Vini, Birre e Drink Wine Reporter

Chiara Ziliani, da architetto a “donna del vino” in Franciacorta

di:
Luca Gardini
|
1 Chiara Ziliani

Chiara Ziliani

La storia


La favola della Franciacorta, è indubbio, è una delle narrazioni più avvincenti della moderna enologia italiana, che inoltre ha il privilegio di utilizzare, come scenario, un territorio di bellezza abbagliante. Tra i tanti racconti appassionanti che la animano, quello di Chiara Ziliani, vignaiola in Provaglio d’Iseo, mi è sempre sembrato una dei più emblematici. Il cognome della famiglia è importante, certo, e soprattutto in Franciacorta, ma, c’è da sottolineare, nessuna parentela con Franco, il geniale precursore di tutta la fortuna moderna di quello straordinario quadrilatero a sud del Lago d’Iseo compreso tra i fiumi Oglio e Mella.


Eppure, la famiglia di Chiara appartiene ad una solida dinastia imprenditoriale. “Nel 1837 Evangelista Ziliani fonda l’azienda di famiglia MA.RE Spa, che si occupa della produzione di reti in fibre naturali,” mi racconta, “da allora fino ad oggi si sono alternate cinque generazioni e l’azienda si è trasferita da Brescia a Sulzano, per poi approdare nel 1975 alla sede definitiva, ovverosia Iseo. Oggi l’azienda è condotta dalla quarta generazione, Evangelista Ziliani e Gian Battista Ziliani, con la collaborazione dell’ultima generazione - la quinta -  cioè Italo e Mario Ziliani.” Un’azienda (o, meglio, una dinastia) che negli ultimi 185 anni (si tratta infatti di una delle rarissime imprese ultracentenarie del nostro territorio) evolve instancabilmente, fino a trasformarsi in leader mondiale nel settore dei monofili sintetici per la produzione di nastri trasportatori destinati al comparto cartario.



Mi dilungo su questi particolari non a caso, perché che il DNA di un’impresa agricola come quella di Chiara sia imprenditoriale decisamente non è un caso. Quando infatti Evangelista (papà di Chiara e stesso nome del fondatore), alla fine degli anni ‘90, sceglie di investire nella viticoltura ripristinando in toto un’azienda agricola risalente agli anni ’60, ha indubbiamente le idee cristalline. Intanto si decide fin da subito di non procedere (come usuale in Franciacorta) all’acquisizione di singole particelle in diverse collocazioni, ma di ampliare la collina di vigneti di proprietà, con l’idea quindi del corpo unico.



La presenza di terreni, ovviamente sulla classica matrice morenica, diversi, combinata ad altitudini ed esposizione differenti, unita alla scelta accurata di tipologie e cloni, provvederanno alla varietà di caratteristiche della materia prima di cui i prodotti franciacortini hanno indubbiamente bisogno. Quando poi a Chiara, neo-laureata in architettura, viene prospettato di occuparsi della tenuta, non ci pensa un attimo ed accetta.Devo dire la verità,” mi dice appunto, “nonostante abbia studiato tutt’altro e sapendo bene che occuparsi di viticoltura significa imboccare una strada senza ritorno, ho sempre pensato che potesse essere un lavoro adatto a me. Ovviamente vivere fisicamente ‘dentro’ l’azienda agricola, come faccio io, o si ama o si odia, niente di intermedio, ma devo ammettere che le soddisfazioni sono tante, e non ho mai avuto ripensamenti.”


