Emiliano e Rossella sono partiti dal Cilento nel 2012 per lavorare come professionisti a New York, ma alla scadenza del visto si sono reinventati ristoratori per rimanere. Oggi la Michelin premia il loro Flora a Brooklyn.
La storia
Sognava l’America, Emiliano Cammardella, nella sua cameretta a Polla, mentre in cuffia pulsava la musica rock, blues, jazz. Un sogno dal quale non si è mai svegliato, un anno dopo l’altro, via via che procedeva negli studi e si formava come designer, conosceva la moglie Rossella Episcopo, anch’essa cilentana, e si sposava. Cosicché nel 2012 i due hanno deciso di partire all’avventura oltreoceano per lavorare nei rispettivi rami, lui in uno studio di architettura, lei come sociologa.Quando i visti sono scaduti, la voglia di restare era tanta. L’unico modo di riuscirci, tuttavia, era mettere in piedi qualcosa e i due hanno pensato a un ristorante, da autodidatti totali. “Ci eravamo sempre divertiti a cucinare in casa e per gli amici, ma il professionismo è un’altra cosa”, racconta Emiliano. “Rossella ha dovuto reinventarsi chef e c’è riuscita, mentre io ho seguito la parte burocratica, che nonostante i luoghi comuni, è impegnativa anche qui. Per l’allestimento ci è voluto un anno e mezzo, quasi due, dal 2016 al 2018, perché siamo in una zona storica di Brooklyn, protetta dai beni culturali, per cui ogni dettaglio, dal singolo colore a piccole modifiche, necessitava di un iter di autorizzazione. Il mestiere lo abbiamo imparato così, strada facendo”.
La consacrazione è arrivata dall’ultima guida Michelin di New York, che così descrive il locale: “Se ti sembra difficile trovare del buon cibo a un buon prezzo nel South Slope di Brooklyn, allora non sei stato da Flora. Emiliano e Rossella sono dietro questo luogo accogliente e luminoso, che conserva molti dei tocchi rustici della precedente incarnazione (si pensi ai muri con mattoni a vista, alle porte e finestre con cornice in legno) intervallati da tocchi industriali. Il cibo è vincente come l'ambiente. I ravioli a campana ripieni di ricotta di bufala d'importazione, conditi con bottarga di muggine lamellata e cosparsa, fragrante scorza di limone e pangrattato croccante sono semplici, ma deliziosi. Poi per dessert la delizia al limone, importata direttamente dal famoso pasticcere della Costiera Amalfitana, Sal De Riso, è un morso di sole”.
Il segreto del successo? “Calma, passione, tenacia. Perché qui non si scherza e la competizione è tanta. Abbiamo lavorato anche sedici ore al giorno, io come manager, gestendo il personale, i rapporti con i clienti, la grafica dei menu, gli spazi esterni post covid; lei in cucina con qualche aiuto”. Fin dagli esordi i piatti sono stati un’evoluzione delle ricette di casa: per esempio i paccheri con baccalà e peperoni cruschi, il baccalà alla cilentana o gli spaghetti con alici, mollica e uva passa, tipici del Natale. Nessun problema sul fronte dei prodotti: “Qui si trova il meglio che possa arrivare dall’Italia, a differenza del passato. E a mia mamma, quando vuole spedirmi qualcosa, rispondo di non mandarmi niente perché qui mangio al meglio. Qualche merce la facciamo arrivare dagli importatori, segnalandola; mentre gli ortaggi sono locali e bio”. Tutti campani i vini, anzi cilentani per il 90%.
I clienti sono in gran parte italiani richiamati dal passaparola, che qui si sentono a casa, ma anche vip che vivono in zona, musicisti, giornalisti o scrittori. E poi tanti giovani, soprattutto per il brunch del fine settimana. Su 36 coperti interni e 24 esterni, lo scontrino medio di una cena con tutti i crismi per due persone, bevande incluse, è di 150 dollari.
“Alla fine, è stata una follia, ma ne è valsa la pena. Non avremmo potuto reggere il rimorso di tornare, senza averci provato. Vivere qui è tostissimo, da quando esci la mattina a quando torni la sera. Ma è una città che ripaga di tutto. Per me era la Mecca e continua a caricarmi ogni giorno. Resteremo ancora un po’, anche se iniziamo a sentire il richiamo di casa. Sono sei anni che non vediamo il mare e potremmo riprendere le nostre vecchie professioni. Ma qui può sempre capitare una sorpresa, che sovverte ogni piano”.
Foto per gentile concessione del locale