Chef

Nuno Mendes:“Ho vissuto la mia vita in cucina. A volte mi sento come se la vita mi fosse passata accanto”

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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nuno mendes

“A volte mi sento come se la vita mi fosse passata accanto”. Nonostante tutto Mendes non si ferma e porta avanti i suoi progetti tra Londra e Lisbona

La Storia

Che Nuno Mendes sia un po’ stanco, oltre che plausibile, è più che comprensibile.  Non si è mai fermato, da quando a diciannove anni ha lasciato la sua Lisbona per studiare Biologia marina a Miami e lì capire che la sua vocazione era essere chef. Da allora di anni ne sono passati ben 28. Un vero globtrotter.


Dopo aver studiato al California Culinary Academy, parte alla volta del mondo, non solo States ma anche Asia, e Sud America. Grazie ai viaggi e alle importanti esperienze a fianco di Ferran Adrià, a Wolfgang Puck e a Jean Georges Vongerichten la sua cucina diventa una porta aperta su un mondo di sapori e di avventure, pur rimanendo interiormente sempre molto legata alle sue origini.

Dopo un primo periodo in cui la sua cucina era influenzata da quella molecolare, si concentra sull’autenticità dei sapori e sui prodotti eccellenti. “Per me il cibo deve essere divertente, accogliente e flessibile. La mia tecnica è moderna e gli ingredienti sono accessibili e gustosi” queste le sue parole.


In un turbinio di spostamenti, esperienze e realtà diverse decide di stabilirsi a Londra dove, nel 2006, inizia la sua avventura in solitaria con Bacchus a cui segue The Loft Project, un concept simil supper club segreto, in cui lo chef cucinava a casa sua e gli ospiti cenavano nella sua cucina. Nel 2010, invece, inizia l’avventura di Viajante a East London. Qui realizza piatti che ricordano i sapori delle sue peregrinazioni nel mondo e la gastronomia della sua terra. Viajante nel 2011 prende la prima stella Michelin che conserva fino alla chiusura nel 2014 quando è la volta di inaugurare Chiltren Firehuose, uno dei locali ancor oggi tra i più trendy e frequentati dal jet set londinese. È il 2015 quando aggiunge alle sue creature Taberna do Mercado all’interno dell’Old Spitafields Market che, però, per sofferenze finanziarie è costretto a chiudere nel 2018: “È stato un duro colpo", dice. “Non potevamo permettercelo. Non volevo arrivare al punto in cui inizi a tagliare e imbrogliare gli ospiti”.


Come l’Araba Fenice sempre nel 2018 nasce Mãos, all’interno della Blue Mountain School di Shoreditch, è un ristorante sperimentale da sedici posti che ha da poco guadagnato una stella Michelin.

Per Mendes Mãos “È un lavoro d'amore e non farà mai molti soldi, quindi sarà bello vederlo arrivare al un punto in cui è sostenibile. Ci sono affitti, tariffe aziendali, personale e persone che non sono sicure di cosa accadrà dopo. Molto tempo fa potevi aprire un ristorante da solo e fargli prendere il volo, aprire in un quartiere difficile e renderlo sostenibile. Ora hai bisogno di un milione di sterline per decollare, il che significa investitori. All'improvviso ci sono molte pressioni finanziarie e scendi a compromessi su ciò che vuoi fare. "


Aperture, chiusure, successi insuccessi, e sicuramente gioie e dolori. Forse proprio per questo e perchè così impegnato e dedito al suo lavoro oggi Mendes arriva a dire “A volte mi sento come se la vita mi fosse passata accanto. Ho vissuto la mia vita in cucina e, una volta uscito, ti rendi conto di aver dato così tanto al lavoro”. Questo è un pensiero che ultimamente sentiamo, sempre più spesso, uscire dalla bocca di grandi chef, soprattutto se molto esposti mediaticamente. Mendes a differenza di altri non vuole mollare, solo ridurre il carico:” Ho ancora molte cose che voglio fare, ma voglio fare meno cose e farle meglio”. Lo chef di Lisbona, seppur stanco, fermo non riesce proprio a stare. Da questa primavera, infatti, è Food&Beverage director dei cinque locali all’interno del Barrio Alto Hotel a Lisbona nonostante viva stabilmente a Londra. Che dire per fortuna Lisbona e Londra distano solo poco più di due ore d’aereo.

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