“Non mi interessa se non abbiamo neanche una stella: il successo non si misura dai premi o dai soldi, ma da come cresce la squadra e da quanto bene lavora. La pensione? Non ci penso, faccio ginnastica e mangio sano. Le mie figlie hanno altri progetti, magari i nipotini”.
La storia
Fra le figure più influenti della cucina contemporanea, fondatore non di uno stile, ma di un intero filone della cucina, che ha cambiato perfino il modo di mangiare a casa, Nobu Matsuhisa è oggi alla testa di 55 ristoranti. Un numero francamente impressionante, che tuttavia è destinato a salire ancora, con l’apertura (fra le tante altre) di un locale a Madrid, dopo Siviglia e San Sebastian.
Secondo i piani in cinque anni dovrebbero sopraggiungere altri venti hotel, ciascuno con il suo ristorante, tutti ubicati in luoghi a forte vocazione turistica, dove sia possibile procacciarsi pesce di eccellenza. Un impero che Nobu, partito lavapiatti, ha costruito con i soci Robert De Niro e Meir Teper, lavorando sul concetto di cucina nikkei, storico metissaggio di gastronomia giapponese e peruviana. Il risultato è che questo arzillo settantaquattrenne vive in viaggio dieci mesi l’anno; gli altri due li trascorre a Los Angeles, dove risiede con la moglie, le due figlie e i nipotini, oppure nei dintorni di Tokyo, dove si rifugia in cerca di tranquillità.
“Sono molto orgoglioso di avere dato al mondo l’opportunità di scoprire che il sushi e il pesce crudo non sono per forza qualcosa di sgradevole, che puzza o ha un gusto forte, ma che possono essere qualcosa di fresco, pulito, semplice e delizioso. Ora la gente conosce meglio il pesce. È sano e non fa ingrassare. Io non ho mai mirato a essere influente. L’unica cosa che ho fatto nella mia vita, è stato avvicinare la cucina giapponese, adattandola alle diverse città per attirare il pubblico locale. Il segreto del successo è fare le cose col cuore, ma ciò che ha reso possibile questa espansione, è stata la trasmissione delle mie conoscenze sul modo di lavorare ai primi dipendenti, e questi a loro volta ai successivi. Quando crei una squadra, tutti sono formati e credono nella tua filosofia, non resta che espandersi e creare una famiglia più grande. La squadra è la cosa più importante e inizia sempre dal basso”.
“Non penso di andare in pensione. Mi curo, faccio una vita sana per avere più energie e poter dare di più. È importante e fa parte del mio lavoro essere presente, veder crescere tutta la squadra e motivarla. Quando ho iniziato avevo 24 dollari, ora nel borsellino ne ho 120. Non mi interessa fare i conti, anche perché ci pensa mia moglie, la migliore contabile del mondo. Per me il denaro non è importante, il valore del successo non lo calcolo così, ma da come cresce la squadra, quanti Nobu stanno aprendo e quanto bene si fanno le cose. Quando c’è questo, il resto arriva. Più delle stelle Michelin mi preoccupa vedere gli ospiti felici, che si godono il pasto e l’atmosfera. Non mi interessa se non abbiamo neanche una stella”.
“Adoro che mi copino. La cucina di Nobu è unica, diversa. Quando 25 anni fa ho pubblicato un libro di ricette, tutti mi hanno detto che sarebbero state copiate. Ma non mi è mai importato. Mi piace condividere ciò che facciamo con le persone, e se copiano le ricette vuol dire che piacciono. Puoi imitare il piatto, ma non sarà mai uguale perché lo faccio con amore. Mi lusinga ispirare persone che considerano i miei piatti tanto belli, da volerli copiare. Non tutti i cuochi hanno ricette iconiche e sono lieto di averne creata qualcuna. The Sun mi ha chiamato ‘the cod father’”. Tipo Godfather con Robert De Niro.
Foto di Copertina: @Nobu Kuala Lumpur
Fonte: El Pais