Per molti la parola “Emerald” vuol dire soltanto “smeraldo”, per altri è anche il gruppo italiano di proprietà 5 stelle lusso guidato dalla famiglia Scarapicchia, con oltre 40 anni di esperienza nella costruzione e gestione di strutture luxury all-inclusive nell'Oceano Indiano, ai Caraibi e nell’Africa orientale.
Il resort
Benvenuti alle Maldive, che con i loro circa duecento resort sono ormai da tempo la meta ambita da tantissimi, non solo coppie e famiglie: quindi, dove andare? Se state leggendo questo articolo evidentemente siete viaggiatori in cerca di bellezza, ma anche di buono, quindi un’insegna su tutte che fa al caso vostro è senza dubbio l’Emerald. Anzi gli Emerald.
Già, perché da un anno all’Emerald Maldives Resort & Spa, nato nel 2019, si è aggiunta la nobile sorella minore (solo in dimensioni) Emerald Faaru Fushi, un gioiello in cui stare bene e tornare a casa meglio di prima. Ma andiamo per gradi: il primo, che alle spalle ha ormai quattro valorosi anni di vita, si sviluppa su una proprietà di 20 ettari sull’isola di Fasmendhoo, nell’Atollo di Raa, una delle più grandi isole private delle Maldive.
Si raggiunge in quaranta minuti di idrovolante dall’Aeroporto Internazionale di Malé e accoglie nelle sue 60 Beach Villa e 60 Overwater Villa, per intenderci quelle meravigliose (lussuose) palafitte che vedete nelle pubblicità, progettate dall’architetto americano Edward David Poole per essere perfettamente integrate nell’ambiente circostante, come anche tutto il resto, costruito utilizzando materiali autoctoni tipo bambù, pietre naturali e foglie di Langhi Langhi in un’abile combinazione di suggestioni tropicali e design contemporaneo. Il posto è davvero suadente, ci si muove in bicicletta e l’accoglienza (parola chiave in tutti i resort delle Maldive) qui è davvero speciale.
La cucina
E poi ci sono i ristoranti, ben quattro a cui si aggiungono due bar, perché dopo aver preso la tintarella, fatto un massaggio, ripetute immersioni e diciotto bagni nell’Oceano Indiano, cosa fare se non dedicarsi a i piaceri della pancia? Tutto funziona alla perfezione secondo la formula signature Deluxe-All Inclusive e si può scegliere tra diverse insegne.
In primis il ristorante Aqua, il più grande aperto da mattina a sera, così ricco da avere proposte diverse ogni giorno, soprattutto alla cena, in cui lo chef propone ogni sera un tema diverso: dal maldiviano al vegetariano, angoli arabi, piatti marocchini, nel week end i sapori di Vietnam e Thailandia. C’è poi il Beach Club Grill Restaurant dove mangiare (bene) italiano e i due Amazònico e Le Asiatique: il primo offre i sapori della cucina centro e sudamericana con ricette provenienti da Brasile, Messico, Argentina, Perù (con la proposta di cucina Nikkei) e Cile, con carni selezionate e cotture sulla brace; il secondo è un’oasi zen dove gustare la buona cucina orientale tra tom yum goong tailandese, siew-mai cinesi, uramaki giapponesi e bokkeumbap coreano, finanche all’esperienza sensoriale teppanyaki, con cui scoprire la tradizionale cottura alla griglia giapponese scegliendo fra quattro diversi menu.
Insomma non c’è proprio da annoiarsi e difficilmente mangerete lo stesso piatto durante il soggiorno; ma chi ci sarà dietro questa enorme macchina del piacere? Ebbe lui, il punto di forza di Emerald Maldives Resort & Spa, lo chef Aldo Cadau, che qui è dall’apertura, diventando ben più di uno chef. Sorriso fisso, polso, esperienza, gusto e animo pacato necessario per fare questa vita, è colui che vi darà quel valore aggiunto non presente tra le voci del pacchetto al momento dell’acquisto della vacanza; ma lui è lì pronto ad accogliervi, e sicuramente a farvi diventare dei clienti abituali.
