“Il sogno di una settimana lavorativa di quattro giorni può iniziare al ristorante?” Se lo chiede il New York Times, prendendo ad esempio un noto ristorante del New Jersey.
Quando Dominic Piperno ha chiuso il suo Hearthside durante la pandemia, il ristorante di Collingswood aveva già 22 anni di storia. Sei mesi dopo, al momento del deconfinamento, la carenza di manodopera gli ha consentito di aprire solo quattro giorni a settimana. Ed è stato allora che si è reso conto di uno stile di vita che era migliore per tutti.
A gennaio ne ha aggiunto un quinto, ma la manodopera tornava a scarseggiare causa burnout. Così dall’inizio dell’anno ha deciso di fare ritorno alla settimana di quattro giorni, per la precisione dal mercoledì al sabato.
“Quel modo di vivere semplicemente non è più sostenibile, né avrebbe mai dovuto esserlo”, per ora Dominic, in controtendenza rispetto a chi sta tornando alle vecchie abitudini. In questo modo i dipendenti possono passare più tempo con i loro familiari e ridurre i sintomi di burnout. Il risultato è che tanti vecchi dipendenti sono ritornati. Per esempio Kelly Bradley, che aveva lasciato perché il lavoro non le consentiva di fare la mamma.
La strategia si è insomma dimostrata vincente per fronteggiare la corrente mancanza di manodopera: secondo una recente inchiesta, il 62% del ristoratori lamenta scarsità di personale rispetto alla domanda. Poi c’è il capitolo della suddivisione delle mance, cruciale per trattenere i collaboratori. “Non vogliamo che la gente ce l’abbia con noi”, prosegue Piperno, la cui complessa strategia comprende un menu a prezzo fisso, per minimizzare gli scarti e massimizzare i coperti a ogni turno. “Ma sfortunatamente fino a questo punto mi sono preoccupato solo degli ospiti. Se l’addetto al forno a legna ha una vita privata migliore, è felice nel suo lavoro e non ha problemi economici, potrò dormire sereno”.