Si sgonfia il caso del presunto nonnismo nel ristorante stellato di Biarritz: a tempo di record la procura locale ha rilasciato un comunicato in cui derubrica l’accaduto a “messinscena ludica”, denunciando la grave violazione della presunzione d’innocenza da parte di media, autorità locali e proprietà alberghiera.
Foto di Copertina: @Marine Brusson
La vicenda
Tutto il food ne ha parlato: le cucine sono mondi da incubo dove può accadere di tutto, anche di subire umiliazioni davanti all'intero staff di cucina. Ovviamente in un ristorante stellato, vista la propensione a ricamare sulle presunte atmosfere pulp di un mondo passionale. Ora arriva la procura di Bayonne a chiudere il caso che vi avevamo raccontato qui qualche giorno fa, scagionando lo chef Aurélien Largeau, già condannato dal tribunale mediatico e licenziato in tronco dall’Hôtel du Palais, dove conduceva il ristorante eponimo La Table d’Aurélien Largeau. A suo avviso, la vicenda non mostrerebbe profili di rilievo penale.
Jérôme Bourrier, procuratore della Repubblica del Tribunale di Bayonne, dà ragione alla presunta vittima, che aveva tentato di abbassare i toni, definendo quanto accaduto “una messinscena”, insomma più goliardia che nonnismo. A testimoniare l’accaduto erano stati dei filmati, circolati e poi rimossi dalla rete, nonché le testimonianze di alcuni cuochi, sollevando un clamore mediatico intollerabile per la catena Hyatt, proprietaria del cinque stelle, che era corsa immediatamente ai ripari.
A poco erano valse le smentite di Largeau e della presunta vittima, nel frattempo fuggita dai gossip in quel di Parigi. Ma il procuratore è stato altrettanto fulmineo, diramando il suo comunicato: “Al termine di questa inchiesta, che ho voluto condurre in modo rapido per fissare l’obiettività e la realtà dei fatti, ho deciso di procedere oggi stesso all’archiviazione, in mancanza di qualsiasi carattere di infrazione penale”, si legge. “È stato rapidamente chiaro come il cuoco, che si era del resto astenuto dallo sporgere denuncia, si trovasse nel mezzo di una messinscena organizzata in occasione del suo ultimo giorno di lavoro nella struttura, in un contesto ludico. Da colloqui e indagini condotti sotto l’autorità del mio ufficio risulta come nessun atto di costrizione, aggressione o violenza sessuale sia stato esercitato da parte di nessun membro del personale presente e in particolare dallo chef, al quale è stata diffusamente attribuita la responsabilità, violando la presunzione d’innocenza”.