“Non possiamo più imporre turni a nostro piacimento senza tener conto delle necessità delle persone. I nostri team hanno una vita, degli impegni. L'organizzazione deve essere adeguata al loro benessere”.
La notizia
Durante il Sirha Food Forum, il rinomato chef Yannick Alléno ha offerto uno sguardo rivoluzionario sul futuro della gastronomia, ribaltando ogni barriera che fino a oggi limitava la cucina d'élite. Con un approccio che unisce rigorosità tecnica e una sensibilità profondamente umana, Alléno sostiene che la qualità non debba essere riservata esclusivamente alle grandi sale stellate, ma possa emergere in ogni ambiente, dal bistrot più intimo a progetti internazionali audaci. Per Alléno, la vera eccellenza in cucina non è una questione di premi o status simbolici, bensì di dedizione costante. «Dobbiamo smetterla di compartimentare la cucina. L'eccellenza non è un decoro o uno status, è un impegno quotidiano», sono le sue parole riportate dalla testata Food&Sens. In questo spirito, il suo percorso personale – che spazia dal ristorante stellato al bistrot – diventa esempio di una cucina che si reinventa continuamente senza mai perdere di vista la sua essenza.

Ma non è solo una questione di piatti e tecniche. Alléno mette in luce l'importanza di un management in cucina che sia flessibile, partecipativo e attento alle esigenze dei propri collaboratori. In un settore storicamente rigido, lo chef ha introdotto pratiche innovative, come il planning partecipativo, che riconoscono che ogni membro della squadra ha una vita e degli impegni oltre il lavoro. «Non possiamo più imporre orari fissi senza discussione. I nostri team hanno una vita, degli impegni propri. L'organizzazione del lavoro deve essere adattata anche alle loro stesse esigenze.», afferma, evidenziando come una gestione inclusiva possa arricchire e motivare chi opera quotidianamente in cucina.

Sottolinea inoltre l'importanza del benessere sul lavoro , integrando nei suoi team uno psicologo per supportare le generazioni più giovani. “Il mondo è ansiogeno, il lavoro è impegnativo. È necessario dare ai team spazi per parlare e pensare". Per lui, un cuoco felice e ascoltato è un cuoco più creativo e più efficiente. Il suo modello di leadership rompe gli schemi tradizionali, permettendo ai cuochi di muoversi liberamente tra diversi ambienti lavorativi all'interno del gruppo. Questo spirito di condivisione e flessibilità non solo stimola la creatività, ma favorisce anche una crescita professionale che va ben oltre la semplice esecuzione di ricette.

Yannick Alléno crede fermamente che il futuro del mestiere sia legato alla capacità di condividere conoscenze. «Non teniamo per noi la conoscenza. La gastronomia avanza perché condividiamo ciò che sappiamo, senza filtri», afferma, ricordando l'importanza di formare e guidare le nuove leve, che arrivano sul mercato del lavoro con una consapevolezza e una curiosità inedite. Progetti concreti, come l'apertura di un ristorante-scuola a Lione in collaborazione con l'Institut Life, sono il segno tangibile del suo impegno per educare i futuri chef, offrendo loro strumenti per comprendere il mestiere in tutte le sue sfaccettature – tecnica, umana e imprenditoriale.

Quando gli viene chiesto cosa lo motivi ancora oggi, la sua risposta è chiara e sincera: «Ho ancora tanto da imparare e da trasmettere.» Con questo spirito, Yannick Alléno ci invita a guardare alla cucina come a un viaggio senza fine, in cui ogni piatto diventa un racconto e ogni gesto, una sfida a superare se stessi. Un manifesto che non conosce confini e che apre la strada a una gastronomia sempre più inclusiva, curiosa e, soprattutto, umana.