Mondo Vino

Sting vuole scalare le classifiche mondiali del vino e si affida a uno dei più grandi enologi del mondo: Riccardo Cotarella

di:
Marco Colognese
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La Notizia

E così sarà Riccardo Cotarella, presidente degli enologi italiani e copresidente internazionale, il nuovo enologo scelto da Sting per il Palagio, tenuta che possiede da una ventina d’anni a Figline Valdarno sulle colline fiorentine. Dopo Bruno Vespa, Massimo d’Alema, Bruno Cucinelli e un altro centinaio di imprenditori, si tratti di vignaioli o di investitori da altri settori, anche la star sceglie di alzare l’asticella con la collaborazione di un professionista di successo. Come racconta Luciano Ferraro sul Corriere della Sera “Sting volta pagina. Vuole vini che lo rappresentino, all’altezza del suo successo come cantante. Produrrà un nuovo supertuscan, a base di Cabernet franc e Merlot. E uno spumante con uve Sangiovese. Assieme a un Chianti, saranno le hit con le quali, come accade con le sue canzoni, vuole scalare le classifiche mondiali del vino”. “Cambio la mia band del vino”, ha dichiarato il cantante britannico già leader di una band storica come i Police: “Come nella musica, quando cerchi collaboratori speri di attrarre i migliori.


Ricardo Cotarella è in cima alla lista nel suo campo e condivide la nostra filosofia: di prendersi cura del benessere a lungo termine del terroir. Non vogliamo sfruttare la terra. Ma lavorarla in modo che resti integra. Siamo stati molto fortunati in questi vent’anni ad avere collaboratori che avevano la nostra stessa filosofia nei confronti dell’ambiente. Come succede nella musica, i collaboratori di talento possono aiutarti a trovare migliorie che sarebbero impossibili da raggiungere da soli». A quanto pare Sting è molto ispirato dal Montiano, merlot in purezza di Cotarella, al cui stile vorrebbe ispirare i suoi vini ai quali ha dato con la moglie Trudie Styler il nome di brani celebri come “Message in a bottle”, “Sister moon” e “When we dance”. «Abbiamo iniziato questa avventura con umiltà, come studenti — racconta la coppia —, e continuiamo a sentirci studenti del primo anno di enologia, imparando dai migliori e restando umili». «Vogliamo dimostrare che un vino di successo può essere prodotto in modo sostenibile senza compromettere la salute a lungo termine del territorio».


Si sentono legati all’Italia, un legame rafforzato dai mesi che stanno trascorrendo a Figline durante la pandemia. «Qui, trent’anni fa, è nato mio figlio — ricorda Trudie — al Palagio abbiamo messo radici profonde. Questo non è soltanto un tetto, ma un luogo per connetterci alla terra. E lo dico da figlia di un contadino. Stiamo facendo tesoro del nostro lungo periodo in Toscana, anche se ci mancano moltissimo i nostri figli e i nipoti che abitano negli Stati Uniti. Quello causato dal Covid è stato un drastico cambiamento di ritmo per Sting e per me, ma abbiamo colto l’occasione per prendere alcune decisioni importanti sul futuro del nostro vigneto in Toscana. Come la collaborazione con Riccardo Cotarella. Ora siamo entusiasti». Cotarella, che lavora con una squadra di ventiquattro enologi, ha dichiarato: «Ci siamo subito trovati d’accordo — spiega Cotarella, che lavora con un team di 24 enologi — sulla necessità di cambiare puntando sulla massima qualità, il Palagio ha tutte le carte in regola per ottenerla. Seguiremo tutta l’attività dell’azienda, dal vigneto all’affinamento dei vini».


Sting è convinto che la pandemia favorirà il cambiamento anche per quanto riguarda le idee e le merci. «Non sono un indovino, non posso prevedere se i gusti dei consumatori muteranno riguardo al vino, ma so che la qualità prevarrà in tutti i campi dell’attività umana, nelle arti e nell’agricoltura». A questo punto si tratta di attendere i risultati dell’attività del noto enologo, ma sul web com’era prevedibile si stanno scatenando le immancabili fazioni. Noi, invece, attendiamo di degustare.

Wine Reporter

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