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Giles Coren, il noto critico: “L’acqua nei gourmet troppo cara: bocciato chi ha prezzi-limite”

di:
Alessandra Meldolesi
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copertina giles coen

La voga dei drink non alcolici fa schizzare alle stelle il prezzo delle acque minerali nei ristoranti di Londra, dove in un fine dining non meglio specificato una bottiglia di marca arriverebbe a costare 62 £. Ma gli addetti ai lavori storcono il naso.

La notizia

Non sono mancati i gossip fantasiosi, da quando la Gran Bretagna ha scelto la Brexit. L’autenticità in questo caso è tuttavia attestata dalla stampa nazionale: i prezzi delle acque minerali nei ristoranti londinesi continuano a salire e si attestano attualmente su una media di 7 sterline, pari a 8 euro abbondanti. Ma ci sarebbe addirittura un fine dining non meglio specificato, dove una bottiglia di marca arriverebbe a costarne 62, equivalenti a 72 euro.

acqua al ristorante Unsplash 4
 

Da sempre, si sa, il comparto ricava una bella fetta dei suoi profitti dalle bevande. Ma alle origini dei rincari ci sarebbe anche la voga del bere analcolico, cavalcata da generazione Z e Millennial. Viktor Garvey per esempio, chef patron dello stellato Sola a Soho, chiede 22 £ per una bottiglia di Hallstein:Quello che facciamo è offrire opzioni. Capiamo che c’è gente che vuole spendere mille sterline a testa e va benissimo. La nostra acqua di base, naturale o frizzante, costa 5 £, ma abbiamo anche bottiglie molto più costose. Non è uno scherzo: si tratta di una produzione limitata da una sorgente naturale in Austria. Detto questo, abbiamo anche l’acqua di rubinetto filtrata per chi non desidera una bottiglia. Ed è gratuita. Così ciascuno può essere soddisfatto in diverse fasce di prezzo. Un mio amico ha un ristorante stellato, dove vende una bottiglia di acqua premium a 62 sterline”.

acqua al ristorante Unsplash 2
 

Non ci sta Giles Coren, critico gastronomico di The Independent (che riporta qui la notizia), secondo il quale sarebbe immorale estorcere simili ricavi da un bene considerato un diritto umano fondamentale. Al punto che al momento di punteggiare la sostenibilità di un ristorante, promette di dare zero a chi non gli offre l’acqua di rubinetto prima di roboanti carte delle acque. La gente si è arrabbiata moltissimo con me. Mi hanno detto: ‘È così che guadagniamo’, con il sovrapprezzo sull’acqua. Non dovrebbe essere il modello imprenditoriale di un ristorante. Nessuno dovrebbe cercare di spennare la gente in questo modo. È un diritto umano fondamentale. È una follia e in un certo senso chi acconsente, se la merita. La gente dice cose tipo: ‘Oh, è filtrata attraverso un milione di strati di una roccia vulcanica vecchia miliardi di anni’. Questa sarebbe l’acqua. Era pioggia, è caduta per terra, è stata filtrata da alcune rocce per gravità ed è stata imbottigliata. Nessuno dovrebbe sentirsi in imbarazzo ordinando l’acqua di rubinetto. Riceverla è un diritto”.

giles coren Sky Arts
@Sky Arts

Dello stesso avviso la food writer Kate Ngyushi: “So che può cambiare il conto. Ci vuole coraggio, ma mi assicuro sempre di essere stata chiara, quando ordino acqua del rubinetto”, a dispetto delle occhiatacce. Il problema è anche che spesso questa opzione non viene menzionata nel menu, cosicché il cliente ignora il suo prezzo. Una tecnica di vendita discutibile, introdotta dalla formula universale: “Naturale o frizzante?"

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