Dall’avanguardia in un due stelle americano a una fattoria nell’Oregon: così Matthew Lightner ha cambiato vita, per dare il meglio di sé in cucina.
La notizia
Alla lunga lista degli chef che prima e soprattutto dopo la pandemia hanno scelto il downshifting (o semplicità volontaria), si è aggiunto un altro nome di spicco: quello di Matthew Lightner, già bistellato all’Atera di New York nell’arco di sei mesi. Che ha deciso di cambiare completamente vita.“Da Atera i miei soci avevano visioni diverse. Inoltre, era arrivato un momento in cui desideravo lavorare a contatto con la terra, in campagna, e questo è impossibile a New York. È stata una decisione drammatica, ma dovevo farlo. A volte in un locale che va al massimo, puoi non dare tutto come chef. Non voglio dire che fosse una scelta obbligata, ma ho voluto seguire il mio cuore. Avevo bisogno di tornare ad avere buoni rapporti con la gente e con me stesso, ma questo non dipende dalle stelle. Nel post Atera ho iniziato a scoprire chi fossi e cosa volessi. Ho sentito che per migliorare il mio livello in cucina, dovevo riconnettermi con il processo, l’origine, la fattoria, la campagna”.
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“Da Atera ci proponevamo di lavorare con i frutti della natura, ma ne eravamo molto lontani. Ora invece vivo in mezzo alla natura e posso davvero cucinarla, le possibilità sono infinite. Inoltre, la vita procede per ispirazioni. E più sei ispirato, più farai cose ispiratrici. La natura per me è sempre stata la massima fonte di ispirazione, tanto che sono qui”.
La sua nuova casa si chiama Okta: si tratta di un piccolo hotel con azienda agricola e ristorante situato in una località sperduta dell’Oregon, suo stato natale. “Non significa solo coltivare prodotti. Va oltre. Vuol dire cucinare il momento. Creare esperienze realmente uniche, che possono essere vissute solo in un determinato momento e con un certo ingrediente. Va bene fare avanguardia a New York, ma ora ho bisogno di suscitare questi momenti, qualcosa che per me conta molto più di due stelle”.
In Oregon la Michelin non è neppure presente, quindi le stelle restano un miraggio. “Ma credo che stiamo andando nella stessa direzione fatta di sostenibilità, contatto con la terra, promozione dell’uso di prodotti locali. Niente extravergine spagnolo e tartufo italiano, ma ingredienti che si trovano in zona. Per Michelin tre stelle indicano qualcosa di non massificato, come la bellezza di posti del genere. Se vogliamo essere davvero innovatori, però, dobbiamo pensare in anticipo. Oggi sostenibilità è questo, per il trasporto e le emissioni, ma fra 200 anni forse sarà possibile importare qualsiasi cosa senza inquinare. Come cambierà allora il concetto di territorio? Poi ci sono Jeff Bezos e Elon Musk che vanno sulla luna. Quando ci arriveremo, cosa chiameremo ‘locale’ sulla terra?”
Fonte: Siete Canibales
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Foto di copertina: @Daniel Krieger