Il Marchese apre a Milano, in via dei Bossi, come nuova locanda romana del buon bere e mangiare. Progetto di successo dei giovani imprenditori Davide Solari e Lorenzo Renzi, il format punta sulla cucina autentica di Daniele Roppo e la mixology di Fabrizio Valeriani.
La storia
Progetto di due giovani imprenditori romani, Davide Solari e Lorenzo Renzi, il ristorante ‘Il Marchese’, aperto con successo a Roma in via di Ripetta 162 -una osteria con mercato e liquori, come amano definirla – duplica il suo format a Milano, via Dei Bossi 3, in un crocevia del cuore cittadino, fra il Duomo, il Teatro alla Scala e Brera. I due partner in affari, e amici fin dalle scuole superiori, avevano già lanciato l’Art Cafè nel 2001, lo stabilimento e locale di Fregene Ondanomala nel 2003 e l’innovativo V Lounge a Ostia, nel 2009, una sorta di Miami sul litorale laziale, dedicato alle notti estive romane.
“Siamo come fratelli – afferma oggi la coppia di businessmen – e ci completiamo l’un l’altro. Dalla scuola abbiamo condiviso ogni cosa, amicizie, vacanze e lavoro, persino dove vogliamo andare e cosa vogliamo dire. Quando abbiamo visto per la prima volta i locali di via di Ripetta abbiamo subito capito entrambi che quello doveva essere Il Marchese. La realizzazione del nostro più grande progetto e il coronamento di tutto quello che ci rappresenta: il carattere, il volerci bene, le relazioni, i sogni e la romanità genuina riportata nel gusto elegante contemporaneo”.
Il nome dei due locali ricorda la celebre pellicola de Il Marchese del Grillo, il film del regista Mario Monicelli (con Alberto Sordi, Caroline Berg, Andrea Bevilacqua e Flavio Bucci) che ha vinto quattro Nastri d’Argento, due David di Donatello ed è stato premiato al Festival di Berlino; un concentrato raffinato e allo stesso tempo verace, che accoglie sia il nobile borghese che il popolano goliardico. Dal pranzo all’aperitivo, fino alla cena e al dopocena, la narrazione del décor e delle ambientazioni, dei piatti e dei cocktail è un excursus gastronomico delle radici della Città eterna, seducente e accogliente anche per il cliente internazionale. Il locale romano ha già conquistato, con gli oltre 600 liquori di nicchia, il podio come primo Amaro Bar d’Europa, curato dal bar manager Fabrizio Valeriani che sovraintende anche il bar del nuovo Marchese a Milano.
La sede meneghina è una versione più opulenta di quella romana, rivisitata dagli architetti Luca Gasparini e Delfina Caprio negli interni in stile neoclassico, tra colonne e pavimenti antichi, con una sala centrale ovale e i suoi sofisticati arredi e altre stanze più piccole che rivisitano il concetto di osteria romana, decadente e rustica. Come spiega Stefano Carnelli, direttore de Il Marchese Milano, a varcare la soglia "vogliamo far incontrare il borghese e il carbonaro, colui che portava il carbone, e ridare fascino alla locanda che serve il buon bere e il buon mangiare".
Il locale
Tavoli di legno fatti a mano e sedie artigianali ricreano spazi intimi, altri ‘ristoranti nel ristorante’, oppure si mangia al centro con vista sulla grande cucina e lungo bancone, illuminati da lucernari e maestosi lampadari chandelier in cristallo, tipici delle dimore d’epoca. Stefano Carnelli è stato chiamato a questa nuova sfida ed esperienza, forte dei suoi trascorsi con la Famiglia Cerea (nel catering e nel ristorante Da Vittorio a Bergamo e per il club privato La Società del Giardino) e nella ospitalità presso l’Hotel Gallia di Milano.
“Sono stato per un periodo a Roma in via di Ripetta con Davide Solari e Lorenzo Renzi prima di aprire Milano, perché vogliamo essere sicuri di portare la forte e autentica identità romana, pur adattata alle esigenze milanesi. Prime fra tutte le tempistiche nel servizio (efficace e soddisfacente in una sola ora, ad esempio, in pausa pranzo) e l’ampliamento nella carta dei vini, che ho curato personalmente. Il Marchese deve fondere insieme servizio formale e informale e coniugare una ristorazione che accoglie il gusto del marchese e del carbonaro nello stesso ambiente, con cibo genuino e porzioni adeguate alla tradizione romana, rivisitato e presentato nell’impiattamento gourmet. La nostra idea è riportare ovunque la cucina, l’ambiente e lo stile di vita romano, in un format magari replicabile anche all’estero. Per nove mesi la piazza dinamica di Milano ha risposto bene e abbiamo seminato con il duro e zelante lavoro. Aspettiamo i feedback dei clienti che ritornano e di fidelizzare sempre di più la clientela sia del pranzo che della cena”.
La sua parte in cucina la fa il cuoco Daniele Roppo, esperto di gastronomia romana senza compromessi, già a partire dalle materie prime, come il guanciale acquistato nel Lazio per conservare il vero gusto e gli spigoli dei sapori alla romana. Il menù del pranzo, dal lunedì al venerdì, propone piatti dedicati che cambiano settimanalmente, con accanto i primi resilienti della tradizione (i sughi cacio e pepe, l’amatriciana, la carbonara o la gricia). Lo stesso Roppo afferma: “A Milano, come nella Capitale, Il Marchese è un’elegante osteria con una filosofia culinaria dalle forti radici romane, ispirata alle ricette della tradizione che vengono poi alleggerite secondo il gusto contemporaneo”.
