Michelin in Asia continua ad attenzionare indirizzi atipici e popolari: dopo lo street food di Bangkok, è il momento del ristorante di specialità peranakan gestito da una cuoca quasi settantenne, che per tutta la vita ha cucinato nella mensa di una fabbrica.
La notizia
Le vie del fine dining non saranno infinite, ma di sicuro sono tante e spesso pure accidentate. Succede ad esempio che in Malesia, dove la Guida Michelin ha appena messo piede, di quattro ristoranti stellati uno sia guidato da una donna di quasi settant’anni, Beh Gaik Lean, totalmente priva di qualsiasi infarinatura di alta cucina.Chef patron dell’Auntie Gaik Lean’s Old School Eatery a Penang, Beh è specializzata in cucina peranakan, sorta di metissaggio di influenze cinesi, indonesiane e malesiane, che dice di interpretare alla vecchia maniera. E i clienti accorrono numerosi, con o senza Michelin, se è vero che bisogna aspettare almeno due settimane per assicurarsi un tavolo. Sono attirati anche da prezzi che restano fra i più bassi al mondo per uno stellato: un pasto completo, togliendosi ogni sfizio, non supera mai i quaranta dollari.
Beh attribuisce il suo successo al culto del lavoro e al senso del sacrificio ereditato dal padre, che prestava servizio nell’esercito britannico. Tanto che per anni e anni racconta di aver lavorato indefessamente, facendo tutto a mano, “finché il sedere non si staccava”. Era già ben nota alla famiglia reale della Malesia, quando Michelin le ha messo gli occhi addosso, lodando le sue ricette segrete, custodite gelosamente per decenni, e la qualità del cibo senza compromessi.
Tuttavia, le manca qualsiasi tipo di formazione: non ha mai frequentato una scuola di cucina né lavorato in uno stellato. Ha iniziato a cucinare a 21 anni nella mensa di una fabbrica Motorola e solo dieci anni fa ha aperto il suo ristorante, dove oggi la affianca il figlio Adrian, che segue la gestione. Quando le è stato annunciato l’ambito riconoscimento, dopo un anno sotto esame, sapeva appena cosa fosse Michelin. “La conoscevo ma non sono molto pratica. Così quando ho saputo, ho googlato con calma e ho capito”.
La sua giornata in ogni caso non è molto cambiata. Inizia alle sei, quando si sveglia per cucinare per il tempio. Prima del servizio del pranzo si reca al mercato con Adrian per acquistare i prodotti freschi e non molla finché l’ultimo ospite serale non lascia il tavolo, sei giorni a settimana. Durante questa faticosa routine, consuma sei o sette pasti al giorno. “Amo il cibo, la parola dieta non fa parte del mio vocabolario”, scherza. “Il ristorante assorbe gran parte del mio tempo. Sono piuttosto spirituale e ho otto nipoti, penso sia abbastanza per me. Voglio solo morire felice”.
Fonte: Insider
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