A Milano il gusto diventa alta moda grazie alla collaborazione fra Nobu e Armani e alla cucina del talentuoso Antonio D’Angelo. Ma la filosofia giapponese è pronta a conquistare anche Roma. Tutto quello che c’è da sapere, dall’insegna meneghina alla nuova apertura.
In copertina dekostop una foto di Nobu Matsuhisa con il co-fondatore del brand, Robert De Niro, e l'hotel recentemente inaugurato a Roma.
L’arrivo a Roma: dal progetto alla concretezza
Il 2025 segna una data importante per il brand: con l’apertura del Nobu Hotel & Restaurant Roma, finalmente la capitale accoglie nel suo cuore (Via Veneto) la filosofia Nobu, unendo cucina, ospitalità e design. L’hotel nasce dall’ex Grand Hotel di Via Veneto, trasformato con cura dallo studio internazionale di design, che mescola il minimalismo giapponese con l’eleganza romana. La sera dell’inaugurazione, la tradizionale “Sake Ceremony” (rito benaugurale per ogni nuova apertura del marchio) ha consacrato l’ingresso di Nobu nella mappa del gusto romano. Da oggi, dunque, Roma non avrà solo un ristorante d’élite: avrà un’esperienza completa — ristorante, hotel, spa, rooftop — dove vivere il lifestyle Nobu. L’ambizione è chiara: non solo replicare, ma adattare lo spirito a una nuova città, con rispetto per la tradizione e un sguardo internazionale.

Per chi conosce Milano, per chi già vive le sue luci e i suoi sapori: questa apertura significa ritrovarsi in un contesto familiare, eppure diverso, pronto a sorprendere anche i palati più abituati. Immagino una sera romana, con le luci calde, l’aroma del miso, il tintinnio di flute e un sushi counter che spicca come un palco: ti svegli in un’altra città, ma sei avvolto da una stessa filosofia, da un’identica armonia tra cibo e ospitalità. Un sogno che diventa concreta promessa.

Nobu Milano. Gli spazi, l’atmosfera: eleganza internazionale e ospitalità su misura
Sedersi da Nobu Milano è come accomodarsi nel salotto di un viaggiatore raffinato, che ha raccolto ricordi e profumi da ogni angolo del mondo — ma sempre con la cura per i dettagli. La sala ampia, il sushi counter ben visibile, l’illuminazione studiata suggeriscono rilassatezza e compostezza: ogni tavolo diventa un palcoscenico, ogni piatto un atto. Quando Roma spalancherà le sue porte, l’effetto sarà ancora più suggestivo: lo studio di design ha promesso interni che parlano di eleganza sottile, materiali raffinati, spazi curati, equilibrio tra privato e sofisticato. È una delle doti di Nobu: non serve clamore. Serve armonia. Dove ogni luce, ogni tavolo, ogni piatto è pensato per far vivere il gesto del mangiare come un’esperienza da assaporare con tutti i sensi.


La cucina: tradizione, tecnica e un pizzico di ribellione
La cucina di Nobu Milano — così come quella che Nobu vuole proporre a Roma — è saldamente ancorata alla visione dello chef Matsuhisa, ma interpreta l’idea con sensibilità mediterranea e contemporanea. Alla guida della proposta di Nobu Milano c’è l’Executive Chef Antonio D'Angelo, che da anni plasma la cucina del ristorante, combinando rispetto per la tradizione dello chef Nobu Matsuhisa con sensibilità mediterranea e contemporanea.

Il suo approccio è chiaro: usare materie prime di qualità, anche locali o importate con cura, mettere a fuoco piatti che parlano di armonia tra sapore, texture, estetica e gusto internazionale. L’intento è offrire un’esperienza gastronomica che, pur restando fedele allo stile “Nobu”, si adatti al contesto milanese e italiano: non una riproposizione pedissequa, ma una reinterpretazione consapevole. Negli anni, Nobu Milano è diventato laboratorio di piatti “signature” e di menu degustazione, in cui la tradizione giapponese si mescola a influenze globali, per un racconto del gusto capace di sorprendere senza tradire le radici.

“La cucina non è mai ostentazione, ma equilibrio. È la perfetta armonia tra il profondo rispetto per la materia — pesce, carne, crostacei — e la libertà di osare”, così ci racconta chef D’Angelo. “Manipolazioni delicate, combinazioni audaci, contrasti calibrati. Ogni forchettata è un dialogo tra texture, temperature, aromi.” E quando lo chef stesso — come è accaduto dal 4 al 6 giugno 2025 — torna nella sua “casa milanese” per offrire una cena esclusiva e presentare piatti nuovi, si percepisce netta la volontà di rinnovarsi senza dimenticare le radici. “Dall’esperienza direttamente con Nobu-san questa estate abbiamo portato ancora di più la contaminazione cosmopolita ma marcatamente giapponese al locale. In particolare nella tecnica nipponica, creando piatti che raccontano tempi, culture, stagioni.”