“Ogni sei mesi cambiamo i menu in base ai clienti, annotiamo tutto così da studiare e fare statistiche. Molto dipende ovviamente dai mercati e dai loro prodotti. Questo comporta fare il training ai ragazzi, quando siamo pronti ci mettiamo all’opera. Ho con me Ravi, il mio braccio destro dal Sud Dell’India, fondamentale in tutto il lavoro”, spiega. Nell’Acqua restaurant il pranzo è un tripudio di culture edibili, dalla sezione vegetariana alla cucina indiana, “spesso abbiamo tra i clienti anche i jainisti che -oltre ad essere vegetariani- non mangiano nessuna “creatura vegetale” come cipolle, patate, carote, radici, rape o bulbi in generale. Insomma, bisogna soddisfare tutti, e per farlo è necessario organizzarci al meglio, ma soprattutto sorprendere sempre: ogni serata è diversa e ogni cena parla di un paese del mondo; il lunedì per la serata maldiviana arrivano anche delle signore da Maduvvari che lavorano il cocco per l’artigianato locale e impiattano la propria esperienza e sapori, è tutto molto etnico e coinvolgente.
“Al Beach Grill abbiamo aggiunto alcuni piatti arabi per il pranzo, nonostante si presti molto alla cucina mediterranea. Salmone, gamberi, calamari, capesante e anguille per il sushi sono importati, ma molto è locale e tutto viene pescato all’amo a 200 metri dal reef, mai con reti; il mio preferito rimane il jobfish simile alla spigola, oppure cernie e ricciole, tanti tipi di snapper, ce n’è per tutti i gusti. Stiamo lavorando alla costruzione di orti verticali per aumentare la produzione, visto che lo spazio è limitato sull’isola: il basilico è il migliore da coltivare in loco, poi pomodori, melanzane, cetrioli, spinaci maldiviani, papaya, banane, cocco e zucche. E tra le novità in arrivo compare la serata araba, una cena beduina realizzata tramite una struttura in cemento interrata a mo’ di forno in cui cucinare e poi mangiare tra tappeti, cuscini e tanto gusto”. E la panna nella carbonara? “Fortunatamente è sempre meno richiesta…”, sorride Cadau.
Ma oltre allo chef c’è anche Nash Kanyangarara, affabile e preparato head sommelier di tutti i ristoranti, che è stato tra i promotori e responsabili dell’Underwater Wine Project, la cantina subacquea le cui bottiglie di Sangiovese toscano affinano ad una profondità di 30 metri per minimo sei mesi: “L’ambiente è ideale per il riposo del vino grazie all’impatto minimo dei raggi solari, la temperatura costante, il cambio di pressione, tutto questo fa si che il vino riposi e invecchi in maniera ottimale”, spiega.
E poi c’è l’Emerald Faarufushi Resort & Spa nell’omonima isola dell’atollo di Raa, con la stessa linea di pensiero e dettagli, su un’isola quattro volte più piccola ma con la stessa laguna turchese. Nato poco più di un anno fa, questo gioiellino fa innamorare allo stesso modo, ma con un’intimità maggiore. 80 ville, un campo da tennis sull’acqua, un’incantevole spa la cui area massaggi ricorda lo scafo di un vascello in legno e anche qui è presente la formula Deluxe-All Inclusive con cui sbizzarrirsi. Cinque ristoranti nelle mani dello chef Moreno Casaccia in grado di proporre un’offerta valida e variegata di cucine del mondo (particolarmente squisito anche il semplice hamburger di Wagyu) da abbinare ai vini selezionati dal sommelier Joseph e i due bar: imperdibile l’Eclipse Bar posizionato sul molo, da dove godersi i tramonti maldiviani sorseggiando un drink.
Emerald è la dimostrazione che le Maldive non sono solo un quadro da ammirare ripetutamente ogni giorno, ma anche una destinazione da assaporare. Bisogna solo sapere dove andare.
Indirizzo
Emerald MaldivesResort & Spa
Indirizzo: Fasmendhoo Island, Maldive
Telefono: +960 658-2100
