Pasticceria

Il miglior panettone 2025 si fa in Asia: Taiwan vince il Campionato mondiale

di:
Elisa Erriu
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copertina panettone taiwan

Friedrich Nietzsche diceva: “Non è il dubbio, è la certezza che rende folli”. Potrebbe sembrare folle che non sia più Milano la capitale certa e sicura del panettone, eppure staremmo ancora mangiando cereali e acqua se non ci si fosse aperti al nuovo, alle meravigliose e continue scoperte (anche in cucina). 

La notizia

A Host – Fiera Milano, davanti al pubblico delle grandi occasioni, Taiwan ha conquistato il titolo di Campione del Mondo del Panettone 2025, ribaltando ogni aspettativa. Il dolce simbolo dell’Italia, nato tra botteghe lombarde e inverni nebbiosi, ha trovato nuova vita in un laboratorio orientale, fra mani che impastano con la calma di chi misura il tempo non con l’orologio, ma con il respiro del lievito. Sul podio, Argentina al secondo posto e Australia al terzo: un trittico di paesi lontani, uniti da un linguaggio che attraversa frontiere e dialetti. Dopo quattro giornate di competizioni a Verona, le nove nazionali finaliste – Argentina, Australia, Brasile, Cina, Germania, Giappone, Perù, Spagna e Taiwan – si sono sfidate dal vivo davanti a una giuria composta da maestri pasticceri e professionisti del settore. L’Italia, vincitrice nel 2023, questa volta ha ceduto lo scettro, lasciando che il panettone trovasse una nuova casa, almeno simbolicamente.

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Ogni squadra ha portato in gara tre versioni del grande lievitato: il Classico Italiano, il Cioccolato e l’Innovativo al Gelato, oltre a cimentarsi in prove che somigliavano più a performance artistiche che a test di cucina: la Monoporzione Circolare, il Fiore di Lievito Madre e il Panettone Decorato. Ogni impasto raccontava una storia, un’identità, una temperatura emotiva. Dietro a tutto questo, l’organizzazione dell’Accademia dei Maestri del Lievito Madre e del Panettone Italiano, che con il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e la collaborazione di HostMilano, ha trasformato il campionato in una vera e propria celebrazione del sapere artigiano. Non solo una sfida, ma un rituale che afferma quanto la cultura del lievito madre sia, ormai, patrimonio condiviso.

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Quest’anno, la vittoria di Taiwan ha avuto il sapore della meraviglia. Perché dietro l’apparente semplicità di un dolce natalizio, c’è la precisione millimetrica di una scuola che ha imparato a fondere la disciplina orientale con la sensibilità europea. Ogni fase – dall’impasto all’incordatura, dalla pirlatura al raffreddamento capovolto – è stata eseguita come un esercizio di meditazione: silenzioso, armonico, rispettoso del tempo. Sei diverse giurie hanno decretato il trionfo dell’isola asiatica, sommando valutazioni tecniche e artistiche. Il panettone vincitore ha convinto per equilibrio, texture e profumo, ma anche per la capacità di mantenere viva la struttura originaria del dolce pur reinterpretandola con una personalità distinta. Una vittoria che parla di ascolto, di studio, e di un amore quasi religioso per la fermentazione naturale.

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Il successo di Taiwan è anche il segno di un cambio d’epoca: il panettone non è più un simbolo esclusivamente italiano, ma un codice condiviso tra culture diverse. A Taipei, le pasticcerie artigianali crescono come piccole ambasciate del gusto europeo; i maestri lievitisti studiano a Milano, poi tornano in patria con il desiderio di tradurre quella sapienza in nuove forme. Così il dolce lombardo si veste di ingredienti locali – agrumi asiatici, miele di litchi, vaniglia di Formosa – ma resta fedele alla sua anima: la leggerezza che nasce dalla lentezza. L’atmosfera della finale è stata quella di un teatro del lievito: impastatrici che giravano come tamburi, mani che sollevavano cupole dorate con la delicatezza con cui si maneggia un oggetto sacro, profumi che sembravano sospesi nell’aria. Ogni gesto, in fondo, era un atto d’amore verso la materia viva del lievito madre, custode di memoria e identità. Mentre le giurie assaggiavano e prendevano nota, il pubblico osservava in silenzio: non c’era soltanto l’attesa di un verdetto, ma la consapevolezza di assistere a un passaggio di testimone culturale. Dall’Italia al mondo, dal forno di Milano a quello di Taipei, la pasta madre si è fatta ambasciatrice di un modo di intendere la vita: paziente, ciclico, ostinato.

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Argentina e Australia, con i loro panettoni dal carattere deciso, hanno completato un podio che racconta la vitalità del dolce più viaggiatore del pianeta. Dalle Ande ai tropici, il burro incontra le spezie, i canditi diventano frutta tropicale, ma il gesto resta identico: impastare, attendere, lasciar crescere. Per l’Italia significa che la tradizione è diventata lingua franca, capace di ispirare e di farsi tradurre senza perdere la propria musicalità. Il panettone, dopotutto, non appartiene più a una sola terra: appartiene a chi lo comprende davvero, a chi lo lascia respirare. L’edizione 2025 del Panettone World Championship ha dunque un sapore preciso: quello dell’incontro. Della contaminazione virtuosa tra maestria italiana e sensibilità internazionale. E nella lenta danza del lievito madre, che gonfia e respira come un cuore, si riconosce la lezione più semplice: la perfezione non nasce mai dall’urgenza, ma dal rispetto dei tempi. Taiwan l’ha capito, e per questo, quest’anno, ha meritato di vincere.  Evviva il nuovo, evviva il progresso!

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