Spostandosi verso Oriente, il copione cambia radicalmente. In Giappone, Corea del Sud e Cina, la mancia può essere percepita come un’offesa: qui la qualità del servizio è parte dell’onore personale e della professione, non qualcosa che si premia con monete.
Alcuni ringraziamenti non passano dalle parole, ma si posano leggeri accanto al piattino del caffè, scivolano silenziosi sotto il tovagliolo o brillano nell’ombra di una mancia lasciata sul comodino di un hotel. Un gesto che in certi angoli del mondo è una carezza riconoscente, altrove una gaffe vestita d’oro. Il denaro, quando diventa ringraziamento, sa parlare tutte le lingue – ma con accenti e sfumature che solo chi ha orecchio per il galateo culturale sa cogliere. Dare la mancia, nel mondo, è un'arte fatta di tatto, discrezione e geografia. Ed è facile, se distratti, inciampare nella buona educazione.
Come cambia la mancia in Europa: ecco dove è un uso consolidato e come funziona
Immaginatevi in una trattoria romana, dove il pane è croccante, la tovaglia a quadri e il “coperto” – quella voce quasi poetica in fondo allo scontrino – racconta già parte del servizio. In Italia, la mancia non è mai obbligo, ma se il servizio scalda il cuore, un 5-10% è un segno di gratitudine ben apprezzato. A fianco, Spagna, Portogallo e Grecia si muovono con lo stesso ritmo mediterraneo: qui qualche euro lasciato sul tavolo racconta che vi siete sentiti a casa. In Croazia, dove l’ospitalità è quasi liturgia, si può salire fino al 15% se il conto non include coperti. La Turchia, invece, la mancia la considera quasi un’estensione naturale del pagamento. In ristoranti, hotel o taxi, l’abitudine è quella di arrotondare o lasciare un 10% fisso. Un gesto che parla il linguaggio della consuetudine e del rispetto.

Nella raffinata compostezza francese, nonostante il celebre service compris, si lascia comunque un 5-10% come gesto personale, spesso abbandonato con nonchalance sul tavolo. Un tocco di savoir-faire, più che un obbligo. In Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, il servizio è quasi sempre incluso nel conto: chi desidera lasciare qualcosa in più può farlo, ma senza aspettarsi occhi lucidi in risposta. Altrove la misura cambia: nei pub britannici, ad esempio, la mancia non è prevista – si ordina al bancone, si paga e si saluta. Ma nei ristoranti di Londra o Dublino, dove il servizio non è già conteggiato, si usano percentuali tra il 10 e il 15%. La Scandinavia, invece, ama la sobrietà: in Svezia e Danimarca si arrotonda al massimo, e basta così. Attenzione, tuttavia, alle zone più remote della Finlandia, dove la mancia è pressoché sconosciuta e potrebbe essere guardata con sospetto. Anche in Germania, Austria e Svizzera vale la regola della gentilezza sobria: nessun obbligo, ma un 5–10% è benvenuto se il servizio lo merita.
Americhe: dove il sorriso del cameriere ha un prezzo preciso
Negli Stati Uniti e in Canada, la mancia non è solo consuetudine: è parte integrante dello stipendio. I salari del personale, soprattutto in ristorazione, sono calcolati dando per scontato quel 15–20% (e oltre) che il cliente lascia a fine pasto. Qui, ringraziare costa – e rifiutarsi può suonare più come un insulto che come disattenzione. Persino quando il conto include un service charge, il “tip” è atteso come ultima nota di un’armonia che altrimenti resta incompleta. In hotel, taxi, bar e persino per il room service, il portafoglio resta aperto: il sistema lo richiede, la cultura lo sostiene.

L’Asia delle mani vuote ma del cuore pieno: ecco dove la mancia diventa offesa
Spostandosi verso Oriente, il copione cambia radicalmente. In Giappone e Cina, la mancia può essere percepita come un’offesa: qui la qualità del servizio è parte dell’onore personale e della professione, non qualcosa che si premia con monete. “Fare bene” è un dovere silenzioso, non un’occasione per ricevere ricompense extra. Offrire denaro, al di là di alcuni particolari contesti alberghieri o turistici internazionali, può essere visto come tentativo di “comprare” ciò che, per cultura, non è in vendita. A Singapore scopriamo che la mancia è persino vietata in aeroporto, e se viene lasciata al ristorante viene rifiutata. In Corea del Sud, invece, la popolazione la associa ai ristoranti dei quartieri a luci rosse, e gli unici che la accettano volentieri sono i tassisti. Fa eccezione la Thailandia, soprattutto nelle aree frequentate dai turisti: qui un 5-10% è accettato e gradito. Ma attenzione, il galateo vuole discrezione: niente banconote sventolate in bella vista, niente monetine spicciole che potrebbero sembrare un gesto svogliato. Meno di dieci baht può risultare più offensivo che gentile.

Oceania e Africa: terre di mezze misure e generosità calibrata
In Australia e Nuova Zelanda il “grazie in moneta” non è una necessità, ma un apprezzamento facoltativo. Nessuno lo pretende, ma un 5-10% lasciato con garbo può fare la differenza nel modo in cui si viene ricordati. In molti paesi africani, invece, la mancia è parte viva del tessuto economico quotidiano. Non solo nei ristoranti e negli hotel, ma anche per gesti semplici: aprire una porta, portare una valigia, indicare una direzione. In Egitto e Marocco, ad esempio, la generosità del turista è spesso data per scontata. E nei safari di lusso in Sudafrica, Kenya o Tanzania, i ranger e le guide si aspettano tra i 10 e i 20 dollari al giorno come riconoscimento del loro lavoro.
Una moneta che vale rispetto
Il denaro, si sa, ha mille significati. Ma quando si fa mancia, diventa linguaggio silenzioso di rispetto, stile e consapevolezza. Non è questione di quanto, ma di come e dove. Può scaldare il cuore di un cameriere a New York, o ferire l’orgoglio di un cuoco a Kyoto. Informarsi prima di partire, in fondo, è una forma di gentilezza verso chi lavora per farci sentire accolti. Perché il vero buongusto non si legge solo nel menù, ma anche nel modo in cui si ringrazia chi quel menù lo rende memorabile. E non sempre, quel “grazie”, fa rumore nel portafoglio.