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Mercatino del gusto: l’evento pugliese che ha conquistato l’Università di Oxford

di:
Alessandra Meldolesi
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copertina mercatino del gusto

Fra le prime manifestazioni del settore, con 23 edizioni all’attivo, il Mercatino del gusto a Maglie continua a spingere il territorio grazie al carburante delle idee. Al punto da configurare una case history per Oxford.

L'evento

A ventitré anni dalla nascita, lo chiamano ancora “Mercatino del Gusto” i suoi tre ideatori: Giacomo Mojoli, gastronomo e “disegnatore di idee”; Michele Bruno, già eminenza Slow Food, oggi art director e trait-d’union con la regione Puglia; Salvatore Santese, presidente dell’Associazione nonché garante istituzionale. Eppure, nonostante l’understatement, è cresciuto non poco: l’ultima edizione, che si è svolta dal primo al sette agosto nella solita, bellissima Maglie, ha avuto numeri da record, ormai stretti per il centro storico barocco.



Oltre cento produttori con i loro squisiti banchetti aggregati in vie e piazze (vino, spiriti, olio, dolci, frutta, cibi di strada, birre e quant’altro, più pasta experience e angolo del caffè); quattro chef per le cene in villa, ospitate nell’agrumeto di un palazzo storico, altri quattro per i laboratori didattici su prodotti, preparazioni, personalità e dodici relatori; centocinquanta bambini coinvolti nel Mercatino junior… Ma anche due mostre (“A tavola con Gio Ponti. Gli angeli apparecchiano” e “Il cibo, il mare, la terra con gli occhi di Nunzio Pacella”), gli spettacoli di Gusto Folk con i suoi quindici artisti, le esibizioni di Salento Jazz affidate a trentacinque musicisti, il Salotto letterario e Tirar Tardi, appuntamento dedicato alla presentazione di libri.

Salento Cantine Menhir - Terra d'Otranto

Salento Cantine Menhir - Terra d'Otranto


Tanto che l’austera Università di Oxford ne ha fatto un oggetto di studio privilegiato per valutare le ricadute dell’enogastronomia locale sul turismo in una ricerca chiamata “Food Festivals, Place and Wellbeing”, firmata da Giulia Rossetti, Allan Jepsen e Valentina Albanese e comprendente solo un’altra manifestazione a Londra.



Tutt’intorno il Salento negli ultimi anni è turisticamente esploso in un lampo, che ha finito per oscurare altre luci, più dimesse e familiari. Se è vero che la ristorazione è cresciuta e oggi vanta autentici fuoriclasse come i Bros’, l’offerta lotta con la banalizzazione turistica e la standardizzazione dovuta ai facili guadagni. Uno scenario ambivalente, in cui il Mercatino ha deciso di intervenire a gamba tesa, riunendo i migliori artigiani della zona, selezionati con rigore, per inserirli in un movimento più ampio, la valorizzazione della Terra d’Otranto, e così divulgare il valore del cibo, vettore di storia e cultura.

Salento Cantine Menhir - Terra d'Otranto




L’areale, compreso fra Maglie e Otranto, rappresenta una zona da tempo in fermento grazie a imprenditori intenzionati a farne una destinazione. Qua il passaggio dei turchi ha lasciato fertili sedimenti di cultura, tra i quali spuntano monumenti megalitici già adibiti a funzioni rituali. Ben più di una terrazza in terra rossa affacciata sul mare, che pure non offre una dispensa banale. Mentre i produttori di olio lottano contro la xylella, superando la monocultura, si producono vini, ortaggi, friselle e prodotti da forno, frutta fresca e secca, perfino tartufi. E in città hanno sede due aziende importanti come la cioccolateria Maglio e il pastificio Cavalieri.


Ogni anno la manifestazione declina una parola chiave: quest’anno è stata “durevole”, in passato “gratitudine”, “bellezza”, “baratto, “cura”. “Perché il Mercatino intende porsi come incubatore di concetti che possano servire al rilancio del territorio e del sistema Italia, insomma vuole pre/figurare il futuro”, spiega ispirato Mojoli, agit-prop del bello e del buono.


“‘Durevole’ in particolare intende superare il termine un po’ plastificato di ‘sostenibile’. Significa pensare idee, prodotti, cose che durino nel tempo. La gastronomia che può durare è quella che ha radici e segna cambiamenti di costumi e abitudini alimentari. Lo stesso Mercatino, avendo intuito in anticipo una serie di paradigmi, è durato nel tempo. Come il vino o altri prodotti, che sono buoni nell’immediato, ma poi si evolvono. Con le altre parole chiave forma una rete di valori, che offrono potenzialità e futuro al territorio, trasformando la Terra d’Otranto in un laboratorio a cielo aperto.

 

Salento Cantine Menhir - Terra d'Otranto


In futuro poi bisognerà ragionare sul governo del limite alla quantità, all’edificazione, al flusso turistico, non in termini di élite, ma di selezione di destinatari che siano grati, sappiano cogliere con attenzione e rispetto la bellezza. Significa avere cultura del progetto, rendere eccezionale ciò che è semplice. Ma per dare prestigio al dettaglio e al limite, probabili temi a venire, occorrono grandi competenze”.



Ed ecco la multidisciplinarietà, asse ramificato della manifestazione. “Perché il turista del futuro non sarà enogastronomico, ma cercherà un mix di tutto: musica, cultura, arte, natura e anche gastronomia. Come il design va limitato, valorizzando le materie prime senza perdere di vista la gioia, il Mercatino deve essere top e pop, tenere insieme il desiderio di cose ben fatte nella tranquillità. Se design deriva da de + signare, ovvero distinguere con un segno, il Mercatino intende conferire senso, barattando significati e valori. Ma per creare un rapporto che duri nel tempo, tra chi offre e chi domanda, è fondamentale la gratitudine. Tutto ciò che viene ben fatto, dall’accoglienza alla gestione del bene pubblico, alla bellezza del paesaggio, genera gratitudine”.


 

Salento Cantine Menhir - Terra d'Otranto


Gratitudine che viene rivolta a una community di operatori attenti, composta di artigiani, ristoratori, albergatori e vignaioli, che agiscono da lievito per altro. Nelle sue fila spicca Gaetano Marangelli della cantina Menhir Salento, colosso da un milione di bottiglie con sede a Bagnolo e focus sui vitigni autoctoni e la sostenibilità, alias “durevolezza”.

Salento Cantine Menhir - Terra d'Otranto


Ma non siamo i soli a investire nel progetto. Voglio citare fra gli altri Torre Sant’Emiliano di Daniele Negro, con le bestie al pascolo, le stalle sostenibili, l’attenzione verso il benessere animale; Candido, storica maison prima che boutique di vestiario; il ristorante LaltroBaffo di Cristina Conte a Otranto. Tutti imprenditori legati dall’amicizia e dalla condivisione di valori, che investono sul territorio come destinazione, cercando di generare benessere per la collettività”.

 

 
 

 

 

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