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Hélène Darroze: "Nel mio staff tantissimi italiani: sono più dei francesi”

di:
Alessandra Meldolesi
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Secondo Hélène Darroze Londra è “la capitale del mondo”, per la caratura internazionale, la capacità di spesa e l’edonismo sfrenato. Non sono pochi i connazionali che l’hanno seguita, dalla Préalpato ad Alléno. La brigata di The Connaught, tuttavia, è in gran parte italiana: “Fra latini ci si intende al volo”.

La notizia

Consacrata dalla Guida Michelin 2021 con le tre stelle attribuite a The Connaught, Hélène Darroze (che di ristoranti ne ha 3, per un totale di 6 macaron) si reca a Londra due volte al mese. Grazie alla recente ristrutturazione, il locale è ancora più bello: incarna lo stile “décontract-chic” che fa tendenza nella capitale britannica, con i suoi caldi toni pastello, i divanetti curvacei, le porcellane preziose e la nuova chef table sotterranea, con vista verticale sulle stufe. La cucina, dal canto suo, continua a puntare sui classici francesi, dal piccione al foie gras, e sui suoi riti, vedi i carrelli dedicati ad Armagnac e caffè.

@Jérôme Galland




Qui come in tutti i miei ristoranti, si tratta innanzitutto di rispettare prodotti e terroir. Poi voglio tradurre le mie emozioni in cucina, metterci quello che sono. The Connaught ha comunque una particolarità: trovandosi in un palace, la cucina è forse un po’ più sofisticata che altrove. D’altronde le mie espressioni variano secondo i ristoranti, ed è un bene per me come per le brigate. Cerco prodotti un po’ ovunque in Gran Bretagna e in Irlanda. Altre cose, tuttavia, continuano ad arrivare dalla Francia, per esempio il pollame del sud-ovest. Qui non ne ho trovato di pari qualità. Ma il pesce è tutto locale e in generale cerchiamo di lavorare il più possibile con la filiera corta. Questo richiede una ricerca permanente di qualità e un grande rispetto per le stagioni”.

@Justin de Souza



Con me in brigata ci sono più italiani che francesi. È vero che ci accomuna un senso di art de vivre, la stessa riflessione sulla buona accoglienza. Un francese e un italiano capiranno molto facilmente l’arte di mangiare bene e il senso della condivisione attorno al tavolo. Fra latini ci si intende al volo. Detto questo, la scena gastronomica britannica si è sicuramente evoluta da quando sono arrivata quattordici anni fa. È eteroclita e molto cosmopolita. Si trovano ottimi ristoranti di cucina greca, vietnamita eccetera. Ogni espressione gastronomica ha una testa di serie. È questo ad avermi sedotta, quando sono arrivata. Allora, se paragonavi il migliore giapponese di Londra e Parigi, il gap era notevole. Poi è una scena che lascia molto spazio al concetto. Qui sono nati concept impattanti come Zuma, Hakkasan, Roka, tavole straordinariamente innovative e di successo. Anche l’ambiente è abbastanza incredibile”.

@AFP



Londra è una città dove si esce volentieri, senza la vergogna di cercare il piacere. La clientela spende di più e non esita ad aprire belle bottiglie. Forse per la maggiore capacità di spesa, forse per un rapporto più disinibito col consumo. Poi si mangia più in fretta. Tutto è più veloce. Ogni giorno ricevo un rapporto dai miei ristoranti e il primo ad arrivare è sempre quello da Londra, nonostante il fuso orario sfavorevole”.


Fonte: Food & Sens

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Foto: @Hélène Darroze at The Connaught

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