“Se invece di escludere i bambini si facesse con i disabili, gli stranieri o i tatuati, ci sembrerebbe scandaloso. In più, i piccoli hanno meno opportunità di difendersi: vi sembra giusto?”. L’opinione del sociologo Iván Rodríguez.
La notizia
Il trend dei ristoranti e degli hotel adults only, dove i bambini non sono ammessi, sta diventando sempre più popolare in Spagna, il terzo Paese al mondo con la maggiore offerta di strutture di questo tipo, dopo Giappone e Brasile. Località come Maspalomas, Palma e Santa Eulària des Riu a Eivissa sono in testa alla classifica, con strutture che puntano su tranquillità e relax per un pubblico adulto. Un esempio è l'hotel Wittmore di Barcellona, il cui ristorante Contraban è accessibile solo ai maggiorenni, come ci spiega Andrea Figueras, rappresentante dell'hotel: “La gente cerca sempre più realtà di nicchia e il nostro hotel risponde a questa esigenza di quiete”.
Se da un lato questi locali soddisfano una domanda crescente, dall'altro il dibattito etico si fa sempre più acceso. In particolare hanno scatenato numerose riflessioni le parole del sociologo Iván Rodríguez, intervistato da La Vanguardia, che critica apertamente questa tendenza da sempre: “Se, al posto dei bambini, si escludessero persone con disabilità o tatuaggi, ci sembrerebbe uno scandalo. Eppure, è accettabile escludere i bambini senza che ci sia alcun dibattito etico. Non molto tempo fa la stessa cosa si faceva con le persone dai tratti somatici e il colore della pelle differenti, e tutt'ora si continua a fare con le donne in taluni contesti, con argomenti che in fondo sono simili. Con i bambini, invece, la cosa non è così aberrante per la società, e uno dei motivi è che hanno meno opportunità di difendersi e che i garanti dei loro diritti sono proprio gli adulti”.
Le ragioni dietro queste scelte non sono difficili da comprendere. Numerosi clienti, come Marta, 52 anni (interpellata sempre da la Vanguardia), dichiarano apertamente di preferire un ambiente silenzioso dopo anni passati a viaggiare con figli piccoli. "Ora che i miei ragazzi sono cresciuti, quando posso, scelgo luoghi dove posso godermi la pace senza urla o schiamazzi." Eppure, non tutti vedono di buon occhio questa tendenza. Oriol, ad esempio, si sente a disagio in questi contesti e li evita: “È come se una parte della società venisse eliminata con un semplice clic. Preferisco il frastuono gioioso dell’infanzia alla gravità di questi luoghi per soli adulti”.
L’opinione pubblica resta divisa: da una parte chi valorizza la calma e il relax offerto dai ristoranti e hotel senza bambini, dall’altra chi ritiene che escludere una fascia di popolazione sia una forma di discriminazione. In un mondo in cui la diversità dovrebbe essere accolta e celebrata, il dibattito sui ristoranti adults only ci sfida a riflettere su quali siano i limiti dell’inclusività e come possiamo costruire spazi che siano accoglienti per tutti, senza esclusioni.