Il celebre cuoco è fermamente convinto che la cucina debba entrare a pieno titolo nei programmi scolastici. “Un flan, un arrosto, una vinaigrette, uno sciroppo, una marinatura o delle olive in salamoia sono reazioni chimiche”, spiega nelle parole riportate da InfoBae, evidenziando come l’arte culinaria sia anche un sapere scientifico da apprendere e tramandare.
Foto di copertina: © cellerrocabbva
L’alimentazione come atto umano e sociale
Roca lancia un appello accorato affinché l’alimentazione venga riconosciuta come “la base del futuro dell’umanità”. A suo avviso, occorre riscoprire la dimensione umana del cibo che portiamo in tavola -raccolto o prodotto da artigiani secondo pratiche secolari- per operare una selezione consapevole delle materie prime. Un tema che preoccupa profondamente anche altri grandi nomi della ristorazione internazionale. Dai pasti serviti negli ospedali e nelle case di riposo fino alle mense scolastiche e lavorative, Roca solleva interrogativi importanti su cosa stiamo offrendo alle generazioni presenti e future: è davvero il meglio?
“La cucina è scienza”: un sapere da insegnare
Il celebre cuoco è fermamente convinto che la cucina debba entrare a pieno titolo nei programmi scolastici. “Un flan, un arrosto, una vinaigrette, uno sciroppo, una marinatura o delle olive in salamoia sono reazioni chimiche”, spiega, evidenziando come l’arte culinaria sia anche un sapere scientifico da apprendere e tramandare. Roca si chiede perché nelle scuole primarie non si insegni a cucinare nelle ore di scienze, e ribadisce che farlo significherebbe costruire un futuro più consapevole e sostenibile. L’educazione, infatti, parte da piccoli!

Educare cucinando, cucinare educando
La proposta è chiara: insegnare ai bambini a cucinare, fin da piccoli, in famiglia e a scuola. “Solo così possiamo evitare di lasciare tutta la nostra alimentazione nelle mani dell’industria alimentare”, afferma il grande cuoco di Girona. Il suo è un invito a ritrovare il piacere e il valore del cucinare insieme, come gesto educativo, affettivo e culturale. Non bisogna perdere la manualità gastronomica di un tempo.
Una gastronomia in trasformazione
Roca osserva come la ristorazione di oggi sia attraversata da molteplici correnti. “Non c’è uniformità”, dice, ma nota con entusiasmo una crescente attenzione verso la sostenibilità, il prodotto locale, il rispetto per l’ambiente e il recupero delle tradizioni. Tutto questo si affianca alla spinta verso l’innovazione e la creatività, in un dialogo continuo tra passato e futuro. La cucina di Joan Roca è un perfetto esempio di questa armonia: nei suoi piatti si fondono sapori antichi e tecniche d’avanguardia, in una “rivoluzione idealista” che coinvolge anche altre discipline come la scienza, l’ingegneria industriale e persino la realtà virtuale. Roca non si ferma mai: il suo sguardo è sempre proiettato oltre.

Il ritorno dei giovani alla cucina delle origini
Un segnale positivo? L’interesse dei giovani per la cucina tradizionale. “Prima non si vedeva, ed è molto bello”, commenta lo chef. Vede con entusiasmo una nuova generazione pronta a recuperare il contatto con il settore primario, senza però rinunciare alla sperimentazione e al sogno di nuovi mondi gastronomici. “Sono un ottimista radicale per convinzione e penso che stiamo vivendo un bel momento”, afferma con convinzione.
Il valore della comunità gastronomica
Eventi come il Fórum Gastronomico della Galizia, a cui Roca partecipa, sono la prova che in Spagna la qualità e le idee non mancano. “Siamo stati per anni un riferimento per la gastronomia internazionale”, ricorda. E oggi, più che mai, lo spirito locale, la sostenibilità e la fedeltà alle radici si mescolano con l’innovazione e la creatività.

El Celler de Can Roca: un sogno lungo quarant’anni
Il ristorante di famiglia, El Celler de Can Roca, sta per compiere 40 anni, ma lo spirito con cui viene portato avanti è ancora giovane, vitale, appassionato. I tre fratelli – Joan, Josep e Jordi – continuano a occuparsi rispettivamente della cucina, del vino e della pasticceria, mantenendo viva l’anima del progetto. Riconosciuto nel 2013 e 2015 come miglior ristorante del mondo da The World’s 50 Best Restaurants, il Celler è diventato un’istituzione, senza mai perdere il legame con le origini. L’innovazione continua anche attraverso nuovi progetti. È nato da poco Esperit Roca, iniziativa pensata per coinvolgere le nuove generazioni della famiglia, tra cui il figlio e il nipote dello chef. In aprile, invece, aprirà Fontané, un ristorante che porta il cognome della madre di Roca e che proporrà piatti della cucina tradizionale catalana. “Innovativi e moderni, ma sempre impegnati a mantenere vive le radici”: così Roca sintetizza il cuore della sua filosofia. Un equilibrio prezioso che si riflette non solo nei suoi piatti, ma anche nella sua visione della società e del futuro.