L'estate in Versilia si accende, e con essa, la consueta ondata di dibattiti sui prezzi che animano le località balneari più esclusive. Quest'anno, a far discutere non sono ombrelloni da capogiro o cene di pesce a prezzi folli, ma un piccolo, inatteso dazio: 50 centesimi per un cucchiaino di gelato.
La notizia
La polemica è scoppiata a Forte dei Marmi, nella nota gelateria "La Chicca", dopo l'introduzione di un cartello, ora rimosso, che imponeva un costo per l'assaggio. L'iniziativa, sebbene ritirata a seguito di una recensione al vetriolo su Google che l'ha etichettata come una "barbonata", ha riacceso i riflettori su una pratica diffusa e per molti irrinunciabile: la prova del gusto prima della scelta finale. Federica Fortini e Massimiliano Amaducci, i titolari de "La Chicca", hanno difeso la loro scelta, spiegando che era una misura estrema per arginare l'abitudine, sempre più diffusa, di alcuni clienti di chiedere numerosi assaggi senza poi procedere all'acquisto.

"Siamo stati costretti a farlo per disincentivare chi pretende di provare mille tipologie diverse di prodotto," ha dichiarato Federica Fortini a Il Gusto, sottolineando come il problema fosse legato soprattutto a turisti stranieri che, con tono esigente, richiedevano degustazioni multiple, anche dei "classici" noti a chiunque. La questione, affermano i proprietari, non riguarda il cliente indeciso, ma l'abuso di una pratica che diventa una forma di rivendicazione dai toni poco educati: "Non vogliamo penalizzare chi non conosce un ingrediente o vuole scoprire qualcosa di nuovo. In questi casi, siamo ben lieti di far provare il gelato." Il costo degli assaggi multipli, unito al rallentamento del servizio nelle ore di punta (e, dunque, anche legato a motivi logistici), avrebbe spinto la coppia a questa decisione, ora modificata.

Senza più il controverso cartello, la politica de "La Chicca" si è successivamente orientata verso un approccio più diplomatico ma fermo: un solo assaggio concesso ai clienti meno educati nelle loro richieste. D'altra parte, i titolari fanno notare di aver sempre adottato una politica di prezzi "pop" nel contesto versiliese (per un gelato di 2 gusti si spendono 2,50€), ponendo così in evidenza l'esagerazione delle polemiche relative al sovrappiù.
Un dibattito dal gusto amaro per i gelatieri "tradizionalisti"
Mentre "La Chicca" difende le sue ragioni, la comunità dei gelatieri storici si divide. Molti colleghi storcono il naso di fronte al "balzello dell'assaggio", ribadendo l'importanza di offrire un servizio gratuito e cortese. C'è chi si dichiara "ben contento di spiegare e raccontare la storia e le caratteristiche di ogni gusto", e chi addirittura "invita i clienti ad assaggiare i gusti, specialmente quelli nuovi, in modo assolutamente gratuito". Naturalmente occorre distinguere caso per caso le diverse situazioni, così come la tipologia di attività, la località e il contesto turistico in cui essa è inserita.


Non solo gelato: quando la prova costa cara
La vicenda di Forte dei Marmi non è un caso isolato. Il costo della "prova" di un prodotto ha già animato il dibattito in altri settori. Basti pensare al 2023, sempre a Forte dei Marmi, quando un negozio di calzature espose un cartello con la scritta "Vuoi provare le scarpe? Paga 20 euro", un deterrente contro chi provava i modelli in negozio per poi acquistarli online. Similmente, nel 2019, a Mirandola, il titolare di un negozio sportivo chiese 10 euro a una giovane che aveva provato diverse paia di scarpe da ginnastica senza comprare. La discussione resta aperta: quanto è giusto far pagare per un "test" del prodotto? E dove finisce il buon senso del commerciante e inizia la pretesa del cliente? La vicenda del gelato di Forte dei Marmi, pur nella sua semplicità, si inserisce in un dibattito più ampio sull'equilibrio tra costi di gestione, servizio al cliente e l'evoluzione delle abitudini di consumo nell'era digitale.