Guido Fejles porta la sua idea di cucina dalla tv alla provincia torinese: nell’ex segheria del nonno nasce GAF, la “bistronomia” dissacrante, per serate tra ironia, cocktail e cucina contemporanea.
Il team e il locale
Guido Fejiles è un nome che molti appassionati di MasterChef Italia ricordano con affetto. Nell’ottava edizione del programma, del 2019, si è distinto per la sua passione per la cucina tradizionale piemontese e la sua simpatia. Eliminato durante la semifinale, si è portato a casa il quinto posto, e oggi descrive l’esperienza televisiva con quell’ironia che lo caratterizza, fatta di bonaria presa in giro, anche di se stesso. Oggi ha trovato la sua dimensione non ai fornelli, bensì nel ruolo di oste contemporaneo, aprendo il ristorante GAF a Cambiano, un piccolo comune a pochi chilometri da Torino. Il locale, situato nell’ex segheria del nonno, è diventato in breve tempo un punto di riferimento per gli amanti della buona cucina e dei cocktail d’autore.



In collaborazione con lo chef Christian Robles, di origine peruviana, Guido ha creato quella che lui ama definire “bistronomia”, neologismo che unisce i termini bistrot, cioè un locale informale, e gastronomia, intesa come alta cucina, in un’atmosfera curata nei dettagli che richiama lo stile urban senza mancare di eleganza, ma anche senza eccedere nella formalità. Un luogo che ti accoglie dall’aperitivo al dopocena, con la possibilità di bere e mangiare bene, senza compromessi nella qualità. Gli ingredienti sono tutti stagionali, provenienti quanto più possibile da produttori locali e non da allevamenti intensivi, valorizzando anche tagli di carne poveri, come il quinto quarto, in un’etica che definiscono “di buon senso”.


Ogni stagione poi ha il suo menù speciale completamente dedicato a un prodotto d’eccellenza: in primavera si valorizzano gli asparagi di Santena, in autunno il tartufo, con piatti e pairing appositamente studiati. L’elemento mixology è infatti altra metà importante dell’offerta, con una carta di cocktail firmati dal bar manager Paolo Beatino ed eseguiti a regola d’arte dal resident head bartender Nicolò Canali. Interessante anche il Passaporto dei Negroni: un piccolo vademecum da timbrare per ricordarsi di assaggiare tutte le versioni del celebre aperitivo che GAF propone. Ogni Negroni riposa in una botte da 3 litri, con legno e aromatizzazioni diverse, una volta assaggiati tutti, si ha diritto al Bottomless Negroni, il drink che evolve ogni sera, con l’aggiunta di china, vermouth Extra Dry e gin Martini.



E per ovviare al recente acuirsi delle misure di sicurezza relative al consumo di alcol, la carta dei drink orienta a una scelta consapevole attraverso i simpatici semafori: alle versioni alcoliche dei cocktail, si affiancano infatti alternative no e low alcol, pur nel rispetto del gusto originale. La qualità al GAF è altissima, ma il clima è scanzonato, Guido ti accoglie sempre con il sorriso e intrattiene con aneddoti, spesso autobiografici, divertenti, commenti talvolta dissacranti e quel carisma accogliente ma allo stesso tempo un po’ irriverente, che ce lo ha fatto amare ai tempi del celebre programma televisivo per aspiranti chef. Anche la grafica e i testi dei menù ne riflettono l’attitude, con un inciso rivolto alla clientela “che non ha sempre ragione” e che chiarisce che al GAF non c’è posto per “i maleducati, gli xenofobi, gli incivili e tutta quella marmaglia di persone che per un motivo o per l’altro non ha ancora imparato a stare al mondo”, tutto questo a salvaguardia di chi desidera solo rilassarsi e godersi la cena.

I piatti
E se le premesse parlano chiaro, anche i piatti sono eloquenti: in carta ci sono proposte più tradizionali, come la battuta di carne alla Rossini o i piemontesissimi plin di faraona, ma anche piatti di pesce, come il brandacujun, le seppie in zimino, o l’estivo ceviche di ricciola (che speriamo torni presto in carta). I piatti stagionali, ancora per poco dedicati agli asparagi, esaltano i prodotti della terra rispettandone il sapore, in autunno il loro menù “Trifula” è una passeggiata nei colori e nei profumi del bosco e ha segnato la nostra memoria con un risotto “con l’osso” alla Nino Bergese, ovviamente spolverato di tartufo, degno di nota.



L’ambiente è d’impronta moderna, con una bella cucina a vista protagonista della sala insieme al bancone dove nascono i cocktail, e ospita le opere d’arte provenienti dalla vicina Galleria d’arte Société Interludio, fondata da Stefania Margiacchi. Nella bella stagione poi il giardino diventa la vera chicca: un luogo magico dove rilassarsi e dimenticare ogni problema.



E allora, se è vero che “il buon cibo nutre il corpo, ma il buon spirito nutre l’anima”, al GAF di Guido Fejles si esce doppiamente sazi. Tra un Negroni in botte, un plin che sa di casa e una battuta pungente (non solo di carne), qui si brinda alla convivialità intelligente e alla cucina che ha il coraggio di essere colta senza prendersi troppo sul serio. Perché da GAF si mangia, si beve, si ride e si torna a casa con una storia da raccontare.
Contatti
GAF:
Via Torino, 3, 10020 Cambiano TO
Telefono: 333 354 9124