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Le Due Matote: il relais del ‘600 con uno chef campano che conquista l’Alta Langa

di:
Claudia Concas
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Due giorni nelle Langhe al relais Le Due Matote, tra suite di charme, cucina mediterranea firmata Luca La Peccerella e il ritmo lento dell’Alta Langa.

Basta mettere piede a Le Due Matote per capire che si è finiti in un posto speciale. A Bossolasco, nel cuore dell’Alta Langa, la bellezza si mostra attraverso i dettagli, in un equilibrio leggero tra eleganza e semplicità. Qui, tra case in pietra, quiete e panorami che si aprono come quinte teatrali, tutto invita a rallentare. È un lusso gentile, che profuma di rosa anche fuori stagione — perché questo è il paese delle rose e il giardino del relais ne custodisce numerose varietà.

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Il manifesto è semplice e chiaro: Relax, eat & repeat. Si arriva per staccare, si resta per la cura, si torna per la meraviglia. La meraviglia di una piscina a sfioro che si confonde con il verde delle vigne, di una spa firmata [comfort zone] dove ogni gesto è un rituale e di una proposta gastronomica che mette insieme raffinatezza e spontaneità. Da un lato c’è L’Orangerie, il ristorante guidato dallo chef Luca La Peccerella, che intreccia Langhe e Mediterraneo in piatti dal carattere profondo. Dall’altro Il Giardino, la pizzeria nella corte interna, dove la tradizione partenopea si veste di leggerezza e convivialità. E poi c’è il team, giovane e appassionato, pronto ad accoglierti con una gentilezza mai stucchevole. Nulla di artefatto, solo l’espressione sincera di un territorio che qui, più che raccontarsi, vuole farsi vivere.

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Un rifugio di charme tra le rose  e vigneti dell’Alta Langa

Adagiato a 750 metri di altitudine, nel cuore più autentico dell’Alta Langa, Le Due Matote è un relais dal fascino discreto, nato dal sapiente recupero di un antico casale seicentesco. Ogni dettaglio racconta una storia e una visione: quella di Arianna Cefis, imprenditrice dal gusto raffinato e dall’anima nomade, che ha scelto di far rinascere questo luogo come rifugio di bellezza. Dopo quarant’anni trascorsi in Inghilterra tra moda e comunicazione, ha seguito un richiamo profondo verso queste colline, attratta da un paesaggio di rara poesia e da un fiore – la rosa – che qui è simbolo e spirito guida.

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Il relais si sviluppa intorno a un giardino all’italiana rigoglioso, abitato da oltre mille varietà botaniche tra cui dodici specie di rose antiche, che profumano l’aria da maggio a settembre. Tutto è pensato per fondersi con il paesaggio: travi antiche riutilizzate, cementine recuperate da vecchie cascine, mobili d’epoca, edera rampicante che dialoga con la vallata, come se l’architettura scomparisse nella natura. Le sei suite, tutte diverse, riflettono un’idea di ospitalità intima e sartoriale: materiali naturali, pezzi unici, giardini privati, caminetti e letti storici. Niente TV, perché qui sono il silenzio e la luce a raccontare il tempo. La Imperial Suite Botticelli custodisce un letto appartenuto a Napoleone; la Olivia Rose Austin guarda sulle colline; la Center Stage Garden Suite accoglie con un camino e un giardino affacciato sui filari di Pinot Noir. Ogni stanza è un universo privato che riflette l’anima del luogo.

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All’esterno, la piscina a sfioro si confonde con l’orizzonte collinare, mentre nell’area benessere firmata [comfort zone] si può ritrovare l’equilibrio grazie a trattamenti ayurvedici, rituali naturali e una vasca terapeutica riscaldata. Una filosofia che continua nel rispetto per l’ambiente: energia solare, compostiera, irrigazione con acqua piovana, ricariche per auto elettriche e packaging ridotti al minimo sono parte integrante dell’esperienza. A Le Due Matote, ogni gesto – dall’accoglienza alle attenzioni in camera – riflette un lusso nuovo, etico e radicato nel territorio. Un invito a rallentare e riscoprire il piacere dell’essenziale.

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La stanza in cui ho soggiornato si chiama Princess Anne e il nome calza perfettamente: letto a baldacchino d’epoca al centro, parquet originale che scricchiola con grazia sotto i passi, cementine autentiche che rivestono il bagno e la grande doccia. Anche la colazione segue questo l’approccio sostenibile, senza però provarsi del piacere per il palato: niente buffet da grande hotel, ma una scelta del cliente fatta la sera prima, per evitare sprechi e concentrarsi su ciò che davvero si desidera mangiare.

