Lo chef Marco Pierre White crede nella semplicità in cucina. Un maestro che ha influenzato lo scenario food mondiale, sfidando spesso le convenzioni: qui si racconta senza remore, dalla passione viscerale per il burro ai giudizi taglienti sull’alta gastronomia.
L'opinione
Per Marco Pierre White, chef di fama mondiale, la folgorazione sulla via della cucina ha coinciso con l'infanzia: l'amore per il cibo si è radicato in lui fin da bambino, mentre guardava sua madre, sua nonna e le sue zie alle prese con ricette semplici, ma autentiche. Dopo la morte della madre, quando aveva solo 6 anni, Pierre White si è avvicinato sempre più alla natura, trascorrendo intere giornate nella campagna inglese. Contestualmente il rapporto con la campagna è diventato quasi viscerale, facendolo riavvicinare anche ai fornelli: “Ricordo che con le mie mani, seppur ancora piccole, pelavo le patate, raschiavo carote e soprattutto guardavo mio padre cucinare” racconta oggi a femina.in.
All’età di 16 anni arriva a Londra per iniziare la sua formazione come junior chef sotto la guida degli chef anglo-francesi Albert Roux e Michel Roux nel loro ristorante di fama mondiale - Le Gavroche. Pochi anni dopo, a 24 anni, diviene capo chef e comproprietario di Harveys a Londra, ristorante di cucina francese. A soli 33 anni, le sue straordinarie abilità gli fanno conquistare le ambitissime tre stelle Michelin, divenendo così il primo chef britannico, e all'epoca lo chef più giovane, a guadagnare questo riconoscimento. Quattro anni dopo, realizza di non essere pienamente soddisfatto del lavoro che sta svolgendo e annuncia il suo ritiro, restituendo le stelle Michelin.
A tal proposito dichiara: “Io non ho mai ottenuto le tre stelle Michelin, lo hanno fatto gli uomini e le donne che erano con me in cucina. Loro erano l'orchestra che creava la sinfonia, io alla fine ero solo il compositore e il direttore d'orchestra”. Il suo amore per tutto ciò che riguarda il cibo, tuttavia, rimane immutato. Un amore che lo porta a percepire la gastronomia in maniera pura, come un qualcosa di intrinsecamente legato alla natura. Ed è a partire da queste esperienze che arriva a credere che “la natura è la vera artista, noi siamo solo cuochi”. La cucina, per Marco Pierre White, è anche sentimento e spontaneità; elementi che secondo il celebre chef oggi mancano in molte insegne stellate.
“Spesso, quando vai in un ristorante con due o tre stelle Michelin, nei piatti non c’è emozione. Il cibo è perfetto in termini tecnici, ma è solo grande metodo senza sentimento”, afferma. La sua filosofia è imperniata anche sul culto dell'essenza. “Non c'è niente di peggio che lavorare troppo su qualcosa. Le materie prime, soprattutto se di altissima qualità, devono essere preservate” dice lo chef, ricordando quanto sia importante entrare in un ristorante e riconoscere i profumi degli ingredienti utilizzati in cucina, cosa che capita sempre più di rado. Parlando di ingredienti, ricette e spezie si scopre che un prodotto che Pierre White ama è il burro.
“Penso che la vita senza pericoli non sia vita. Mi piace il grasso, rende tutto più buono. Anche il sale è molto importante, ma la maggior parte delle persone non lo usa correttamente. Sembrano spaventati e timorosi quando, in realtà, bisognerebbe portare all’estremo tutto quello che si fa!”. Insomma, ci sono gli chef e poi c'è Marco Pierre White, da cui si assorbe non solo la filosofia di cucina, ma anche il modo di vivere la vita attraverso le sue esperienze, con cui ha imparato che la capacità di riconoscere i propri punti di forza è la chiave per fare bene ciò che si fa.
Tutte le foto tratte dalla pagina ufficiale di Marco Pierre White Restaurants