La nuova apertura milanese di Giancarlo Perbellini è metà di qualità a un prezzo che non ti aspetti
Il Ristorante
Locanda Perbellini
Cinque mesi possono bastare? Ogni ristorante ha bisogno di un po’ di rodaggio, poi dovrebbe entrare a regime e far partire l’andirivieni dei clienti.
A volte tutto funziona perché lo chef è carismatico, perché la sua presenza, oltre che la sua mano in cucina, conta. Altre volte basta un progetto ben studiato, un fine calcolo di immagine, di personale e di foodcost. È il caso della Locanda Perbellini, ennesimo progetto dello chef bistellato Giancarlo Perbellini. L’apertura milanese si sta confermando un gradito approdo per diversi motivi.


La formula del bistrot raccolto, ben curato, non chic, non pacchiano, genera attrazione in modo trasversale. La stessa disposizione dei muri che genera spazi separati e un po’ privè è un elemento che apre a motivazioni più o meno subconscie riguardo alla versatilità del posto. La triade ardesia-rame-colore verde è un pairing che tutto sommato risulta equilibrato e moderno.


Il nome Locanda Perbellini, anche senza lo chef in cucina, è il segno che dietro a tutto questo c’è un grande cuoco che per gli affamati passivi, viene da Verona e ha due stelle Michelin. Per quelli attivi è un imprenditore con più di 7 locali tra le mani, un ottimo HR manager, un cuoco che ama definirsi artigiano. Di questo ha contagiato anche il personale di sala. Tutti vestono in modo informale con jeans e sneakers, però indossano un grembiule Carhartt, azienda del Michigan, nata producendo abbigliamento da lavoro per gli operai delle ferrovie. Più che camerieri, falegnami, vivaisti…artigiani insomma.


I Piatti
La proposta di Giancarlo Perbellini
Ultimo motivo, non meno importante anche per il milanese all you can chic, i prezzi. Vini al calice da 3,5 euro. Piatti a partire da 9 euro fino a un massimo di 19 euro. Con quattro piatti abbiamo esagerato. La sazietà poteva essere raggiunta con il numero tre. Nel menù niente pesce. Non mancano i piatti vegetariani, ben cinque. Quel volpone di Perbe, lui sì che ha studiato.
br />
La Battuta di Fassona arriva con una base di pane raffermo a richiamare la pearà veronese. A condire la carne una crema di melanzane, caprino e pomodoro confit. Il nostro palato ha chiesto di investigare sulla carne. Non che non fosse buona. Non aveva però quell’elasticità e resilienza della razza piemontese. Infatti era una scottona inglese. Nel complesso un piatto ben costruito, che sarebbe stato in piedi anche senza il disco secco alla base.

Il Vitello T’onnato è una versione scomposta della classica ricetta piemontese. Uovo quasi sodo in vista, così come l’acciuga e i capperi, qui in forma disidratata. Salsa tonnata buona, con viscosità livello 4/10. Cottura della carne non omogenea, non piatta. Metti tutto sulla forchetta – ci vuole un poco ma tanto è già freddo – poi in bocca tutto, chiudendo gli occhi. Sì, è un buon vitello tonnato.

Ora parliamo del piatto più artigiano della serata: il pollo alla cacciatora. Porzione abbondante, punto cottura della coscia ottimo, finferli, olive taggiasche, crema di pomodoro. Non gourmet, non disegnato, solo goloso e con la giusta dose di prosa.

Serata chiusa con un’altra scomposizione. Qui la vittima è la crostata di crema e di frutta. La crema è una sifonata informe che induce poco ad alzare la mano per dire “è mio”. La frolla è nascosta sotto il mare giallo avorio in cui galleggiano i frutti di bosco. Capiamo la comodità dei sifoni pronti. Capiremmo di più l’artigianale fetta di una volta.
Indirizzo
Locanda Perbellini
Via della Moscova n 25 - 20121 Milano
Tel. +39 02 36631450
Il sito web