Se Josep Roca è il migliore sommelier del mondo, si deve alla sensibilità e spiritualità con cui approccia il vino. “Sul lavoro sono come un giornalista: per il suo tramite racconto il mondo e la società”.
La notizia
Fra le novità dell’anno ai 50 Best, c’è stato il riconoscimento conferito per la prima volta al migliore sommelier del mondo. L’esito non ha sorpreso: sul palco è salito Josep Roca, il mediano dei fratelli del Celler, che si definisce con il vezzo dell’understatement “cameriere di vini”.![](/upload/multimedia/JosepRoca.jpg)
Il ristorante era già stato premiato come il migliore del mondo nel 2013 e nel 2015, prima di approdare nella “Best of the Best”, ma già Jordi era stato miglior pasticciere nel 2016 e Joan miglior cuoco nel 2017. Del suo lavoro Josep dice con orgoglio: “Bisogna sapere ascoltare e mettersi nei panni dell’altro. Viviamo in una pandemia emozionale e nei ristoranti la gente vuole essere accudita prima ancora che mangiare molto bene. Il mondo deve appartenere a chi è sensibile”.
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“Il sommelier deve saper gestire il suo ego”, raccomanda ai colleghi, spesso troppo empirici, tecnici, pragmatici, esoterici. Mentre talvolta è meglio servirsi di una musica o di un’immagine per trasmettere un’emozione. Come ha scritto nel libro pubblicato con la psicologa Imma Puig, Tras las viñas, il vino si muove fra l’albero della scienza e quello della vita, la terra e lo spirito. “Siamo carenti di educazione spirituale. Ci hanno educato in una religione e non dedichiamo tempo alla coscienza, all’essere e allo spirito. Eppure, siamo una coscienza rivestita da veli di materia e spiritualità”.
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Quella di Roca è infatti una sommellerie atipica, che si nutre di valori profondi: attraverso un vino è possibile comunicare la necessità di un cambiamento sociale, il valore dell’ecofemminismo e del recupero della cultura matriarcale, l’urgenza della sostenibilità contro il cambiamento climatico. “Con il vino sono come un giornalista, cerco di raccontare quello che succede. E dal 2003 è in corso un cambio di paradigma”.
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Tutto il ristorante è del resto in trasformazione, anticipando il futuro. Per esempio, Jordi ha assunto gran parte della responsabilità della cucina salata, oltre alla pasticceria. È la conseguenza degli impegni sempre nuovi assunti dal trio, fra cui la presa in gestione della Fortalesa de Sant Julià de Ramis, ribattezzata Roca Sant Julià, hotel con ristorante e centro espositivo.
Fonte: La Vanguardia
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