L'azienda


Chiara si dedica fin da subito a studiare le lavorazioni, per garantire al processo quell’orientamento verso la qualità totale che, se vogliamo, è stato fin dall’inizio negli intenti dello stesso Consorzio, di cui parla volentieri durante la chiacchierata. “Del resto, se si fosse puntato a fare la gara allo Champagne si sarebbe perso in partenza”, aggiunge, “a mio avviso il grande valore aggiunto della Franciacorta è proprio questo, l’omogeneità di un movimento dove conta più il marchio territoriale che non la singola cantina, ed è sempre stato così. Magari essere un gruppo di imprenditori che in gran parte provenivano da altri mondi ha agevolato diverse condivisioni di buone prassi, come ad esempio puntare sulla qualità e sul rapporto qualità-prezzo, principi che nel mondo del vino non è mai facile rispettare, proprio a causa degli investimenti necessari.”


L’altro principio a cui fin da subito Chiara e la sua cantina hanno aderito è quello della sostenibilità, che, al di là delle certificazioni, che molto spesso rappresentano il classico specchietto per le allodole, si possono sintetizzare nello sforzo di ‘non intervenire’ il più possibile. Ovviamente gli intendimenti si concretizzano in un lavoro agronomico di impegno ed accuratezza, che a differenza del passato dura realmente 12 mesi. Eppure, non c’è alternativa per permettere a questi ormai 34 ettari, suddivisi tra Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero, di dare il proprio meglio nelle circa 400.000 (destinate a diventare a breve a diventare 500.000) bottiglie prodotte. Tutte caratterizzate da un magistrale equilibrio tra finezza, eleganza e religioso rispetto del varietale, caratteristiche che è difficile, anche se probabilmente sbagliato, associare ad una mano ‘femminile’ in cantina. Chiara invece mi dà ragione.


Io sono in generale una convinta sostenitrice,” dice infatti, “che in un settore in generale non sessista e non elitario, in cui il rapporto tra uomo e donna è sostanzialmente paritario, l’apporto della donna sia un valore aggiunto. Serve ad avere sempre l’attenzione a quei dettagli di sensibilità, accortezza e buon gusto che servono, e realmente, a fare buoni vini.” Una congiuntura in cui, aggiungo, probabilmente fare viticoltura non è esattamente un mestiere agevole.


Il momento è davvero difficile,” mi conferma Chiara, “perché alcuni aumenti nell’ambito della materia prima sono realmente imbarazzanti. In particolare, i rincari del vetro, che per noi produttori di bollicine sono ovviamente molto impattanti sulla gestione dei costi, sono diventati astronomici. Oltre a questo, pesa l’attuale crisi delle imprese produttrici in Ucraina, dovuta alla guerra, storicamente la nazione leader per il nostro mercato, che si stanno traducendo in ritardi nell’evasione degli ordini anche di molti mesi. Sbagliato, a mio avviso, cedere alla tentazione di rincarare drasticamente il prezzo delle bottiglie. In questa fase credo sia giusto che all’imprenditore rimanga in carico il rischio d’impresa, perché riversare quel rischio sul cliente non sarebbe una scelta di prospettiva.”


Non c’è che dire, una vision davvero accurata, conferma, nel caso ce ne fosse bisogno, che l’imprenditoria italiana in campo vitivinicolo sta facendo passi da gigante nella direzione dello svecchiamento dei processi, anche in una logica di impresa profondamente e orgogliosamente familiare, come quella di Chiara Ziliani.

Indirizzo


Cantina Chiara Ziliani

Via Franciacorta 7- 25050 Provaglio d'Iseo in Franciacorta, Brescia

Tel.+39.030.981661

Sito web

Wine Reporter

mostra tutto

Rispettiamo la tua Privacy.
Utilizziamo cookie per assicurarti un’esperienza accurata ed in linea con le tue preferenze.
Con il tuo consenso, utilizziamo cookie tecnici e di terze parti che ci permettono di poter elaborare alcuni dati, come quali pagine vengono visitate sul nostro sito.
Per scoprire in modo approfondito come utilizziamo questi dati, leggi l’informativa completa.
Cliccando sul pulsante ‘Accetta’ acconsenti all’utilizzo dei cookie, oppure configura le diverse tipologie.

Configura cookies Rifiuta
Accetta