Si è svolta a Torino la finale del Bocuse d'Or Europe 2018 che ha visto la netta supremazia dei paesi nordici con al primo posto la Norvegia, seconda la Svezia e al terzo posto la Danimarca.
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Bocuse d'Or Europa 2018
Bocuse dopo Bocuse. Nell’anno in cui la cucina europea, quindi mondiale, ha perso i suoi due giganti, ha acquisito se possibile un’importanza ancor maggiore il concorso che ogni 2 anni laurea la scuola più forte del mondo. 5 ore e 35 minuti per preparare ricette al piatto e al vassoio sottoposte al giudizio di una giuria di grandi professionisti, anch’essa bipartita, composta dei presidenti di ogni squadra nazionale e di chef pluristellati, presieduta da Jérôme Bocuse, figlio di Paul, il trionfatore del 2016 Tamás Szèll, Carlo Cracco ed Enrico Crippa. L’intuizione, geniale, è datata 1987: per la prima volta una competizione era svolta in cooking show, anticipando di decenni la cucina spettacolo. Ma la novità è stato lo spostamento della finale europea nel sud del continente, a Torino, capitale indiscussa della gola.
Ieri sono usciti a raffica i piatti delle prime dieci squadre concorrenti: Polonia, Belgio, Islanda, Ungheria, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Francia. Hanno utilizzati prodotti vincolati quali fassona, riso, Castelmagno, asparagi, uova e per la prima volta spaghetti quale ingrediente a sorpresa, prima numero 3, poi numero 7 Barilla.
C’era grande attesa per la performance di Martino Ruggieri, trentenne pugliese di scuola Alléno (chef adjoint di Ledoyen Pavillon, passato per gli insegnamenti di Joël Robuchon, Riccardo Camanini e Heinz Beck), allenato da François Poulain con la regia di Luciano Tona, candidato a un trofeo che l’Italia non ha mai conquistato. Giocando in casa, si è allenato in condizione di favore presso l’accademia recentemente istituita. Ha gareggiato nella seconda manche insieme alle nazionali di Russia, Svezia, Croazia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Estonia, Turchia. Minimalista la ricetta al piatto, in stile Cracco, dedicata alla colazione in Puglia a base di uovo, formaggio ed erbe spontanee; più esuberante e narrativo il vassoio, con una grande ceramica di Albissola a forma di polpo azzurro. Per tema il vitello che voleva essere un tonno, ovvero una riedizione del vitello tonnato che cita il carnevale italiano, con l’uovo quale simbolo di rinascita, una girandola di guarnizioni en travesti e una particolare attenzione per la sostenibilità. Nel complesso un tentativo coraggioso di svecchiare il Bocuse uscendo da registri accademici, che non ci appartengono. Più gusto che pirotecniche vistose, fastose, pompose: perché questa è la cucina italiana. Senza tentazioni barocche.
Hanno passato il turno i primi tre, più altri sette a pari merito, dopo essere stati valutati in base a presentazione e gusto, materia e stagionalità, ma anche pulizia e scarto, quindi sostenibilità. Li ha annunciati Jérôme Bocuse, commosso per il tributo al padre: al terzo posto la Danimarca, al secondo la Svezia, in vetta la Norvegia con Christian André Pettersen. Biglietto per Lione anche per Finlandia, Francia, Belgio, Ungheria, Islanda, Regno Unito e Italia.
Saranno loro a sfidarsi con i finalisti degli altri continenti a Lione nel gennaio 2019. Il premio al migliore commis è andato all’italiano Curtis Mulpas. Per il piatto l’ha spuntata la Francia con l’uovo soufflé al Castelmagno nel guscio di frutta secca, capperi, rucola, ratatouille e spaghetti a parte; per il vassoio la Finlandia.