Sulla soglia del secolo di ristorazione, l’iconico hotel Prince de Galles sceglie una proposta gastronomica francese, informale e verace per il suo 19.20. A offrirla uno chef dai trascorsi prestigiosi, lanciato dalla televisione. Che a sorpresa dice: “Le mie stelle sono i clienti”.
La notizia
Cosa succede nei palaces parigini? Le turbolenze non hanno mancato di scuotere le fondamenta del lusso, ai tempi del covid. Ma ora che sembrano essersi acquetate, la rivoluzione non si ferma. È la volta dell’hotel Prince de Galles, cinque stelle di The Luxury Collection, che ha annunciato cambiamenti profondi nell’offerta gastronomica del suo bar e ristorante 19.20: a partire dal prossimo autunno verrà appaltata a Norbert Tarayre, il quale promette un cambio di passo. “Proporrò una cucina da bistrot, una cucina della nonna, una cucina borghese, autentica e accessibile”.
Del resto Terayre arriva da Les Bistrots pas parisiens, catena di locali informali ubicati in periferia, fondata con alcuni soci nel 2014; poi è venuta la sua agenzia di comunicazione The Atrenders. Oggi la nuova sfida: la cucina di uno dei luoghi più iconici della capitale, affacciato sulla prestigiosa avenue George V, ricalcherà quella del Train Bleu e di altri bistrot. La stessa generosità comfort, la stessa convivialità defaticante, gli stessi piatti in condivisione.
Praticamente la presa della Bastiglia, per qualcuno che in scarpe da tennis si troverà a vestire la toque fra Christian Le Squer e Jean Imbert, Eric Frechon e Yannick Alléno, in quello che è stato battezzato “il triangolo d’oro parigino”. La sua sarà una carta corta, “più accessibile possibile”, animata dall’attenzione maniacale per le istanze della contemporaneità, quello che i francesi chiamano “anti-gaspi”, oltre uno scrupoloso quaderno di produttori: “la qualità degli approvvigionamenti, i prodotti locali, lo sviluppo sostenibile, le economie di energia, il riciclaggio degli scarti, la riduzione della plastica”... Verrà incontro a una clientela che sembra sempre più disamorata delle formalità, anagraficamente più giovane, ormai svezzata dalla bistronomia a un diverso registro emozionale, come hanno intuito alcuni manager di strutture deluxe.
Non che a Tarayre manchi alcunché: si è formato con i grandi, Bernard Loiseau, Marc Veyrat e Roland Mazere fra gli altri; ma è stata la trasmissione Top Chef a farlo conoscere al grande pubblico. “Sono estremamente entusiasta di questa nuova sfida, per di più in seno a uno stabilimento così rinomato. Proporremo una cucina semplice, ma eseguita alla perfezione e con quel piccolo supplemento d’anima, che oggi fa la differenza. Le squadre e il sottoscritto stanno già lavorando sodo per offrire un’esperienza culinaria che ci somigli, onesta e sincera. Perché le mie stelle sono i clienti”.
Fonte: Food & Sens
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Foto: @anthonypassant