Nell’intervista esclusiva del nostro direttore Pietro Pio Pitzalis, Massimo Bottura racconta la sua visione del futuro gastronomico locale e globale, toccando temi chiave come l’anima accogliente di Casa Maria Luigia, la multiculturalità della cucina e i sogni dei giovani. Qui le riflessioni del grande chef in occasione del Congresso di Identità Golose.
L'intervista
In quest'ultimo periodo, anche sui social, ti abbiamo visto svolgere tante attività oltre il ruolo di chef - il giardiniere, il vignaiolo, persino il "manovale"! Del resto, il progetto di Casa Maria Luigia è qualcosa di incredibile. Raccontaci quel che vuoi sull’idea di accoglienza della tua “dimora” modenese.
Quando dico che “nel mio futuro c'è sempre futuro”, lo dico perché il domani è qualcosa che immagini, sogni, pianifichi, e allora lo devi semplicemente amare. Vivere nel futuro significa vivere “in mezzo”, immergersi nel coraggio. Non solo: il cittadino che vive nel futuro è esso stesso un individuo coraggioso, perché molto spesso non viene capito dagli altri.


Cito, ad esempio, il menu 2024 di Osteria Francescana: l'avevamo chiamato “Globale”. Ebbene, Globale è un quadro di Mario Schifano in cui l’artista immagina un mondo senza più confini, tutto in divenire: è qualcosa che si muove ed evolve senza sosta. A proposito di dinamicità, io un giorno entrando dentro al Mercato Albinelli ho adocchiato il banco degli indiani. Sì, ci sono tante persone provenienti dall’India, e per forza: si occupano delle mucche per arrivare infine a produrre il Parmigiano Reggiano. Pensiamo alla prima migrazione, che ha coinvolto tutto il Nord Africa; la seconda migrazione, proveniente dall’Africa Centrale; coloro che hanno raggiunto l’Italia dalle Filippine, oggi con ruoli fondamentali nel nostro paese; dall'est Europa, poi, arrivano in tantissimi, e dopo tutta questa gente torno a mio figlio Charlie.


Io chiedevo a mia mamma una scaloppina ai funghi il giovedì sera, ed era qualcosa di speciale. Adesso Charlie mi chiede: 'Mi fai un petto di pollo al curry?' E io dico: ‘Ma come, un petto di pollo al curry…’. Da lì cominci a riflettere, a immaginare che cosa può davvero diventare la cucina italiana.
Come la definiresti?
Anzitutto l'Italia, storicamente, rappresenta un paese di contaminazione. Un paese che va dal Nord al Sud con due regioni estreme, Piemonte e Sicilia, impiegando materie prime pazzesche, dalla biodiversità incredibile. E allora, unendo i punti, che cos'è la cucina italiana? È il rito, è la poesia, è l'armonia, è l'eleganza, è saper maneggiare l'irrazionale. Con un pezzo di pane secco qui creiamo dei piatti meravigliosi. Questo è. E allora abbracciamo il futuro, rendiamolo nostro, creiamolo e facciamo sognare i giovani, perché alla fine il sogno è qualcosa di fondamentale. Se i giovani continuano a sognare, il futuro per noi è garantito. Se smettono di sognare, allora diventa insostenibile.


Oggi Reporter Gourmet punta anche sui creators, una community di giovani che raccontano in modo originale la contemporaneità della ristorazione. Tu mostri Casa Maria Luigia a più di 2 milioni di followers in simultanea, dunque potremmo quasi dire che Casa Maria Luigia è dappertutto nel mondo.
Assolutamente, perché Casa Maria Luigia è di per sé un contenitore di idee! Un luogo dove, appunto, tutti si devono sentire a casa. E infatti nasce su ispirazione di mia madre, una persona con la porta di casa sempre aperta, con il frigorifero sempre pieno e tutte le persone che entravano e arrivavano liberamente. La sua dimora sembrava un hotel in California. Tu entravi e c'era sempre ciò che volevi. Il pasto pronto, una bevanda, una carezza, la parola giusta. E noi abbiamo voluto ricreare a Casa Maria Luigia proprio questo tipo di approccio. “Benvenuti, venite, accomodatevi, è casa vostra. Ci prendiamo noi cura di voi. Non vi preoccupate”.



Ecco. Da lì abbiamo voluto condividere tutte le nostre passioni -l'arte, la musica, la cucina, la bellezza. Abbiamo coinvolto tutti i più importanti amici di una vita, i designer, gli artisti, gli artigiani, e abbiamo sviluppato l’idea di rappresentare appieno la campagna modenese, che sia con la nebbia o il caldo torrido. Perché alla fine è un luogo magico, dove tutti si sentono a proprio agio grazie a una privacy incredibile, e dove se hai voglia puoi ascoltare Beethoven ma anche i Bahamas. Tutto il resto -cioè le aziende che racconto e sintetizzo in “Slow food, fast cars” - sono esattamente quel che rappresenta Casa Maria Luigia: così come nella campagna modenese nascono le più belle macchine del mondo, ci sono anche dei “matti” che mettono insieme 1400 botti di aceto balsamico, producono e aspettano 25 anni dopo una vendemmia prima di assaggiarlo.

È così, è quasi un'utopia, è un sogno. Ma se lo puoi sognare, lo puoi realizzare: io l'ho sognato e l'ho realizzato.
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