A trentadue anni la cuoca Silma Ayres, originaria del Brasile, ha preso in mano uno storico stabilimento del centro turistico di Barcellona, Casa Pince, convertendolo a una ristorazione popolare, che valorizza gli insegnamenti dei più grandi cuochi di Spagna.
Foto di copertina: Crediti Marta Garreta
La storia
Barcellona, si sa, è una delle mete turistiche più gettonate d’Europa e i risultati si sentono, quando si tratta di ristorazione quotidiana acchiappaturisti. Circostanze che rendono ancora più notevole l’impresa compiuta da Silma Ayres, giovane cuoca di uno storico stabilimento chiamato Casa Pince, inaugurato nel lontano 1905 da Jean Pince e consorte. L’impronta era quella di una casa elegante, per quanto luogo di delivery ante litteram. Ma la gestione attuale punta piuttosto su una proposta popolare, alla portata di tutte le tasche, senza che ci scapiti la qualità.

Il format è composito. Inizia la mattina alle 8 con le colazioni al bar e prosegue a pranzo e a cena nella sala retrostante. “Mi rende molto felice vedere seduti qui i vicini del quartiere e la gente che va a lavoro”, dice la cuoca a La Vanguardia. Ma anche i suoi menu del giorno sono accessibili e durante la settimana uno può cavarsela persino con 18,5 euro, tutto compreso. Eppure il curriculum è di tutto rispetto: Silma, che è nata in Brasile, ad appena 32 anni ha messo in fila il Basque Culinary Center, DiverXo, El Celler de Can Roca, Moments e altri, eseguendo perfino una ricerca sulla yuca alle Galapagos. Questa però è la prima volta che guida una cucina tutta sua, non senza un brivido di emozione.

Obiettivi? Non più l'alta ristorazione, anzi: "Voglio vedere questo ristorante pieno di clienti locali, e anche di turisti, ai quali trasmettere l'amore per la cucina catalana verace. Per noi non ha senso far qualcosa di diverso", ha recentemente raccontato a Betevé, continuando ad impiattare intingoli sugosi e crocchette di coda alla vaccinara.


Sono una dozzina di proposte fra tapas e piatti, spesso vivacizzate da qualche strizzatina d’occhio al Brasile. Che si tratti di patatas bravas, insalatina di gamberetti con il loro corallo, cozze in escabece, polpo con crema di peperone e cipolla arrosto, risotto ben mantecato, fagioli di Santa Pau con salsiccia butifarra, crema catalana in coppa o tirsamisù affogato, la qualità è rara ed encomiabile rispetto ai vicini di calle Ferran, fra cui prevale il cassetto. Poi ogni giorno si tiene il brunch e anche mangiando alla carta è difficile superare i 30 euro.