Daniele, fin dall’infanzia, ha avuto un importante legame sia con sua nonna, che lo ha fatto appassionare alla cucina, sia con la figura di Alberto Sordi. “Ricordo la prima volta che incontrai l’attore, avevo sette anni. Sordi andava dal mio stesso barbiere ed ero in fila per farmi tagliare i capelli. A un certo punto lui appare e mi inizia a prendere in giro. Andava di fretta, perché lo aspettavano a Cinecittà per girare e quando mi passò davanti, mi diede pure una cinquina sull’orecchio, per farmi una specie di carezza”. La sua passione per la gastronomia artigianale e per una cucina genuina e sincera, con alla base prodotti sempre freschissimi e di prossimità, magari direttamente da piccole realtà a conduzione familiare, ha tutti sapori veraci che parlano in bocca.
Dal guanciale acquistato da Re Norcino, una realtà pluripremiata e ultracentenaria di Ascoli Piceno, al pecorino di Cibaria, prodotto in altura e molto più dolce degli altri; dal baccalà pescato all’amo ai funghi porcini raccolti sulle colline laziali. O ancora, dal polpo ai gamberi fino ai calamaretti che arrivano dal Circeo e la mozzarella di bufala affumicata, di una piccola realtà produttiva di Latina.
I piatti
Nel menu si assaggiano, tra gli antipasti, la Crocchetta di Baccalà e la Crocchetta di bollito, piatto romano e ricetta speciale della nonna del cuoco, nella quale fa bollire e stracuocere il campanello e la punta di petto di manzo insieme a qualche spezia ed erba aromatica. La salsa verde accostata è quella classica unita a una maionese fatta in casa.
Tra i primi, gli immancabili signature romani, Amatriciana, Cacio e Pepe, Carbonara e Gricia, serviti rigorosamente in una scenografica padella in alluminio portata al tavolo con una generosa porzione di pasta. Alternative stagionali, lo Gnocco fatto a mano con un ragù di rigaglie di pollo e salsiccia e il Risotto Roma-Milano allo zafferano con coda spezzata in umido e fondo di midollo.
Tra i secondi, il classico Filetto di vitello come i saltimbocca (con salvia e prosciutto), con cottura lenta a bassa temperatura, passato poi in padella e nappato col suo fondo bruno e il vino, salvia fritta e prosciutto crudo croccante. Oppure il Calamaro scottato e lardellato con broccolo romano e caramello di cipolla e il Polpo su crema di zucchine alla scapece, fiore di zucca e soia caramellata. Il Tonno in crosta di pane, le Polpette di agnello alla scottadito (passate su piastra con patate e maionese) e il Galletto a la diavola, al modo dello chef. Ci sono sempre almeno cinque o sei antipasti, primi e secondi, per poi arrivare ai dessert, altra passione di Daniele Roppo, tutti fatti in casa, con al centro il tiramisù, in versione classica e al pistacchio.
Il beverage
Anche nel vino, si cercano di ricreare, insieme alle etichette italiane di successo e quelle internazionali, delle storie regionali, come quelle della cantina Omina Romana e del vino Cesanese, l’unico a bacca rossa autoctona laziale e perfetto da abbinare ai piatti di carne, alle paste romane e ai formaggi stagionati. A guidare l’Amaro cocktail e il cocktail pairing di Milano il resident barman Antonio Petrella, insieme a Fabrizio Valeriani, bar manager in tour a presidiare sia Roma che Milano.
Alla tradizionale miscelazione classica e gli old drink, si aggiungono le proposte sperimentali e d’avanguardia di Petrella, con cordiali, sciroppi, infusioni e altri ingredienti tutti preparati in casa. Un esempio sono gli Special, ovvero dei Twist on classic con varianti, come i sei tipi di Americano che variano nel menu, tranne la ricetta del primo che resta fissa (vermurth, bitter, soda, tè nero, cannella, velluto al Braulio Riserva).
Fra i cocktail l’elegante Cavaliere di Franciacorta, un drink a base di Champagne con Tequila Patron, Vermouth Martini Rubino, Amaro del Capo Red, sciroppo mandarino fatto in casa, succo di lime fresco, top di Franciacorta e spray di rosa damascena; il Passion Fitz, a base Fernet Branca, succo di lime fresco, sciroppo home made di Passion fruit e Chinotto; il French Cordusio 75, fatto con amaro, gin, frutti di bosco ed erbe, lime, spumante Franciacorta e servito in coppa champagne con crosta di lamponi disidratati.
L’offerta milanese possiede già 300 delle bottiglie di amari di nicchia, provenienti da abbazie e specifiche distilleria o piccole forniture di collezionisti, pronto a deliziare i clienti con gli assaggi del dopocena e con i cocktail di mixologia innovativa da abbinare alla cucina succulenta de il Marchese Milano.
Indirizzo
Il Marchese
Via dei Bossi, 3, 20121 Milano MI
Tel: 02 5812 4986