Il menu di Nobu Milano: un viaggio in sapori, contrasti e sorprese
Ho avuto il piacere di assaporare alcune delle nuove proposte del menu 2025, e l’esperienza è stata come il famoso abito sartoriale del mio incipit, cucita su misura per soddisfare alte esigenze. La cena si è aperta con una serie di “snack” che sembravano piccoli dipinti di sapore: un bignè con sgombro marinato, una mela osmotizzata con wasabi — un inizio che stuzzica, incuriosisce, prepara il palato come un risveglio lento di sensazioni. Poi l’anguilla cotta con mirin e soia e foglie di shiso, raffinata e leggermente affumicata; un’ostrica pastellata con maionese arricchita da polvere di buccia di limone bruciato e alga kombu — un’intersezione tra mare e bosco, tra iodio e fumo levigato. Il primo atto forte è stato la bresaola di wagyu, accompagnata da daikon amazu, olio al chimichurri e erbe fresche: un piatto che sussurra potenza e delicatezza allo stesso tempo — carne morbida, leggerissima dolcezza del daikon, un tocco vegetale che pulisce il palato e invita al boccone successivo, in un gioco di richiami e contrasti.

Poi, un rombo trattato in stile “umami-jime”: pelle di prosciutto stagionato che avvolge la carne, foglie di shiso, spuma di mela e carote — una costruzione complessa, quasi architettonica, in cui ogni elemento ha il suo posto per esaltare la delicatezza del pesce con sapori terziari, profumi di sottobosco e un tocco di acidità fruttata. E lo sgombro anamazuke: marinato, leggermente amido di patate, sedano, cipolla caramellata — un piatto che porta con sé la memoria del mare, della marinatura tradizionale, del fumo e della terra, con la sua salsa quasi come una carezza che equilibra il salmastro e il minerale. Uno dei momenti più coraggiosi? Un ramen “cacio e pepe” con cannolicchi: sì, avete letto bene.

Un tentativo audace di contaminare la tradizione italiana con la filosofia Nobu, un piatto che sfida pregiudizi (e palati), sottile come velluto ma deciso come un richiamo. In quel brodo c’era tutto: la sapidità, la morbidezza, la creatività. Forse non per tutti, ma sicuramente per chi è pronto a osare. Sicuramente ve lo consiglio. Al centro del menu — pièce de résistance — il classico immancabile: Black Cod Miso. Pescato, marinato, curato con pazienza, cotto al punto giusto. Manca quasi il bisogno di descrivere: basta il profumo — la dolcezza del miso che caramella, la consistenza quasi burrosa del merluzzo, per capire che quel piatto è un’icona, un atto d’amore per la materia e per la storia stessa del ristorante.


La selezione di sushi e sashimi, essenziale ma curatissima, alterna momenti di rigore e istanti di sorpresa: nigiri, uramaki, crudità stagionali, ognuno trattato con rispetto, ma con quel tocco di modernità che evita il dogma. Il “New Style Sashimi”, per esempio, con miso asciutto e yuzu, o le proposte con crudi reinterpretati, dimostrano che Nobu non teme l’evoluzione, purché guidata da coerenza e gusto. E per chi vuole farsi guidare, l’Omakase, menu degustazione firmato Nobu, è un’esperienza da concedersi: sei o sette portate, scelte dallo staff, equilibrate, pensate per offrire un viaggio che attraversa texture, temperature, profumi, consistenze.



Il senso di essere “Nobu”: cucina come racconto, gusto come nostalgia
Ciò che colpisce davvero, seduti a uno dei tavoli di Nobu Milano — o pensando a quello che sarà a Roma — è la capacità del ristorante di parlare un linguaggio duplice: da una parte il rispetto quasi rituale per la tradizione nipponica, dall’altra la curiosità di chi sa guardare avanti, contaminare, sperimentare. Quando assaggi un piatto come il Black Cod Miso, o il rombo con pelle di prosciutto e shiso, o gli snack che mischiano mare e fumo e terra — hai la sensazione di un ponte: un ponte tra culture, epoche, territori, palati. Non è solo cibo: è geografia, memoria, emozione.

Ecco perché Nobu non è mai scontato: perché ogni cena può essere diversa, ogni menu può raccontarti una storia diversa. E per chi accetta l’invito, l’esperienza diventa personale: una riflessione sul tempo, sul gusto, sulla materia. Nobu Milano non è solo un ristorante. È un’esperienza che parla di mare, di fumo, di contrasti e di equilibrio. È un viaggio che attraversa culture, ingredienti, storie. È una casa che, ogni volta che ci torni, riesce a farti sentire ospite e insieme protagonista.

E se Nobu è capace di rinascere a Roma, portando con sé lo spirito che l’ha reso celebre — con piatti iconici, menu degustazione, ospitalità attenta, eleganza sobria — allora è lecito sognare che la cucina giapponese d’autore possa continuare a crescere, cambiare, sorprendere. Perché alla fine il cibo — se trattato con cura, rispetto e creatività — non è solo nutrimento. È memoria. È scoperta. È emozione. Come un abito cucito appositamente per te.
Contatti
Nobu Milano- Armani Hotel Milano
Via Gastone Pisoni, 1, 20121 Milano MI
Telefono: 02 6231 2645
Via Vittorio Veneto, 155, 00187 Roma RM