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9 modi per ridurre il food cost di un ristorante

di:
Alessandra Meldolesi
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food cost restaurant 2

Si stima che il food cost incida sul bilancio di un ristorante per il 28-35%. Ridurlo, a parità di qualità, è strategico. Ecco alcuni modi per farlo.

La Notizia

Saper cucinare oggi non è più abbastanza per uno chef, chiamato a responsabilità multiple, dalla comunicazione alla contabilità. Si stima che il food cost incida sul bilancio di un ristorante per il 28-35%. Ridurlo, a parità di qualità, è strategico. Ma, ammonisce Joris Brabants su get.apicbase.com, non basta mettere in rapporto lo scontrino medio con gli acquisti: si tratta di analizzare ogni voce nel dettaglio. Ecco cosa è davvero necessario fare.

 

1)  SAPERE COSA STAI COMPRANDO

Le uscite per gli acquisti vanno costantemente monitorate. Senza informazioni certe sul costo di ogni singola porzione, è impossibile calcolare i profitti senza azzardi o adottare correttivi in caso di perdite. In materia esistono strumenti di grande efficacia.

 


2) PORZIONARE CORRETTAMENTE

Se le porzioni non corrispondono a quelle preventivate nel food cost, il controllo di uscite ed entrate diventa una chimera. L’argomento è sensibile: molti ristoratori non hanno il coraggio di ridimensionare i loro cavalli di battaglia, che però a volte finiscono per essere suddivisi al tavolo. Riducendo porzioni e prezzo, i profitti possono invece aumentare, anche perché i clienti tendono a ordinare più piatti.

 

3)  PRE-PORZIONARE IN FASE DI MISE-EN-PLACE

Difficilmente nella concitazione del servizio la porzionatura può essere precisa. Meglio misurare e pesare ogni ingrediente in fase di mise-en-place, in modo che nemmeno i novizi possano sbagliare.

 

4)  STUDIARE LA COMPOSIZIONE DEL MENU

Significa non offrire più piatti di quelli effettivamente richiesti e monitorare costantemente la loro vendita, per poterne valutare la permanenza. Molti piatti equivalgono infatti a un alto rischio di spreco. Si chiama “menu engineering” e aiuta a semplificare le fasi di preparazione, acquisto, stoccaggio e controllo del food cost.

 


5) ACQUISTARE PRODOTTI CONVENIENTI E UTILIZZARLI CREATIVAMENTE

Il ristoratore per familiarità, amicizia, comodità può tendere ad acquistare le sue materie prime sempre dal medesimo fornitore. Ma i prezzi, e conseguentemente i profitti, possono variare considerevolmente. È preferibile non avere paura di sperimentare nuove materie e nuove ricette.

 

6) COLTIVARE I RAPPORTI CON I PROPRI FORNITORI

Se manca il tempo per monitorare costantemente il food cost, è bene costruire un rapporto di fiducia con i propri fornitori. Se questi si sentiranno coinvolti nel business, saranno i primi a consigliare gli acquisti più convenienti in termini di rapporto qualità/prezzo e a rinegoziare onestamente ogni accordo. Il ristoratore non si periti di chiederlo, verificando eventuali aumenti dei volumi acquistati, che porterebbero con sé condizioni più vantaggiose, e ottimizzando le forniture sotto il profilo logistico, con mutui vantaggi e possibili ricadute sui prezzi.

 

7) VALUTARE I COSTI DELL’AUTOPRODUZIONE

Zangolare il proprio burro e molire la propria farina può essere suggestivo e utile in termini di marketing, oltre ad abbassare il food cost fino al 10%, ma rischia di portare alle stelle il costo del lavoro. In molti casi è preferibile un buon produttore artigianale in zona.

 


8) RIDURRE I NO SHOW

Le prenotazioni aiutano a pianificare il lavoro e la mise en place, minimizzando gli sprechi. In questo senso è cruciale adottare i giusti provvedimenti per prevenire i no show, che rischiano di far sballare tutti i conti, specie in caso di stoccaggio importante e manodopera numerosa. Una percentuale del 10% può essere fisiologica; gli strumenti comunque non mancano: piattaforme di prenotazione ad hoc con controlli multipli, prenotazioni con numero di telefono del cliente e conseguente richiamo, comunicazione dei dati della carta di credito e acconti in caso di numeri importanti.

 

9) RIDURRE GLI SPRECHI

Si tratta di utilizzare il più possibile l’ingrediente nella sua interezza, che si tratti di ritagli della sfilettatura del pesce o della carne, utili per torte, macinato e salse, impiego di vegetali non pelati, fermentazione o riduzione degli eventuali scarti, preparazione di brodi e zuppe.

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