Nella Svizzera asiatica, tra jungla e super comfort, Ryan Clift è l’artefice della gastromixologia che unisce gastronomia cerebrale e cocktail creativi, avviando inedite quanto sorprendenti gustosità capaci di scuotere anche il più attempato gourmet.
Il Ristorante
La cucina cosmopolita del Tippling Club
Mentre nell’atelier italiano ci si arrabatta a comprendere se sia più importante la forma o il contenuto nel sacro mondo dell’alta cucina, a Singapore la particelle ioniche del progresso e del benessere procedono alla grande. In questa Svizzera asiatica, immersa nella jungla e nei comfort occidentali, i gourmet hanno vita facile tra streetfood da capogiro intergalattico e ristoranti d’avanguardia sempre più elegantemente cosmopoliti. In questo fragore tra la moda e l’ossessione per il cibo, spiccano i ristoranti Iggy’s, Andrè, Les Amis e Jaan, ma un posto d’onore va assegnato di sicuro al Tippling Club dello chef Ryan Clift.



Il ristorante ondeggia tra la spartana bistronomia e l’ateniese location raffinata, tra l’atteggiamento casual e rock’n’roll dello chef inglese Ryan Clift e il garbo oceanico del restaurant manager Marcus Boyle, tra la cucina mordace e provocante e il servizio pregno di raffinatezza nel design e nei gesti dello staff. Un’avventura culinaria da primo mondo.

I Piatti
Ryan Clift è pacificamente cazzuto, ha pungolato la cucina mondiale intraprendendo l’arte della gastromixologia (alta cucina e cocktail in abbinamento), che si apre a provocazioni organolettiche da vero boxer: i primi canapè (o amuche bouche, a dir si vogliano) sculacciano la papille gustative, offrendo magie volutamente salate, dolci, piccanti e insospettabili. I sapori forti stimolano la facile beva, incoraggiando al magico atto della combinazione “gastronomia cerebrale e cocktail creativi”.


Si succhia il gazpacho in provetta (acqua di pomodoro concentrato) e si sgranocchia un eccezionale cracker di tapioca e tartufo bianco, cercando di miscelare l’ingrediente tropicale con quello italiano per eccellenza.

Lo chef inglese del Wiltshire, allievo di Marco-Pierre White, Peter Gordon ed Emmanuel Renaut, ha aperto la sua testolina creativa da quando è sbarcato in Australia (dove ha lavorato anche col “nostro” Lorenzo Cogo), nei ristoranti di Raymond Capaldi e Shannon Bennett del Vue de Monde. Britannico, anglosassone, asiatico d’adozione e cosmopolita nei polpastrelli: Ryan Clift ha fantasia, nerbo e molto spirito da insegnare. Non solo spirits.


Quando giungono i piatti principali del menu imperiale, le attività cardiache possono risentire dell’eccitazione imminente (nonostante sia sempre immanente). Con queste pietanze infatti, l’eccellente “boss di sala” Marcus Boyle decide di ringalluzzire i neuroni del commensale, accantonando per un istante i cocktail per immolarsi nei vini e alcolici di tutto il mondo.


La carne bovina Wagyu di Kobe con carciofi, aceto di dashi, burrata e rafano possono indurre l’uomo a peccare, a viaggiare col pensiero nelle pornografie culinarie di mezzo pianeta. La burrata pugliese e l’aceto di brodo di pesce giapponese dashi annientano il razzismo culturale e rendono spensierato il commensale. Perfetto in abbinamento col raro vino spagnolo 4 Kilos 2011 direttamente da Maiorca. Così come la rana pescatrice con il tofu al lime e il green curry palesano l’estro del mondo asiatico, in apoteosi con un vino bianco minerale austriaco realizzato in esclusiva per la maison Tippling. Oppure il piatto più erotico del mondo: granchio reale, crema di sedano rapa e jamon iberico. Una volta che lo si assaggia il bulbo oculare può lacrimare a fiotti, l’epidermide può imbaldanzirsi e magari smettere d’invecchiare. Soprattutto se assaggiato con una delle bevande più rare del pianeta: il sake dell’azienda giapponese Hayashi Honten di Gifu.
La Storia


Il Tippling Club apre a Singapore nel 2008 e ora, dopo cinque anni a Dempsey Hill, si è spostato nel quartiere strategico Tanjong Pagar. Quindi il grande Ryan Clift ha deciso di spostarsi dalla collinetta dei ristorantini e dei bar cool verso il quartiere dove le banche, le assicurazioni e gli uffici delle più grandi multinazionali si riversano per pranzo e per cena. Strategia culinaria pura, come d’altronde Singapore è abituata a imporre ai suoi ristoratori per rimanere sulla cresta dell’onda.


Quello che seduce di Ryan Clift è il suo bagaglio culturale gastronomico da cui prende spunto per cucinare. È vero, l’Italia e il Giappone sono i Paesi che offrono più varietà in cucina, ma come possono competere con il mondo intero? A Singapore arriva tutto, a prezzi anche sostenibili, sempre d’altissima qualità, e quindi è giocoforza poter attuare una sorta di mappamondo culinario, pure in un singolo piatto.

Singapore è il luogo per il gourmet perfetto, quello che si vuole sbizzarrire tra frutti proibiti e inconsueti, dal granchio reale dell’Alaska alla burrata d’eccellenza della rustica Puglia italiana. Ryan Clift poggia le basi sulla grande idea di abbinare l’alta cucina ai cocktail di pensiero e alle bevande più magiche del pianeta, ma va oltre: il suo sperimentare equivale a giocare con i sapori del mondo.