Nel panorama culinario internazionale, pochi nomi brillano con la stessa intensità di quello di Eric Ripert. Chef di fama mondiale, la sua carriera è stata caratterizzata da un costante impegno per l'eccellenza, la creatività e il rispetto per gli ingredienti. Il suo ristorante, Le Bernardin, situato nel cuore di New York, è considerato uno dei migliori al mondo, ma Ripert non si lascia sedurre dai riconoscimenti: per lui, la vera essenza della cucina risiede nella passione e nella dedizione al lavoro di squadra.
Dalla Francia a New York: il viaggio di uno chef
Nato in Francia, Ripert ha avuto una formazione nella scuola classica francese prima di trasferirsi a New York nel 1991. Qui, ha trasformato Le Bernardin in un'istituzione dell'alta cucina, diventando un punto di riferimento per gli amanti del fine dining. Tuttavia, per Ripert il successo non si misura solo con le stelle Michelin o i premi ricevuti, ma con la capacità di evolversi e innovare senza perdere l’identità.
Innovazione e passione: il segreto de Le Bernardin
"I ristoranti sono entità vive", ha dichiarato Ripert a Food&Travel. "Evolvono nel tempo e richiedono molto più del semplice talento in cucina". L'elemento fondamentale è il team, basato sul rispetto e sulla condivisione di una visione comune. L'innovazione, secondo lo chef, nasce dall'esperienza e dalla curiosità: viaggiare, scoprire nuove culture e ingredienti, imparare nuove tecniche. Ma, soprattutto, non bisogna lasciarsi ossessionare dai premi: "Cuciniamo per passione, non per il riconoscimento”.

Un impegno concreto per la sostenibilità
Ripert pone grande attenzione alla sostenibilità, specialmente nel settore della pesca, considerando che Le Bernardin è specializzato in frutti di mare. Lo chef sottolinea l'importanza di supportare pratiche di pesca responsabili, lavorando direttamente con piccoli pescatori ed evitando le flotte industriali che danneggiano gli ecosistemi marini. "Non possiamo semplicemente smettere di mangiare pesce, ma possiamo fare scelte più responsabili". Per Ripert, la gastronomia del futuro deve essere rispettosa dell'ambiente e consapevole dell'impatto delle proprie scelte.

Il buddismo in cucina: rispetto e armonia
Praticante del buddismo, Ripert applica questa filosofia anche nel suo ristorante. "Essere presenti, coltivare il rispetto e la gratitudine" sono principi che guida nella gestione del team e nella preparazione dei piatti. Creare un ambiente di lavoro armonioso, senza stress o paure, è essenziale per permettere a tutti di esprimere al meglio il proprio talento. Questo rispetto si estende anche agli ingredienti: "Ogni prodotto ha un valore e merita di essere trattato con il massimo rispetto”. Tra le influenze più importanti della sua carriera, Ripert ricorda Anthony Bourdain, con cui ha condiviso viaggi e momenti di scoperta gastronomica. "Ciò che ammiravo di più in Tony era la sua curiosità e la capacità di connettersi con le persone attraverso il cibo". Secondo Ripert, il lascito di Bourdain vive ancora oggi, ricordandoci che la cucina è un mezzo per unire culture e abbattere barriere.

Cayman Cookout: un momento di condivisione
Durante il Cayman Cookout 2025, evento culinario di rilievo internazionale, Ripert ha ribadito il valore della condivisione: "È un'occasione per incontrare colleghi e appassionati, scambiare idee e imparare gli uni dagli altri". La cucina, per lui, non è solo un'arte individuale, ma un modo per creare connessioni umane.
Il futuro della gastronomia
Ripert invita tutti a valorizzare il cibo come cultura, identità e comunità. "Dobbiamo essere più grati per le risorse che abbiamo, e imparare a rispettarle". Il suo prossimo progetto, un libro di cucina ispirato ai monasteri buddisti coreani, esplorerà il cibo come esperienza di gratitudine e piacere, senza stress o pressioni. Più che un grande chef, Eric Ripert è un pensatore e un leader, che vede la gastronomia come un atto di amore e responsabilità. Il suo messaggio è chiaro: "Cucinare non significa solo mescolare ingredienti, ma connettersi con il mondo, con le persone e con se stessi". Il miglior chef non è chi colleziona più premi, ma chi comprende che il cibo è un ponte verso qualcosa di più grande.
