Gli oltre cent’anni di storia di Hosteria La Peninsula testimoniano usanze preziose, ereditate dagli attuali proprietari di questa locanda centenaria.
Foto di copertina: @Ricardo Pristupluk
La storia
Il paradosso dell'uovo e della gallina è presto risolto quando si tratta dell’Hosteria La Peninsula. La locanda nella provincia sud-ovest di Buenos Aires, infatti, è nata nel 1929, ben diciotto anni prima di Villa Ventana (la cittadina in cui si trova), fondata nel 1947 e abitata da sole 600 persone (in base all’ultimo censimento del 2010). Il ristorante, che dal 2012 è gestito dal sessantaseienne Adolfo Díaz e la moglie Beatriz Claveri, è un locale intriso di storia. E’ l’inizio del 20° secolo, infatti, quando l’ingegnere tedesco Rodolfo Schutle arriva in questa zona e, ammaliato dalla bellezza della natura e dalla pace infusa dallo scorrere dei due ruscelli che incorniciano il ristorante (da qui il nome), fonda la locanda.
"Intuì subito che questo posto aveva del potenziale e che sarebbe cresciuto", racconta Díaz a 7 Canibales. Quando è nata, l’Hosteria La Peninsula aveva ben 173 stanze, un grande salone in stile Luigi XVI, altri saloni per le feste, un cinema, tre sale da casinò, una sala concerti, una piscina, un campo da golf, uno da tennis e uno spazio per l’equitazione. Data l’origine dell'ingegnere Schutle non poteva, poi, mancare la birra servita al bancone del bar direttamente da un tubo refrigerato.
Nonostante tutto questo lusso, però, il locale dopo qualche anno fu chiuso fino al 1939, quando ospitò l'equipaggio della Graf Spee, la corazzata nazista tedesca affondata nel Río de la Plata. Nel 1955, inoltre, durante la Revolución Libertadora, che spodestò Juan Domingo Peron, la struttura venne bombardata (i segni della bomba si possono vedere ancora oggi sul fornello dove viene cotta la carne). Bisogna aspettare il 2012 perché La Penisula assuma le sembianze odierne.
Adolfo e sua moglie Beatriz, stressati dalla vita frenetica della metropoli, dove dal 2007 gestivano un ristorante, arrivarono a Villa Ventana e scoprirono L’Hosteria; l’amore fu immediato così decisero di prenderla in gestione e la ristrutturarono. “E’ stata un’impresa titanica”, racconta Diaz. Oggi Adolfo e Beatriz all'Hosteria La Peninsula offrono la tipica cucina di montagna. Villa Ventana, infatti, si trova sulla catena montuosa Ventana, quindi selvaggina, insaccati, formaggi e una gastronomia che rievoca i profumi dell'immigrazione europea.
Piatti sinceri, goduriosi e sicuramente abbondanti; ogni commensale può, infatti, chiedere di essere servito tutte le volte che desidera, ma, attenzione, nulla a che vedere con gli all you can eat -più semplicemente la vera cucina di famiglia. "Mia nonna mi diceva sempre: bambina, non dovrai mai soffrire la fame", confida Beatriz. A celebrare i sapori e i piaceri più semplici e genuini, protagonista indiscussa della sala da pranzo -come il diamante più prezioso- è la zuppiera portata dalla Spagna dalla madre di Diaz. Proprio una squisita zuppa calda di carne e verdure cotta per ore accoglie ogni ospite.
Si può scegliere poi tra la carne di agnello, quella dei vitelli allevati al pascolo nei campi ai piedi delle colline e tra la selvaggina, come cinghiale e cervo. Nei fine settimana sono d’obbligo le costine e l'agnello arrostiti sulla brace fin dalle prime ore del mattino. "Offriamo un solo pesce: il nasello del Golfo di San Matías. Una volta alla settimana arriva fresco al porto di Bahía Blanca, a un centinaio di chilometri da Villa Ventana. La nostra è la cucina di una casa rurale, di certo non instagrammabile. La cucina della nonna, la chiamano adesso, per noi è cucinare bene avendo cura dei prodotti. Un amico chef una volta mi ha detto che non esiste una cucina cara o una cucina economica, ma solo quella buona e quella cattiva", spiega Díaz.
Le ricette dell’Hosteria La Peninsula vedono fondersi le tradizioni culinarie spagnole con quelle italiane, così nel menu non mancano mai pasta fatta in casa e ravioli di sanguinaccio, cipolla caramellata e noci, così come il carrello dei dolci con l’immancabile tiramisù.
Foto dalla pagina Facebook della locanda