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Un team giovane e preparato che trasforma l’ospitalità in esperienza da ricordare

Dietro la quiete scenografica di Le Due Matote c’è un team affiatato, formato da professionisti che hanno scelto di mettere competenza e visione al servizio di un’idea precisa di accoglienza: sartoriale, calda, autentica. Alla guida dell’ospitalità c’è Carlo Cori, direttore esperto con un solido background in hotel di lusso e concept innovativi. Il suo percorso lo ha portato a lavorare tra Roma, Milano, l’Irlanda e il Regno Unito, sviluppando un approccio internazionale e dinamico. Membro dell’associazione Les Clefs d'Or e premiato per le sue doti da receptionist, oggi è il volto dell’accoglienza del relais, capace di rendere ogni soggiorno un’esperienza su misura, discreta ma memorabile.

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Nel cuore della sala e della ristorazione troviamo Salvatore De Biase, classe 1991, responsabile F&B e maître dell’Orangerie. Con una visione a tutto tondo del settore – dalla cucina alla sala, dai resort stellati ai locali di tendenza – De Biase combina rigore gestionale e capacità di problem solving, garantendo fluidità e cura dei dettagli in ogni servizio. La cucina, anima pulsante del relais, è nelle mani dello chef Luca La Peccerella, che interpreta con grazia il dialogo tra la sua Campania e le Langhe. Dopo anni tra hotel blasonati come Armani e Bvlgari Milano, approda a Bossolasco per dare voce a una cucina fatta di memoria, stagionalità e delicatezza emotiva. A ispirarlo, i gesti della nonna e l'insegnamento del suo mentore Filippo Gozzoli, che gli ha trasmesso l’importanza dell’equilibrio, non solo nei piatti ma anche nei sentimenti.

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Al suo fianco, Lorenzo Manosperti, giovane sous chef in costante crescita. Con un percorso iniziato a Milano e arricchito da esperienze internazionali tra Giappone e Perù, porta una sensibilità contemporanea e un respiro internazionale alla cucina dell’Orangerie. Il suo talento è stato recentemente riconosciuto con il Acqua Panna Award for Connection in Gastronomy 2025, conquistato durante la semifinale italiana della S.Pellegrino Young Chef Academy, con il sostegno dello chef La Peccerella. C’è una forte coesione tra i reparti, che si traduce in un clima sempre armonico. L’eleganza c’è, e si vede, ma non mette mai a disagio. È uno di quei posti dove ti senti subito a tuo agio anche se è la prima volta che ci metti piede.

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Lo chef Luca La Peccerella: radici partenopee, visione langarola

Classe, ironia, tecnica. Luca La Peccerella è uno chef che non ha paura di mescolare, anzi: nella sua cucina il Nord e il Sud si tengono per mano. La sua cucina ha memoria, ma non nostalgia. Insegue i gesti antichi della nonna che pesava la farina con i pugni, ma li reinterpreta con consapevolezza, tecnica e un pizzico di "cazzimma" napoletana. È un cuoco che cucina come si scrive una lettera d’amore: con cura, seduzione e un po’ di poesia.

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Il light lunch tra orto e leggerezza

A Le Due Matote, anche una pausa pranzo sa raccontare lo stile del luogo. Essenziale ma curata, pensata per chi desidera staccare con leggerezza, senza rinunciare al gusto. Il light lunch de L’Orangerie non è un’interruzione della giornata, ma una parentesi armonica che si inserisce con naturalezza nel ritmo del relais. Verdure fresche dell’orto, selezioni di piccoli produttori locali, pani fragranti e preparazioni che rispettano le stagioni e il prodotto: ogni elemento è studiato per offrire un pasto che dona gusto, ma non appesantisce. Qui l’idea di benessere attraversa ogni dettaglio. Il light lunch è un invito a godersi il giardino, ascoltare il silenzio e farsi accompagnare da una cucina che, con semplicità sa farsi ricordare.

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La cena all’Orangerie: un racconto che parte dal Piemonte e arriva al Mediterraneo

La cena inizia con pane e grissini preparati in casa, accompagnati da un burro salato di Normandia e da un olio extravergine che racconta subito l’attenzione per le materie prime. È il primo gesto di un percorso che  punta allo stupore, l’effetto che si ha quando le cose sono fatte bene. La bruschetta secondo La Peccerella è una focaccia soffice, servita con un pomodorino ripieno di salsa di pomodoro confit: un piccolo rito da completare al tavolo, semplice, ma capace di coinvolgere chi mangia.

