Un altro terremoto scuote i malconci palace parigini: Éric Frechon, protagonista della scena gastronomica francese da 25 anni a Le Bristol, dove guida il tristellato Épicure, lascia per motivi personali.
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Schivo e discreto, col suo sorriso sornione Éric Frechon è stato uno dei protagonisti indiscussi della scena gastronomica parigina degli ultimi decenni. Il capitano di un porto sicuro, nell’infuriare delle burrasche bistronomiche e delle crisi planetarie. “Il Bristol è il regno del lusso assoluto”, recita l’ultima edizione della guida Michelin.

“Questo hotel premium ha scelto di intitolare il suo ristorante a Epicuro, il filosofo greco che credeva nel piacere nella temperanza, motto che si addice pienamente a Éric Frechon: ‘Mio nonno coltivava ortaggi, mio padre li vendeva, io li cucino’. Ingredienti superbi, tecnica impeccabile: fa meraviglie in uno stile orgogliosamente tradizionalista, senza lasciare nulla al caso”. Tre stelle, ovviamente, e da 15 anni.


Originario della Normandia, Fréchon in cucina era arrivato ad appena 13 anni per volontà del padre, cui aveva chiesto una bici da corsa, che si sarebbe ripagato in un ristorantino sul mare. Da qui la scelta dell’alberghiero a Rouen, l’esordio da commis a La Grande Cascade di Parigi, le esperienze nei sancta sanctorum della Ville Lumière, dal Taillevent alla Tour d’Argent, a Les Ambassadeurs au Crillon. Meilleur Ouvrier de France nel 1993, chef patron nel 1994 della Verrerie d’Eric Fréchon, nel 1999 si trasferisce a Le Bristol, dove nel 2009 Michelin lo proietta nell’Olimpo. Ma nel 2014 ottiene un’altra stella presso il 114, Faubourg, brasserie del Bristol, e si lancia in diversi format sparsi per la Francia, riscuotendo ovunque successo.

In parallelo si dipanano le esperienze dei suoi Ateliers du Bristol, serie di progetti che hanno promosso la filiera corta e l’artigianato gastronomico nel cuore della capitale, spaziando dal pane al cioccolato, dai formaggi alla pasta. Il tutto mentre addestra una serie folta di talenti, la cosiddetta “génération Frechon”, che ne diffonde gli insegnamenti.

Sembra incredibile che una simile locomotiva abbia deciso di fermarsi, eppure il grande chef, appena sessantenne, non ha dubbi nel lasciare la casa madre, riporta Sortir à Paris: “Sono lieto di poter dedicare più tempo agli altri stabilimenti con cui collaboro, per continuare ad aiutarli a crescere, permettendomi al contempo di trascorrere più tempo con la mia famiglia”.

Un bello scossone per il celebre palace, quasi centenario, che quasi certamente punterà su un giovane talento per proseguire i suoi fasti. I titolari, la famiglia Oetker, e il direttore Luca Allegri si sono limitati a esprimere la propria gratitudine allo chef per i traguardi raggiunti.