Dal 2019 Acquasanta si distingue nel panorama enogastronomico capitolino per una cucina di livello raccontata all’interno di un contenitore informale, contemporaneo e comunque elegante.
Il ristorante
Dietro la piazza più viva di Testaccio, c’è Acquasanta, un ristorante fine dining che a Roma ha una peculiarità tutta sua. Semplicità, immediatezza e sincerità: ecco le parole sufficienti a descrivere questo bistrot di successo. Nei bei spazi interni, fatti di ampie vetrate, cucina a vista, luci soffuse e tavoli in legno, la mise en place nuda e cruda preannuncia un’esperienza scevra dalle tradizionali sovrastrutture che funzionano da respingente per il neofita del fine dining.

Con in sala l’attento e scattante Alessandro Bernabei, ideatore di Acquasanta assieme a Paolo Fiorenza e Giuseppe De Angelis, l’insegna si presenta sin dalla sua apertura nel 2019 ricca di personalità e stile, unica nel suo genere sulla piazza capitolina. Senza doverla sbandierare, cristallina e giustamente folle, Acquasanta ritrae il pensiero culinario dello chef Enrico Camponeschi, un romano vero, lavoratore imperterrito sempre pronto al confronto e alla crescita. Un ragazzo che qui ha costruito una carriera brillante, determinata e pacata.

Se fino a pochi mesi fa il ristorante si riassumeva nel concetto del "Mare nella sua essenzialità”, oggi la cucina di Acquasanta racconta tanto altro, la terra, l’agricoltura e gli allevamenti con proposte anche 100% vegetariane a dir poco stupefacenti. Alla base di tutto c’è l’ottima materia prima. Da menzionare è l’acquisto del pesce all’asta di Anzio, paese d’origine dei tre soci, luogo dove Giuseppe De Angelis acquista giornalmente la materia prima che arriva poi in cucina. Qui viene lavorata in modo semplice, senza pretese.

Enrico non nutre l’esigenza di stupire con un’esasperazione della tecnica. Preferisce la sostanza, modellata intorno a un’estetica comunque sempre piacevole e stimolante l’assaggio. Due sono i menu degustazione disponibili, “Onda d’autunno” in 6 portate a scelta dello Chef (85 euro), cui è possibile aggiungere l’abbinamento di 5 calici a 50 euro; e “Te li ricordi i ricordi”, con 5 piatti storici dello chef a 75 euro, e abbinamento di 4 calici a 40 euro. A loro si aggiungono le opzioni alla carta che cambiano di stagione in stagione.

Acquasanta vince a Roma non solo per la cucina, ma anche per la cantina. La lista dei vini è in continuo fermento, specchio della passione di Alessandro Bernabei per etichette italiane ed estere di prestigio. Tante le piccole aziende inserite in carta, fautrici di vini veri e buoni, fatti in modo artigianale. Guarda caso, quest’estate Bernabei in persona assieme ad altri due soci, Daniele Yari Stati e Luca Laurenti, ha alzato le serrande di Ruvido, wine bar in zona Appio Latino. Il mio consiglio? Optate per il percorso degustazione più lungo e lasciatevi guidare da Alessandro sul miglior vino o vini in abbinamento. Abbattete ogni muro e pregiudizio e fatevi trasportare in un’esperienza fuori dalle righe, lontano dai luoghi comuni di un quartiere famoso per carbonara e coda alla vaccinara.

I piatti
Il benvenuto dello chef non è mai uguale. Cambia di continuo e si compone di molteplici bocconi di stagione, colorati e puntuali. Prima ancora degli antipasti arrivano in tavola pane, cialde e grissini fatti in casa da Giulia Fusillo, eccellente pasticcera e panificatrice. Una ragazza giovanissima capace di stupire con pochi e semplici elementi. Ecco il turno del primo antipasto: “Crudo di Marmora, Fichi e Lime”. Il pesce, nudo e crudo, ha un morso elegante, che accarezza appena il palato. Dolcezza, freschezza, arrivano dai fichi e dalla scorza di lime.

Di pesce, sempre fresco in rispetto della stagione, è il secondo antipasto: “Battuto di gamberi rossi, zucchine e panna acida”. Tra gli assaggi più amati della cena, questa creazione mette in luce le doti di Camponeschi tanto sul pesce quanto sul vegetale. La punta di acidità è giusta e va a bilanciare i toni più dolci del crostaceo, di indubbia qualità. Sorprende lo Spaghettone “Mancini”, alici, burro al lime e nocciole tostate. Ecco un primo di spessore. La pasta cotta alla perfezione è avvolta da un concentrato di umami, appena spento dalla nota lattica e appena acida del burro e quella più tostata, quasi grassa, della nocciola.


A seguire arriva un piatto vegetariano: Risotto Riserva San Massimo, pomodoro, bufala e basilico. Un primo dei ricordi, riletto in chiave contemporanea da Camponeschi. Ogni elemento della ricetta tradizionale è presente, scomposto e esaltato in ogni suo aspetto, cromatico e gustativo.


L’ultimo assaggio salato è un inno alla gola: calamaro ripieno “all’arrabbiata”. Un piatto apparentemente semplice, perfetta fusione di tecnica e gusto. Il calamaro è tenero il giusto, il ripieno umido e ben sigillato all’interno del suo contenitore. E la piccantezza del ripieno? Calibrata al milligrammo, tale da creare un secondo entusiasmante che non smetteresti di mangiare. Si chiude in bellezza con due delle creazioni di Giulia, il Bottoncino di pasta all’uovo ripieno di mela, uvetta, pinoli e speck (si, è un dessert) e ancora i bomboloni caldi da farcire all’ultimo con la crema pasticcera, tra le più buone assaggiate in città.


Indirizzo
Acquasanta
Via Aldo Manuzio 28 - 00153 Roma
Tel: 06 45 55 00 20
Lunedì - Domenica 19:30 - 22:30 | Venerdì - Sabato 12:30 - 15:00 / 19:30 - 22:30