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Poi arriva Zuppa di pesce… dieci anni dopo. È un brodetto elegante, profondo, con note marine nitide e una vena affumicata. Il pesce al vapore gioca in sottrazione, forse un filo timido, ma il piatto funziona per densità. Con Nuda & Cruda, l’anatra si serve accanto a una crema di carote vibrante e spinaci conditi con una precisione che non cerca effetto. È il vegetale, più che la carne, a sorprendere.

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Il piatto più intenso arriva con il fusillone Bolognese di seppia SO: un ragù sapido, marino, bilanciato da un velo di seppia che aggiunge freschezza alla profonda intensità dell’umami C’è la scorza di limone, ci sono le erbe aromatiche, ma soprattutto c’è quella sensazione sempre più rara in una degustazione di volerlo fare durare di più. È questo, un piatto eccellente. Si entra poi nel territorio più intimo dello chef, dove memoria e tecnica si intrecciano con estrema libertà. I due signature non riassumono soltanto la visione di cucina dello chef: ne sono l’identità.

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I signature dish dello chef: equilibrio, memoria e identità

I Plin “Omaggio a nonna Ida” sono forse il piatto che più di ogni altro racconta l’identità dello chef. Due versioni, due radici, due gesti che si incontrano. Da un lato, il plin tradizionale, servito al tovagliolo, con un ripieno essenziale come vuole la Langa. Dall’altro, un plin ripieno di ragù napoletano preparato con sette carni e sette ore di cottura: denso, carnale, intenso. L’uno è un omaggio al territorio che lo ha accolto, l’altro è un richiamo diretto alla memoria familiare, ai pranzi della domenica, al profumo del sugo che sobbollendo segna il tempo. In mezzo, un gesto antico: quello del tovagliolo intinto nel Barolo prima del servizio. Il piatto non cerca un compromesso tra Nord e Sud, ma li lascia convivere, dialogare con naturalezza. Non è solo un gioco di contaminazioni: è un atto di riconoscenza verso entrambe le terre.

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L’altro piatto manifesto è la Pizzetta fritta con vitello tonnato. Uno dei primi nati nella cucina dell’Orangerie, oggi diventato simbolo del suo equilibrio. La base è una pizzetta fritta morbida, con una crosticina leggera che ricorda nel colore i vicoli assolati del Sud in estate. Sopra, il vitello tonnato si ricompone con jus, capperi di Pantelleria, insalatina dell’orto. Un classico sabaudo che mantiene la sua eleganza, ma si lascia avvicinare, quasi sedurre. È un piatto che racconta una doppia anima, quella solare e istintiva di chi arriva dal Mediterraneo e quella rigorosa e profonda della Langa.

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Il dessert? Rinfrescante come una passeggiata nel giardino

Il dessert “Green” chiude la cena con estremo equilibrio. Un piatto fresco, vegetale, pulito. Mela verde, kiwi, sedano, pomodoro, piselli: più che un dolce in senso stretto, è un esercizio di leggerezza e freschezza. Una composizione verde che non punta alla dolcezza, ma alla vitalità delle materie prime, con una copertura vegana al cioccolato bianco che tiene insieme il tutto con garbo.

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Nel menu convivono anche altre proposte di dessert che seguono la stessa linea espressiva. Il giardino dei limoni gioca con agrumi, limoncello e liquirizia, evocando il Mediterraneo con una forma sferica che richiama la solarità e il senso di accoglienza. Sfumature di natura è invece una riflessione sul territorio, dove patate, topinambur e nocciole piemontesi diventano dessert, tra croccanti e cremosi, con l’orto che torna protagonista anche fuori stagione. Sottobosco prende spunto dai ricordi d’infanzia, restituendo l’emozione semplice di un sorbetto, ma con dettagli più maturi: lampone, cannella, barbabietola.

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I dessert de L’Orangerie non chiudono semplicemente il pasto: lo distendono e lo alleggeriscono. E raccontano, ancora una volta, una cucina che punta unicamente al gusto.

Contatti e info

Le Due Matote Relais

Località Curine Pratofreddo - Bossolasco (CN)

Info & Prenotazioni: +39 347 749 4706

Email: reservations@leduematote.com

Website: https://leduematote.com/

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