fritto), Yakimono(pietanza cotta alla piastra), verdure marinate, riso bianco cotto al vapore, zuppa di miso e dessert del giorno.
Per un’esperienza più profonda il ristorante propone il Menu Mini Kaiseki, cinque piatti della tradizione gastronomica kaiseki a un costo di 130 euro o il Menu dello Chef, sei portate del giorno selezionate dallo chef Katsumi Soga, 140 euro. La particolarità di queste proposte è che sono state attentamente pensate per offrire la stessa esperienza della cena, in una formula “business lunch”, congeniale per chi è di passaggio di fretta ma vuole rintanarsi in un angolo zen.
Nel percorso che abbiamo avuto modo di provare, abbiamo optato per la formula “mini menu Kaiseki”, con cinque portate. Abbiamo iniziato con l’Owan Hagi Shinjā, una zuppa che celebra la semplicità e la raffinatezza della cucina giapponese. Il brodo, limpido e aromatico, avvolge delicatamente il palato, mentre gli ingredienti – pesce bianco, azuki e edamame – danzano in armonia. È un’apertura che invita alla contemplazione, un preludio che prepara il commensale al viaggio.
Segue il Mukouzuke, il sashimi del giorno. Ogni taglio è una dimostrazione di maestria, ogni boccone un’esplosione di freschezza che racconta il mare da cui proviene. Il pesce, scelto quotidianamente tra le migliori selezioni, è accompagnato da accenti di salse e condimenti che ne esaltano la purezza senza mai sovrastarla. Il terzo atto è stato affidato al Yakimono - Suzuki Uni Kimiyaki, un branzino cotto alla perfezione su carbone giapponese. Una specialità che ritroviamo nelle principali signature della cucina di tutto il gruppo IYO. La carne, morbida e succulenta, è impreziosita dalla cremosità del riccio di mare, che aggiunge una nota salmastra e avvolgente. Il piatto è completato da un’insalatina marinata, un contrasto fresco che equilibra l’intensità dei sapori.
Il percorso proseguiva con il Gohanmono - Gohan, dove il riso akitakomachi diventa protagonista. Cotto e servito con cura religiosa, il riso si accompagnava con un maialino al miso che fondeva dolcezza e sapidità, accompagnato da una zuppa di miso rossa che riscaldava e confortava, in conclusione del pasto. Parlare di questo riso come qualcosa di “semplice”, è un peccato verso le ore di lavorazione che Soga-sensei ha riservato a ogni chicco, reso traslucido come una perla di fiume dalle sue mani.
Il finale è un omaggio alla creatività dello chef Luca De Santi: il Kashi, un dessert che sorprende e conquista. La millefoglie di yuba e lamponi è una sinfonia di consistenze, dove la croccantezza incontra la dolcezza, e la tradizione giapponese abbraccia la tecnica italiana. IYO Kaiseki è più di un ristorante: è un tempio della bellezza, un luogo dove la cucina diventa arte e l’arte diventa emozione. Ogni dettaglio, dalla scelta degli ingredienti alla presentazione dei piatti, è pensato per creare un’esperienza che parla al cuore. Claudio Liu e il suo team hanno dato vita a un luogo che non è solo un tributo al Giappone, ma anche un ponte tra culture, un invito a rallentare e a vivere il presente.
Per chi cerca non solo un pasto, ma un viaggio nell’essenza della cucina giapponese, IYO Kaiseki è una destinazione imperdibile. Un’esperienza che resta nel cuore e non nello stomaco, un viaggio che inizia con la prima portata e non si conclude. Si ricorda.
Contatti
Iyo Kaiseki
Piazza Alvar Aalto, 9N02, 20124 Milano MI
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