Gelinaz 2023 si prepara nuovamente a sparigliare con un format mai sentito: l’incontro fra un cuoco e un musicista che comporrà la colonna sonora ideale.
L'evento
Andrea Petrini è una mina vagante della gastronomia internazionale: più che un critico, un agit-prop dall’ironia golosa, a tratti goliardica, sempre spiazzante e condensata di visionarie innovazioni. Già giornalista del Gambero Rosso di Stefano Bonilli, ha poi variato le sue attività con il virtuosismo del giocoliere, aprendo possibilità mai esplorate nel settore, lasciandole cadere e rilanciandole ancora più in alto. In Francia da trent’anni, scrivendo un po’ dappertutto, ha fondato Omnivore nel 2003 ed è stato chairman dei 50 Best per l’Italia e poi per la Francia, scoprendo innumerevoli talenti.
Dal 2005 organizza Gelinaz, format in continua evoluzione, dove la ripetizione è bandita. “Il nome viene da 3 cose. In primo luogo da Fulvio Pierangelini, perché lo invitavano tutti ai congressi e lui non voleva mai andare; è successo che nell’estate 2005 mi trovavo in vacanza a San Vincenzo e lui cercava un’idea differente. Ce l’aveva anche con chi gli rubava le ricette. In una notte d’insonnia ho avuto la visione di Fulvio che preparava una ricetta sul palco, circondato da 4 o 5 cuochi che la eseguivano a modo loro, tipo remix del deejay. Gli ho chiesto che ne pensasse e ha risposto: Si può fare! A San Sebastian c’era già Andoni, poi abbiamo chiamato Petter Nilsson. Il secondo motivo è la poule géline, razza avicola che ricorda la cacciagione. E poi l’omaggio ai Gorillaz, gruppo composto da quattro membri di estrazione diversissima”, racconta.
“Siamo partiti dall’idea della cover, quindi in Gelinaz plays Davide Scabin c’era la sua lingua brasata al Barolo, replicata e variata a piacere. L’anno dopo ci siamo concentrati su un vino naturale che piaceva molto a Fulvio, ai tempi poco conosciuto: Massavecchia. Abbiamo inviato due bocce a ogni membro del gruppo e ognuno ha creato un piatto a partire dall’assaggio. Poi nel 2013 Gelinaz a Gent, gigantesco, con lo stesso piatto in 29 versioni diverse, dalle 7 di sera alle 2 di mattina. Nel 2015 è iniziato lo shuttle, ovvero lo spostamento dei cuochi dall’altra parte del mondo nelle cucine dei colleghi, spesso dormendo a casa loro con istruzioni del tipo: porta fuori il cane o innaffia le piante. Poi nel 2019 è stata la volta dello Stay Tour con i cuochi a casa loro e le ricette di altri che viaggiavano”.
Quest’anno si cambia ancora, però. “Per certi versi sarà il contrario del passato: meno gigantismo e più intimismo. I cuochi nei loro ristoranti vogliono che tutto funzioni a meraviglia, ma non si interessano mai dell’identità sonora del ristorante, nessuno ha fatto una vera ricerca su come usare il suono per creare un’ulteriore dimensione espressiva. Ma che succede se un musicista o un performer scrivono qualcosa per un determinato ristorante e un determinato menu e quella musica resta come traccia sonora da usare per mesi al ristorante?”. La risposta è un calendario di incontri che saranno tutti diversi, ad alto tasso di sperimentazione. Il costo varierà da ristorante a ristorante, fra i 50 e diverse centinaia di euro, perché sarà tutto autogestito e anche il cachet del musicista e il costo degli amplificatori dovranno rientrare negli incassi. In pratica ognuno farà i suoi conti, anche in base ai coperti, elaborando il concetto a modo suo. Ed è rivolgendosi al ristorante che si potrà prenotare.
La scaletta è ancora in divenire. Questa una traccia con le prime date
9 ottobre: David Chalmin plays Mathieu Rostaing, Biarritz
28 ottobre: Parallel Lives plays the Healthy Boy Band (Lukas Mraz, Philip Rachinger, Felix Schellhorn) a Monaco di Baviera
A dicembre: Kim Alter a San Francisco
A gennaio (o a marzo): Victoria Blamey a New York
A febbraio: Tobias Jundt plays Markus Stockle a Zurigo
A marzo: Gaspar Claus plays Mauro Colagreco
A maggio: Arandel plays Riccardo Camanini
E a venire:
Will Goldfarb
Rodolfo Guzman
Virgilio Martinez…