Attualità enogastronomica

Mykonos, 1000€ per 3 piatti in spiaggia: turisti truffati di nuovo al DK Oyster

di:
Elisa Erriu
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copertina truffa mykonos

Sono diversi anni che la vicenda si ripete, eppure il numero di turisti truffati non accenna a scemare: lo smacco al DK Oyster.

La notizia

Sotto il sole dorato di Mykonos, dove le spiagge sembrano uscite da una cartolina troppo perfetta per essere vera, ci sono situazioni che possono altrettanto non sembrare vere, come ad esempio un conto ben più salato del mare stesso. È qui che la cucina diventa teatro, il menù un enigma, e il turista, suo malgrado, protagonista inconsapevole di una farsa già scritta. Un gruppo di turisti britannici si è seduto ai tavoli del DK Oyster, affacciato sulla celebre spiaggia di Platis Gialos, attratti — forse — dall'eleganza patinata, da quella promessa di esclusività che certe location riescono a sussurrare con una sola foto su Instagram. Tre piatti di pesce e il conto che arriva come uno schiaffo: 1.000 euro.

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DK OYSTER

"Un’assoluta truffa", hanno sentenziato i clienti su TripAdvisor, rincarando la dose con aggettivi ben meno poetici. E come dar loro torto, quando una singola orata intera è costata 350 euro e una manciata di portate ha raggiunto cifre più vicine al lusso che alla semplicità greca? I prezzi dell'attività, per giunta, solitamente non vengono esposti: sono i camerieri a "raccontare" il menu adescando i passanti e invogliandoli ad ordinare sempre di più. Non si tratta di un episodio isolato. Il nome del ristorante aleggia da tempo sui forum e sulle recensioni con la stessa inquietudine con cui si sussurrano leggende metropolitane: racconti simili si ripetono, voci diverse, ma stesso copione. Una cliente, tale Sue, racconta di come un cameriere si sia avvicinato al tavolo con un drink in più. Un gesto che, inizialmente, profumava di ospitalità mediterranea. “Un regalo per voi”, le avrebbe detto. Ma il romanticismo si è dissolto al momento del conto: la gentilezza si è tradotta in 35 sterline per una bibita analcolica e oltre 400 per un paio di cocktail.

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DK OYSTER

E se viene voglia di una porzione di patatine? Occhio al portafoglio: 20 euro per una manciata di fries e 5 euro per un tocco di ketchup. A quel punto, lamentarsi sembra quasi un gesto istintivo. Ma è qui che entra in scena il contro-attacco del ristoratore: lo shaming. Secondo alcuni clienti, chi osa protestare viene sottilmente (ma neanche troppo) fatto sentire inadeguato, fuori posto, “non abbastanza ricco”. Come se l’esperienza al DK Oyster non fosse davvero per tutti, ma solo per chi può permettersi di non guardare i decimali. Dimitrios Kalamaras, titolare del locale, non si è fatto attendere. Alle critiche ha risposto con tono perentorio, rivendicando la libertà di applicare i prezzi che ritiene adeguati. Le accuse di aver nascosto i costi reali? "Falsità da TripAdvisor", dice, sostenendo che sarebbe “ridicolo spiegare ogni voce del menù a tutti i clienti”. Secondo lui, spetta al visitatore chiedere anticipatamente di parlare con un responsabile per chiarimenti sul prezzo.

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DK OYSTER

Il ristoratore non si limita a difendersi: rilancia. Punta il dito contro quella nuova categoria di turisti che si muove col filtro di Instagram sempre acceso e che, anziché vivere l’esperienza, la baratta con richieste “esorbitanti” in cambio di visibilità. “Ci rifiutiamo di cedere agli influencer”, dichiara, dipingendoli come moderni avvoltoi del marketing, pronti a ricattare ristoratori per ottenere cene gratuite o compensi in visibilità. Il problema però non è l’influencer, né l’estetica da copertina lucida che Mykonos ha abbracciato da tempo. Il nodo cruciale è l’opacità del servizio, quel mancato patto di trasparenza che dovrebbe reggere ogni esperienza enogastronomica, specialmente quando si paga tanto. La cifra non scandalizza di per sé — certi ristoranti stellati hanno menù degustazione da capogiro — ma ciò che indigna è il divario tra l’aspettativa e la realtà, tra ciò che viene promesso e quanto viene consegnato.

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Perché, in fondo, una cena di pesce a mille euro non sarebbe assurda se giustificata da un servizio eccellente, materie prime rare, vini pregiati, attenzione sartoriale. Ma quando la sorpresa del conto arriva senza spiegazioni, e si ha la sensazione di essere stati presi in giro, allora anche il tramonto più bello dell’Egeo non basta a calmare il fastidio. Mykonos, come molte destinazioni di lusso, vive su un delicato equilibrio tra autenticità e apparenza. I locali come DK Oyster non fanno che spingere verso il secondo polo, trasformando un’esperienza gastronomica in un incubo contabile. Il rischio è che si crei una frattura insanabile tra ospitalità e sfruttamento, tra il gusto per l’esclusività e la pura furbizia commerciale. Il turista, stordito dalla bellezza dei luoghi, finisce per dimenticare il buon senso… almeno fino all’arrivo del conto.

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