“Voglio fare una cucina alla quale si ritorna”: ha le idee chiare Julien Le Goff, chef di Le Saint-Estève, all’ombra del monte Sainte-Victoire immortalato da Cézanne, che si appresta a celebrare in un piatto. “Lo sforzo di ripensare una ricetta secondo le esigenze del cliente può stimolare la creatività”.
L'opinione
Il profilo è quello, familiare, dei dipinti di Paul Cèzanne: si gode appieno dalle ampie vetrate del ristorante stellato Le Saint-Estève, nel mezzo di un variopinto tripudio vegetale di chiome arboree e verzure. Un piccolo paradiso dominato dalla vetta del monte Sainte-Victoire, che battezza l’albergo attorno al locale, dove officia lo chef Julien Le Goff, obbligato dalla forza dei luoghi a ispirarsi al medesimo territorio del pittore nei piatti.
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Si tratta spesso di prodotti, come l’agnello, ma anche di repertorio, sempre riletto in chiave contemporanea. Vedi la bouillabaisse, ma con un condimento di kumquat e Pastis; oppure l’enciclopedico carrello dei formaggi, che onora la produzione locale. Le Goff è arrivato dopo aver già conquistato la sua prima stella Michelin al Mas du Langoustier, sull’isola di Porquerolles, nel 2013. Vi firmava una cucina incentrata sull’universo marino, che spostandosi nell’entroterra si è spontaneamente evoluta. “Qui sono la natura e la terra della campagna di Aix ad avermi catturato e a ispirarmi ogni giorno”, dichiara a Food & Sens.
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Le Goff definisce la sua cucina leggibile, rispettosa del prodotto, rigorosamente stagionale e vuole che ogni piatto abbia il suo filo conduttore, sia goloso, privo di forzature e stravaganze, come tanti abbinamenti improbabili che si vedono in giro. Meglio i vecchi ragù o i profumi delle erbe del Sainte-Victoire. “Voglio fare una cucina alla quale tornare”, rivendica. E di fatto gli ospiti sono in gran parte habitué, famiglie comprese.
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Per fidelizzarli è indispensabile proporre spesso nuovi piatti, oltre ai classici. La forza dello stabilimento per lo chef sta proprio nella capacità di “sapersi adattare”. Ed è per questo che sono tanti a ritornare. C’è poi il tema attualissimo delle intolleranze alimentari, in chiave di accessibilità universale. Certo può essere una sfida, ripensare completamente o parzialmente una ricetta, ma viene ripagata constatando la soddisfazione degli ospiti. “Si rendono conto dei nostri sforzi. E poi queste restrizioni offrono ai giovani l’opportunità di imparare a fronteggiare le difficoltà, li fanno lavorare sotto pressione, li spingono a creare qualcosa di diverso improvvisando. Anche da circostanze come questa possono originarsi le idee dei piatti”.
![julien le goff e sommeleir](/upload/multimedia/julien-le-goff-e-sommeleir.jpg)
Altra norma del gioco è il prodotto locale e stagionale, che impone i suoi ritmi alla creatività, visto che gli artigiani vanno attesi, che si tratti di primizie o di formaggi freschi e affinati. Per l’anno prossimo, poi, è atteso un piatto un po’ fuori dagli schemi, concepito come omaggio a Cézanne, di cui riapriranno la casa dove ha vissuto 40 anni, la Bastide du Jas de Bouffan, e il celebre atelier, entrambi sottoposti a un lungo restauro.
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