La catena di hotel di lusso Gruppo Corinthia, nata a Malta dalla visione della famiglia Pisani, inaugurerà il suo hotel a Roma la prossima estate. Dietro il progetto gastronomico, Carlo Cracco, alla guida di gourmet, bistrot e caffè.
La notizia
Ce lo aveva detto in una recente intervista. Carlo Cracco ha sempre visto Milano come l’unica città che potesse accogliere la sua energia, la sua indole alla sperimentazione continua. Come se a Milano anche i palati, e volendo esagerare i sensi, fossero più contemporanei.
Dopo Milano è arrivato Portofino, un progetto in cui intercettare un turismo non certo popolare e nemmeno di massa. Eppure, il risultato è pop. Cracco a Portofino è un locale condotto con spirito guascone e mentalità avanguardistica. Il ristorante non si sta lasciando coprire dalla salsedine corrosiva dello snobismo ligure, tantomeno dalla puzza sotto il naso del benestantesimo lombardo. Piuttosto, sta valorizzando tutto ciò che c’è di locale cercando di regalare quanta più bellezza a tutti. E adesso?
“Quando me ne hanno parlato ho capito che era qualcosa per noi. Simile a quello che stiamo facendo qui in galleria, sotto certi aspetti anche meglio”. Milano non si offende chef, stai tranquillo. La notizia che Carlo Cracco aprirà a Roma è solo una buona notizia per chi cerca l’eccellenza senza l’aurea da stress test di quei luoghi storico chic che trasmettono più formalità che altro. La prossima estate succederà questo: la catena di hotel di lusso Gruppo Corinthia, nata a Malta dalla visione della famiglia Pisani, inaugurerà il suo hotel romano nell’edificio in cui operava la Banca Centrale Italiana nella centralissima Piazza del Parlamento.
Carlo Cracco si occuperà di tutta l’offerta food and beverage, che comprenderà un ristorante, un caffé, un bar all’inglese e il room service. Probabilmente il cocktail bar si chiamerà Gold, a rimarcare il passato da caveau dell’edificio. L’hotel alle spalle di Montecitorio è l’ennesimo gioiellino di Corinthia che risponde al paradosso “grand boutique”, un mantra in cui Carlo Cracco si è pienamente ritrovato.
“Non è un progetto enorme, nel senso di pieno di complicazioni. È un hotel di 60 camere. Il ristorante avrà circa 30 coperti, altrettanti il caffè. Per certi versi è molto simile a Milano. Quando però ho parlato con i progettisti, concordavano con me di evitare di realizzare il ristorante nel piano più alto. Il rooftop? Non avrebbe avuto molto senso in quella location. Non potevano farlo solo perché è di tendenza.
Saremmo andati incontro di certo alla difficoltà di mandare su le persone. Tutta l’offerta ristorativa sarà al piano terra, così potremo sfruttare anche lo splendido cortile-giardino interno, e così, soprattutto, sarà più semplice gestire il lavoro quotidiano evitando l’incubo montacarichi e ascensori per il trasferimento dei piatti, delle materie prime e dei materiali”.
La grandeur di un palazzo storico che trasuda mistero e rispetto, con un’anima frizzante e accogliente. Questo è il progetto di Corinthia Roma. Questo il progetto in cui Carlo Cracco ha scelto di diventare partner. Anche la scelta del resident chef ha risposto allo stesso criterio: qualcuno con un’esperienza di alta ristorazione, ma che sappia dare un’interpretazione locale. Per questa ragione lo chef sarà romano. L’energia di Cracco ormai non è più un’esclusiva milanese. Meglio no, altrimenti avrebbe rischiato di imbruttirsi.