Qui i gelati nascono e vivono nell’arco di una giornata, come fiori effimeri, lavorati artigianalmente sotto gli occhi dei visitatori, preparati in piccole quantità e con ingredienti selezionati con maniacale cura. Il prezzo di un cono? 7 euro.
Foto in copertina (gelato): @Maki Manoukian
La notizia
Sulle pietre tiepide di Rue de la Roquette, il tempo sembra sciogliersi come un sorbetto al sole. Un’insegna discreta, ma dal nome che è già garanzia di eccellenza, accoglie chiunque sia in cerca di ristoro con l’eleganza di un sipario che si apre su un teatro del gusto: La Glace Alain Ducasse. Non è una semplice gelateria. È un’officina di piacere, un laboratorio poetico del freddo, dove ogni cucchiaino si trasforma in racconto. Proprio accanto alla Manufacture de Chocolat e alla fabbrica di biscotti del celebre chef monegasco, prende vita quest’oasi di cremosità e sorprese. Un angolo dove il rigore della tecnica incontra la più libera creatività, firmata da un cuoco che di stelle ne ha collezionate tante quante ne contano alcune costellazioni. Ma qui, in Rue de la Roquette — che molti parigini ormai fantasticano di rinominare Rue Alain Ducasse — le stelle non brillano in cielo: si assaggiano in cono.


Niente è industriale, nulla è congelato per settimane. I gelati nascono e vivono nell’arco di una giornata, come fiori effimeri, lavorati artigianalmente sotto gli occhi dei visitatori, preparati in piccole quantità e con ingredienti selezionati con maniacale cura. Le noci, per esempio, vengono tostate direttamente negli spazi del laboratorio, sprigionando aromi caldi e avvolgenti che anticipano ciò che il palato sta per scoprire. Se l’apparenza è quella di una classica gelateria di quartiere, l’esperienza sensoriale è tutt’altro che consueta. I gusti tradizionali non mancano — cioccolato, vaniglia, pistacchio, fragola — ma è nella parte più audace del menù che la Glace Ducasse dispiega tutto il suo estro. I sorbetti e i gelati insoliti sono i veri protagonisti, piccoli atti di ribellione contro la prevedibilità.

A rubare la scena, come sempre, è il sorbetto alle erbe fresche, divenuto negli anni una sorta di firma olfattiva del locale. Intenso, aromatico, verde come un giardino bagnato di rugiada, questo gusto riesce nell’impresa di coniugare vegetale e rinfrescante in un solo morso. Non è da meno il sorbetto al pompelmo e vermouth, il preferito dello chef: amaro, elegante, con quella nota alcolica che accarezza la lingua senza mai sovrastare. E poi le novità dell’estate 2025: il gelato al pane rotondo leggermente tostato, che profuma di colazione francese in una boulangerie d’altri tempi, e il gelato alle arachidi, corposo, generoso, con una grana che richiama il burro di noccioline ma con l’eleganza di un prodotto d’alta pasticceria. Non manca un nuovo arrivo, tanto delicato quanto sorprendente: mandorla e vaniglia, un binomio che si scioglie in bocca con grazia, come seta tra le dita.


I sorbetti, manco a dirlo, giocano su equilibri esotici e affascinanti: Passion-Yuzu, acidulo e solare come un pomeriggio d’estate in Costa Azzurra; Mango-Coriandolo, dove il dolce e il pungente si inseguono come due amanti in vacanza. Il tutto, naturalmente, è servito con quella sobrietà lussuosa che contraddistingue l’universo Ducasse. Coni croccanti, vasetti eleganti, porzioni calibrate e prezzi in linea con l’esperienza: 7 euro per un cono, fino a 9 euro per una coppetta, 22 euro per la scatola piccola da asporto, 42 per quella grande. Sì, la felicità si può anche portare a casa, avvolta in un contenitore isotermico e conservata come un tesoro nel proprio freezer.