“Da bambina ho assaporato un vero e proprio mix di influenze alimentari. Mio padre preparava il pollo al curry; mia madre, invece, adorava gli stufati. Uno dei ruoli principali del cibo nella cultura persiana non è il sostentamento, ma la connessione. Mangiare non significa solo nutrirsi, ma stare insieme”.
La chef
Con radici che affondano nell’Iran materno e nel Pakistan paterno, e cresciuta nel Regno Unito, Yasmin Khan è una voce riconosciuta a livello internazionale per i suoi libri di cucina e, soprattutto, per l’arte con cui sa raccontare il Medio Oriente e i suoi popoli attraverso il cibo, i sapori, le storie e le tradizioni. Una capacità e un desiderio sviluppati fin dai suoi esordi nel mondo del lavoro, quando era un avvocato per la difesa dei diritti umani. Per Yasmin, il cibo va ben oltre la somma degli ingredienti: è un ponte che unisce mondi, tradizioni e persone, e rappresenta il filo conduttore di Sabzi, la sua più recente pubblicazione. Attraverso un’ottantina di ricette, accompagna i lettori in un viaggio alla scoperta di una cucina vegetariana vibrante, profumata di spezie e ricca di quei sapori mediorientali che hanno nutrito e colorato la sua infanzia. "Sento una grande passione nel condividere i legami positivi e personali che ho con il Medio Oriente, una così bella regione, ma che, purtroppo, fa notizia solo per i motivi sbagliati. È così straziante", confida all'Independent.

I nonni di Yasmin erano dei contadini di una regione dell'Iran nord occidentale; da loro ha imparato l’importanza delle materie prime e del saperle maneggiare con rispetto. In Sabzi Jasmin incoraggia a portare a tavola piatti ricchi di personalità, dove le verdure diventano protagoniste grazie a spezie e aromi capaci di trasformare ogni portata. L’ispirazione affonda, proprio, nelle estati trascorse con i nonni in Iran: “Da loro ho imparato a rispettare profondamente ogni prodotto della terra. Da mio padre, invece, ho ereditato la passione per zuppe speziate e curry profumati, piatti che si mescolavano a quelli persiani in un continuo dialogo gastronomico”. Il titolo Sabzi, che in persiano significa “erba” o “verdura”, è una dichiarazione d’intenti: cucinare vegetale può essere creativo e soddisfacente se si padroneggiano gli ingredienti giusti. Tra i suoi consigli, c’è quello di arricchire condimenti e marinature con la melassa di melograno, capace di regalare una dolcezza profonda, oppure di insaporire cereali e insalate con il sommacco, per un tocco fresco e leggermente agrumato.


“Da bambina ho assaporato un vero e proprio mix di influenze alimentari. Mio padre preparava i dal o il pollo al curry, mia madre, invece, adorava gli stufati. Uno dei ruoli principali del cibo nella cultura persiana non è il sostentamento, ma la connessione. Mangiare non si tratta solo di nutrirsi, ma di stare insieme”, prosegue. Così tra le pagine del libro racconta di lunghe tovaglie stese sul pavimento in Iran, con parenti e amici seduti a gambe incrociate a condividere ogni portata. Oggi, da madre, quei momenti si ripetono in forma nuova: la cena con sua figlia è l’occasione per rallentare, assaporare e trasmettere un patrimonio di gesti e sapori. Le sue ricette raccontano un’altra verità: quella di una regione ricca di cultura gastronomica, di colori e di convivialità. “Il cibo ha il potere di avvicinare le persone, di farle dialogare anche quando tutto il resto sembra dividerle”.
