Lovrinovich per un giorno: è il momento in cui si scatena la ridda apotropaica di auspici, scongiuri e vaticini. Chi conquisterà una, due o tre stelle Michelin il prossimo 14 novembre a Brescia? I nostri nomi e quelli dei più eminenti gourmet italiani.
Guida Michelin Italia 2024: i "pronostici gourmet"
Quale critico non ha mai sognato di sedere sullo scranno del misterioso Sergio Lovrinovich, almeno per un giorno? Per quanto controversa, amata e odiata, la Guida Michelin con il suo (quasi) secolo di storia continua a fare il bello e il cattivo tempo nella ristorazione mondiale, sempre più dinamica e à la page.
Alla vigilia della presentazione della guida il 14 novembre presso il Teatro Grande di Brescia, non potevano che scatenarsi i gossip e la ridda apotropaica di scongiuri e auspici. Per esempio, che ne sarà di Niederkofler, il cui nuovo ristorante non può certo essere considerato un trasferimento? Avrà due o addirittura tre stelle in un colpo solo? E Gaetano Trovato, maestro della cucina neoclassica, con la sua nuova cattedrale di cristallo, ristorante senza pari in Italia? E Giancarlo Perbellini, ripartito alla grande negli spazi entusiasmanti dei 12 Apostoli, dove mosse i primi passi?
Mentre per le stelle singole il pensiero corre fulmineo a Terry Giacomello, irriducibile avanguardista da Nin, e ai fratelli Capitaneo, con il loro bombastico ristorante in Piazza Duomo a Milano. Nella ridente Umbria ad Andrea Impero di Borgobrufa, tenace autore di una cucina materica e personale. Per il resto la geremiade sulle mancate seconde e terze stelle è un disco rotto che si ripete ogni anno (ma Michelin, si sa, non ama essere tirata per la giacchetta). Il buon Camanini, fra i migliori cuochi italiani, si può ben consolare con il primato ai 50 Best; poi ci sono Sultano, Di Costanzo, l’ineguagliabile Baiocco e l’impeccabile Antonio Guida. Già, cosa manca a Villa Feltrinelli e al Seta per raggiungere il massimo punteggio? Ah, saperlo… Ma qualcuno sussurra pian piano “Davide Oldani”. Gli scongiuri in questo caso sono d’obbligo.
Anche i gourmet hanno la loro da dire. Il ligure Alberto Delta, instancabile con la forchetta in mano, per la singola fa il nome di Osteria Grande ad Arezzo, chef Fatjon Goga e grande sala; da Novara il beniamino del food Felice Marchioni, per quanto scoraggiato, continua ad auspicare la seconda per Lido 84; mentre la romagnola Lucrezia Pasolini, fustigatrice a nove code, azzarda le due stelle per Osteria Arbustico e Da Gorini e la terza per il Glam di Donato Ascani, ma non fa sconti alla Buca di Cesenatico, a suo giudizio meritevole di retrocessione.
La veneta Chiara Agostinelli, infine, salita per prima sul palco Espresso per il premio al gourmet dell’anno nel 2016, declama un nome su tutti: Luigi Taglienti per il suo sontuoso menu delle salse da Io a Piacenza; potrebbero ottenere il macaron anche Contrada Bricconi, Borgo Santo Pietro, Cracco Portofino e Saporium, mentre Alberto Gipponi di Dina, pur avendo “qualità originalissime ed elevate, non si confarebbe ai cliché Michelin”. Per il massimo punteggio, il Duomo di Ragusa.